L’Illustrazione Italiana, 19 marzo 1916
Come presi moglie, ed altri racconti, di Carlo Dadone
Libro divertente e lieto, d’una grazia ed una allegria tutte nostrane e sincere. Nella sua sveltezza garbata, nel suo sereno e vivace umorismo, il Dadone reca un riflesso della gaiezza di certi antichi scrittori italiani; egli ama «novellare», non scrivere pomposamente novelle. Ognuno di questi racconti – alcuni dei quali inediti furono aggiunti nell’odierna edizione Treves (L.3) – attrae col pregio dell’invenzione leggiadra, del disegno sicuro dei personaggi,della lingua limpida e nitida.Zii burberi e bonari, nipoti buontemponi,ragazze carine e birichine,matti che sembrano savi e savi che sembrano matti,– tutta questa gente si muove con gaiezza indiavolata eppure spesso delicatamente sfumata di sentimento, su sfondi schiettamente paesani. Qualche pagina, per esempio, nel Come presi moglie, ha un’andatura vivace di romanzo d’avventure; in altre, come in Le mie fidanzate, nonostante la spigliatezza del racconto, non mancano certe notazioni di psicologia fina ed acuta: ed è pregio notevolissimo del volume che il suo brio non vada mai a scapito dell’onestà, e che questo libro di novelle ridenti possa andare senza pericolo in mano alla gioventù. Potrà forse parere strano che simile libro, riflesso di tempi tranquilli, torni al pubblico mentre imperversa sul mondo tanta bufera. «Ma anche una schietta onesta risata, – osserva l’autore nella prefazione, – non è per l’anima un nutrimento spregevole. Guai se i nostri grandi eroici soldati non sapessero ridere anch’essi, fin nelle trincee, davanti al nemico!».