L’Illustrazione Italiana, 12 marzo 1916
La guerra d’Italia
(Dai Bollettini Ufficiali) Le operazioni dal 27 febbraio al 6 marzo Lungo il fronte dell’Isonzo il 27 duello delle artiglierie e piccole azioni delle fanterie. Presso Lucinico quindici uomini del 22° dalmata furono fatti prigionieri. A est di Vermegliano drappelli nemici, usciti dalla propria trincea sventolando drappi bianchi e nascondendo armi, furono messi in fuga a fucilate. Fu segnalato movimento di treni sulla linea di Nabresina.
Nella zona del Lagazuoi, al nord del passo di Falzerego, la notte sul 28 il nemico aprì sulle nostre posizioni intenso fuoco di artiglieria e di fucileria: fu controbattuto e costretto al silenzio.
In valle del Fella una nostra batteria eseguì tiri efficaci su colonne in marcia da Uggowitz a Malborghetto.
Sulle alture a nord-ovest di Gorizia la nostra artiglieria nella notte sul 28 bersagliò efficacemente riparti nemici che si scambiavano sulle prime linee.
Sul Carso l’atmosfera nebbiosa ostacolò l’attività delle artiglierie.
Nostri reparti superando aspre difficoltà opposte dal terreno e dalle condizioni atmosferiche estesero e consolidarono il 29 l’occupazione ad occidente del massiccio del Monte Marmolada.
Nella zona del Monte Nero ardite pattuglie, spinte in ricognizione verso le linee avversarie del Mrzli, vi gettarono bombe a mano producendovi allarmi.
Azioni di artiglieria particolarmente intense nella zona di Gorizia. L’avversario bombardò alcuni abitati producendovi pochi danni materiali senza causare vittime.
Le nostre artiglierie batterono ricoveri nemici, truppe in movimento, osservatori, ecc., con evidenti buoni risultati.
Un piccolo attacco nemico presso Marter (Vasugana) fu respinto il 1° marzo.
Nostre artiglierie di grosso calibro bombardarono con successo la stazione ferroviaria di Toblach.
Lungo tutto il fronte dell’Isonzo continuò il maltempo con nevicate nelle zone più elevate. Con tutto ciò nostre pattuglie furono particolarmente attive spingendosi a molestare il nemico nelle sue trincee con fuoco di fucileria e lancio di bombe a mano. L’artiglieria poté battere importanti obiettivi, tra cui la stazione di Santa Lucia (Tolmino). Una nostra batteria, portatasi arditamente in posizione opportuna, aprì di sorpresa il fuoco e batté efficacemente le baracche e i ricoveri nemici sul rovescio del Podgora.
Nella zona di alta montagna la neve, che in alcuni punti supera l’altezza di cinque metri, e le numerose valanghe cadute non arrestarono l’attività delle nostre artiglierie e delle nostre pattuglie.
Di fronte a Gorizia si ebbero il 2 azioni piuttosto intense delle artiglierie avversarie efficacemente controbattute dalla nostra.
In Val Lagarina furono respinti il 3 piccoli attacchi nemici attorno a Mori.
L’azione delle opposte artiglierie continuò ad essere vivace nella zona di Gorizia. La nostra ottenne buoni risultati sulle trincee nemiche e sui lavoratori del Podgora e del Sabotino. Quella avversaria non ci arrecò che danni lievissimi.
FUORI D’ITALIA
L’affondamento del “Provence II,, e la guerra dei sommergibili
Tre giorni prima che la guerra da corsari dei sommergibili venisse ripresa con maggiore accanimento dalle marine da guerra germanica ed austriaca, contro, specialmente, le navi mercantili armate nel Mediterraneo centrale, al 26 di febbraio, affondava l’incrociatore ausiliario francese Provence II, adibito al trasporto di truppe a Salonicco. Secondo la narrazione di Bokanowski, deputato della Senna, addetto allo Stato Maggiore dell’esercito d’Oriente, che si trovava a bordo, nessun periscopio fu segnalato né prima né dopo l’accidente e nessun zampillo d’acqua si produsse al momento dell’esplosione.
