L’Illustrazione Italiana, 19 marzo 1916
Conversazione scientifica
Trincee degli animali e trincee dell’uomo
La trincea non sarà l’ultima ragione dell’odio per la cultura tedesca.
L’uomo si era nei secoli sbudellato alla luce del sole, in cospetto al cielo che ne raccoglieva l’anima e ne copriva il corpo con un luminoso manto azzurro così che l’occhio spegnendosi poteva sognare di trapassare in un sogno più vasto e più lungo. Ma la Kultur ha creato la guerra sotterranea, sporca, sconcia. La trincea è la prefazione della fossa funebre: ha maggiori dimensioni ma più rischi: protegge ma insudicia: fa odiare il nemico che non si vede e appena si pensa.
La Germania aveva tentato l’über alles; non è riuscita a inculcare la sua impresa nella cervice di tutti i miserabili che non accolgono il dio Thor in ginocchio e non adorano la spada di Siegfried, ed essa allora ha inaugurato l’unter alles.
Non c’è da rallegrarsi, ma non meraviglia: la trincea ha un sapore di arte teutonica.
Arte teutonica che manca persino del merito dell’originalità, poiché gli animali hanno insegnato all’uomo a far trincee intricate inviluppate e perfette. La sola differenza sta in ciò che di solito gli animali scavano le loro trincee per vivere, per amare, per creare una famiglia, per cantare l’inno alla vita, non conta se le strofe rimano sotterra nei cunicoli che non bacia la luce solare: invece l’uomo scava la trincea per insozzarsi e per uccidere.
La talpa è l’animale da trincea per eccellenza: e sa costruirla con arte sopraffina. Talvolta l’intrico dei canaletti sotterranei è così complesso che a fatica se ne può ricostruire il piano: gallerie in curva si intersecano coi cunicoli radiali a piani sovrapposti, e segmenti elicoidali raccordano tra di loro le varie porzioni distribuite nei piani differenti. Qua e là un allargamento trasforma il cunicolo in cameretta comoda, nella quale la talpa può saggiamente godere delle gioie della famiglia.
Né mancano le uscite di sicurezza da questa stanza che a nessun titolo la talpa vuol lasciar trasformare in trappola.
Non si creda che i cunicoli e le camere di riposo che la talpa sa costruirsi siano una povera opera primitiva: al contrario essa ha imparato a render lisce le pareti, a ispessirle, a preparare un comodo letto di paglia e di frustoli nell’interno della stanza.
Quando l’animale è attaccato e inseguito scende nelle trincee più profonde e talora occlude rapidamente il passaggio con improvvisati diaframmi di terriccio e di steli e solamente chi ha forza per svellere tutto il sistema delle difese, o sapienza riflessiva per seguire tutte le vie sotterranee arriva a catturarla.
La volpe è pure un animale che si scava trincee. Ben inteso non regge al confronto colla talpa e l’opera sua si riduce alla costruzione di un breve cul di sacco che talvolta neppur si affatica di scavare ma usurpa beffe preparato ad altri animali.
Però non si tratta nell’opera sua di semplici buche come frequentemente si crede, ma di vere e proprie escavazioni sotterranee che arrivano talora ad una lunghezza di 15-20 m. terminando in una camera che può avere sino ad un metro di diametro.
Anche la marmotta, non ostante la fama di semi-imbecillità che le abbiamo fatta, si mostra abilissima a scavare trincee; ed è così esperta nelle opere di difesa che sovente scavata una galleria, trovandoci a tergo, restringe l’orificio di entrata. E sa coprire con arte l’ingresso in guisa da deviarci fiuti più esperti, e muta i piani dei cunicoli, e stabilisce orifizi di sicurezza nascosti tra le pietre.
Nelle marmotte del Canadà (Cynomys) lo spirito costruttivo è così nettamente sviluppato che in questa classe di rosicchianti vi sono schiere di animali destinati precipuamente al trasporto della terra che residua nello scavo: e formano con questo terreno dei cumuli che indicano i villaggi sotterranei.
Né sono così sciocche queste marmotte canadensi da dimenticare qualche uscita di sicurezza, lontana dal villaggio e non rivelata da nessun tumuletto indicatore.
Il fenec africano si distingue invece per la rapidità nello scavar trincee. L’istinto non lo ha guidato a scavare complessi sistemi di canali, provvisti di doppie uscite, a mutare i piani dei cunicoli perché più difficile diventasse la cattura, ma in compenso lo ha abituato ad operare con una sorprendente rapidità. Inseguito si pone al lavoro colle sue robuste zampe anteriori, ed in pochi secondi il terreno ha ceduto alle zappe animate da una vita sapiente, e l’animale scompare affondato nel terreno pur continuando la sua opera sotterranea.
E gli insegnamenti continuano a lungo; talvolta la trincea è attrezzata, armata, riparata ad arte, altra volta presenta false vie e fondi ciechi. né soltanto i mammiferi offrono esempi di questa saggezza per la conservazione e la difesa, ma anche negli uccelli (il più tipico esempio è offerto dalla rondine di riviera) si trovano manifestazioni di quest’arte delle trincee; ed esempii sapienti ancora offrono gli invertebrati, tra i quali uno solo basta ricordare, il grillo-talpa.