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 1916  marzo 19 Domenica calendario

La guerra d’Italia

(Dai Bollettini Ufficiali ) Le operazioni dal 4 al 13 marzo
Il 4 su tutto il fronte non si ebbe che scambio di fuoco di artiglieria ed attività di pattuglie.
Il 5 nessun avvenimento di particolare importanza.
Il 6 su tutto il fronte si ebbero soltanto vivaci azioni di artiglieria e di piccoli riparti.
Il 7 in qualche settore della zona montana fu segnalata la grande attività delle nostre pattuglie per quanto la neve di recente caduta avesse raggiunta, allora, in alcuni punti l’altezza di 5 metri e le frequenti valanghe infestassero le valli.
Lungo il fronte dell’Isonzo continuò l’azione vivace dell’artiglieria spesso ostacolata dalle nebbie e dalle pioggie persistenti.
Perdurava l’8 nelle regioni montuose il maltempo i cui dannosi effetti il nemico cercò anche intensificare a nostro svantaggio: così l’8 nella zona del Lagazuoi( Alta Valle Travenanzes) per mezzo di granate ad alto esplosivo provocò la caduta di valanghe verso le nostre posizioni pur senza arrecarci alcun danno.
Nonostante l’inclemenza della stagione e le insidie del nemico, le nostre truppe perseveravano nella serena ed audace loro attività tanto che riuscirono a spingere alquanto più avanti la nostra linea di occupazione nell’aspra zona fra le Tofane prima e seconda e qualche progresso ottennero pure nella Valle del Medio Isonzo nel settore di Zagora.
La nostra artiglieria l’8 su tutto il fronte controbatté vivacemente l’artiglieria avversaria: disperse truppe nemiche intente ai lavori di afforzamento: colpì in modo efficace riserve e baraccamenti dietro il fronte.
Nella zona alpina nevicate e valanghe; in piano pioggia dirotta ed allagamenti. Le instancabili ed animose nostre truppe lottarono contro le intemperie e persisterono in felici operazioni offensive: il 9 nei pressi di Castello di Dante (valle Logarina ), di Citerna (valle Terragnolo), a Luserna (Alto Astico), sul costone di Vezzena (val d’Assa) e a Marter (val Sugana) si ebbero piccole e fortunate azioni della fanteria.
Le nostre artiglierie demolirono ricoveri nemici nell’alta valle del Seisera (Fella) e colpirono truppe in marcia in valle Coritenza e sullo Sleme (Monte Nero).
Sul medio Isonzo l’attività dei nostri nuclei sul Mrzli, verso Selo e Bodrez, obbligarono il nemico a guarnire le proprie trincee, efficacemente bersagliate poi dalle nostre artiglierie.
Sul basso Isonzo fu segnalata qualche attività delle artiglierie nemiche contro gli abitati; le nostre controbatterono e fecero segno a tiri aggiustati colonne nemiche in marcia lungo il vallone (Carso).
Nella zona del Lagazuoi e di Col dei Rois (Torrente Costeana-Boite) nuclei di lavoratori nemici furono dispersi il 10 dal fuoco di nostri tiratori, dopo aver subite sensibili perdite.
Lungo il fronte dell’Isonzo da Plezzo a Zagora le nostre fanterie sfidando le intemperie raggiunsero in più punti le linee nemiche e vi gettarono bombe.
Furono segnalate nuove azioni dell’artiglieria avversaria contro gli abitati del Basso Isonzo e specialmente contro la stazione di Cormons: lievi danni.
L’efficace intervento delle nostre artiglierie obbligò al silenzio le batterie avversarie.
Sul Carso nostri arditi drappelli fecero in più punti brillare tubi esplosivi nei reticolati antistanti alle posizioni del nemico, che rispose lanciando bombe a gas lacrimogeni.
In tutto il teatro delle operazioni, nonostante le intense precipitazioni atmosferiche, continuò l’attività delle nostre artiglierie.
Nelle zone più elevate l’attività delle nostre truppe continuò l’11 ad essere ostacolata dalle persistenti intemperie. L’altezza della neve sorpassa in talune località i dieci metri.
Intensa ed efficace fu l’azione delle nostre artiglierie lungo tutto il fronte dal Medio Isonzo al mare: danneggiati alcuni tratti delle linee nemiche, snidati e battuti i difensori e costrette al silenzio in più punti le batterie avversarie.
Nelle soste del fuoco le nostre fanterie su alti strati di neve per pendii fangosi assalirono le posizioni dell’avversario bombardando con granate a mano. Riparti nemici accorrenti a rincalzo vennero fatti segno a tiri aggiustati dalle nostre artiglierie ed a raffiche delle mitragliatrici.
Nella zona alpina furono segnalate il 12 ardite scorrerie di nostri skiatori. Violente azioni di fuoco si ebbero alla confluenza dei due Leno (Valle Lagarina), sulla Tofana (Alto Poite) e nelle valli di Popena e Rimbianco (Rienz).
Lungo il fronte dell’Isonzo pioggia incessante e nebbia paralizzarono il 12 per gran parte del giorno l’attività delle artiglierie. Nel pomeriggio però il cannoneggiamento fu ripreso con vigore particolarmente intenso nella zona di Plava.
Dopo conveniente preparazione di fuoco, nonostante le difficoltà del terreno reso impraticabile dalle intemperie, riparti di fanteria irruppero in più tratti contro le posizioni nemiche appoggiati da mitragliatrici e da arditi drappelli lanciabombe e ampliarono la distruzione nelle difese nemiche verso la chiesa di San Martino (Carso). Furono osservate grandi esplosioni provocate dalle nostre bombe. Anche l’avversario dimostrò il 12 maggior attività lungo tutto il fronte.
In Valle Lagarina il 13 attività delle artiglierie nemiche nella zona di Rovereto con qualche danno agli abitati. Le nostre artiglierie disturbarono lavoratori nemici tra Selva e Levico in Val Sugana. Sconvolsero difese nemiche nell’Alto Cordevole ed in Valle Popena, colpirono colonne di salmerie a Landro (Rienz) e bombardarono la stazione di Toblach.
Lungo il fronte dell’Isonzo pioggia dirotta e nebbia ostacolarono anche il 13 l’azione dell’artiglieria accrescendo la impraticabilità del terreno. Tuttavia con alto spirito offensivo le nostre fanterie rinnovarono felici attacchi alle falde del Sabotino, tra il San Michele e San Martino del Carso, ad est di Monfalcone. I maggiori risultati si ebbero nella zona di San Martino ove le valorose fanterie della brigata Regina, dopo violenta preparazione di artiglieria, espugnarono alla baionetta una forte ridotta facendo prigionieri i difensori.
Alla loro sinistra altri riparti irruppero nelle linee nemiche presso la chiesa di San Martino devastandole.
A sud-ovest di San Martino fu conquistato un caposaldo di difesa del nemico detto il «Dente del Groviglio».
Complessivamente nella giornata furono presi 254 prigionieri dei quali 5 ufficiali e due mitragliatrici.
 