Il Provence II aveva 5 cannoni da 14 centimetri, due da 57 millimetri e quattro da 47 millimetri.
Delle tre compagnie e dello stato maggiore del 3° reggimento coloniale – che trovavansi sul Provence imbarcati – non si sarebbero salvati che un 930 uomini, compreso il personale di bordo. Ma, ripetiamo, l’affondamento del Provence non pare dovuto a sommergibile.
L’ex-ambasciatore tedesco Mumm, ora al Ministero degli Esteri, ha fatto a un corrispondente danese alcune dichiarazioni sulla guerra dei sommergibili, ripetendo ciò che disse di recente il ministro von Jagow. Il popolo tedesco è deciso all’esecuzione delle misure annunziate, essendovi costretto dai nemici che armano contrariamente al diritto le loro navi mercantili: contrariamente al diritto giacché il tempo dei pirati è passato – dicono i tedeschi! – e con esso è passata la necessità di armare navi mercantili. Cessante ratione legis, cessat lex ipsa.
«Inoltre – ha detto Mumm – le istruzioni segrete inglesi da noi fotografate e pubblicate ordinano alle navi mercantili armate di attaccare i sommergibili e aprire il fuoco contro i sommergibili senza attenderne l’attacco. Nessuno potrà ammettere che il sommergibile, arma legittima, venga perfidamente attaccato da navi mercantili che dandosi l’apparenza di navi pacifiche pongono in giuoco la vita dei marinai tedeschi. Le misure tedesche si basano sul diritto internazionale e sono imposte dalla necessità».
Non parrebbe quindi che vi fosse bisogno di un incoraggiamento, ma la stampa militarista tedesca seguita a spronare il Governo a servirsi senza riguardo dell’arma sommergibile, la sola – diceva giorni sono la Deutsche Tageszeitung e ripeteva poi la Tägliche Rundschau – che possa colpire l’Inghilterra.
«Aut aut! – scrive questo giornale – o piegarsi o spezzarsi. Gli uomini che oggi devono prendere la decisione si imprimano nella mente i versi! «Devi dominare o servire, trionfare o patire, essere incudine o martello».
Il generale Kuropatkin
Il generale Kuropatkin, lo sfortunato stratega russo vinto ripetutamente dai giapponesi nel 1904, ritorna in scena, avendogli lo Czar affidato il comando dell’esercito settentrionale contro i tedeschi. Il generale, che – sulla sua condotta nella guerra nipponica in Manciuria, e sulla sua opera di ministro della guerra pubblicò un volume di Memorie, che furono tradotte anche in italiano (Milano, F.lli Treves) – ha ora 68 anni compiuti, ma a quanto afferma un corrispondente del Petit Journal, che lo ha intervistato, egli porta virilmente il peso dell’età: è diritto, la sua parola è precisa, lo sguardo chiaro: c’è in lui una grande dignità. Egli è pieno di fiducia sull’esito finale della guerra: «per quanto dura sia per il paese – egli ha detto – non ci spaventa. La Russia, meglio di qualunque paese del mondo, può sopportarla. Non ha forse tutto ciò che le occorre? Essa fabbrica adesso le sue munizioni e non mancherà mai di uomini e di viveri. Il carattere stesso del contadino russo si adatta meravigliosamente alle condizioni attuali. Egli ha pazienza, non è nervoso, e lo scoraggiamento gli è sconosciuto. Ben inquadrato è un soldato magnifico: e, grazie a Dio, come voi vedrete visitando i nostri reggimenti, i nostri quadri di ufficiali e di sottufficiali sono al completo. Quanto ai nostri soldati essi accettano le fatiche e i pericoli, e vanno incontro alla morte con semplicità».