La battaglia di Gorizia.
Note a lapis di Bruno Astori. – Quando, fra qualche anno, terminata la grande guerra, la mente del pubblico cercherà di ricostruire in calma i modi in cui essa s’è svolta, questo Quaderno intitolato La battaglia di Gorizia (Milano, Treves, L.2), avrà indubbiamente un grande valore di documento. Ora esso ha già il valore della nota viva, immediata, strappata alla realtà, ci prende coll’interesse appassionato della vicenda che vi è descritta, e che tocca così direttamente l’anima nostra. Nelle corrispondenze di Bruno Astori, il giovane e valente giornalista triestino, quel seguito di lotte furiose che dal 18 ottobre al 30 novembre 1915 si scatenò intorno a Gorizia e mosse la nostra offensiva in tutto il vasto giro delle colline contrastate, è evocato in uno stile semplice ed efficace, attraverso al quale passa sovente un fremito d’emozione sincera e comunicativa. L’epopea vi si disegna, oltre che nelle sue grandi linee, nei suoi episodi pittoreschi: noi vediamo l’incendio piegarsi in un ferro di cavallo ardente sulle pendici del Sabotino, e udiamo la voce ironica dell’ufficiale austriaco che, da una trincea all’altra, fa la chiama dei volontari irredenti; assistiamo ai meravigliosi eroismi dei nostri soldati al Monte Sei Busi e alle trincee «dei razzi» e «delle frasche»; e l’episodio d’Oslavia presa, perduta, ripresa; la descrizione dei ventisei vani assalti austriaci intorno alla posizione conquistata attraverso a difficoltà sovrumane, quell’episodio ci avvince come il capitolo più commovente d’un bel romanzo di guerra e d’avventure. Come corollario alle belle corrispondenze dell’Astori, son pubblicate in questo volumetto tre lettere del giornalista tedesco-americano Wiegand e una dell’ungherese Pogany; la battaglia di Gorizia è veduta qui dal campo nemico; ma anche in questa visione la verità si rivela; e la verità è il coraggio calmo, inaudito, quasi fantastico del nostro esercito, il magnifico tranquillo eroismo di capi e di soldati che ha conquistato il rispetto e l’ammirazione degli stessi nemici. A completare l’interesse del libro concorrono le belle illustrazioni: quadretti ridenti di Gorizia prima della guerra, vedute impressionanti di paesaggi trasformati o devastati dalle battaglie, animano maggiormente di verità le pagine vibranti del libro.