L’Illustrazione Italiana, 5 marzo 1916
La guerra d’Italia
(Dai Bollettini Ufficiali) Le operazioni dal 22 al 27 febbraio
Nella zona del Monte Nero il mattino del 22, dopo intenso fuoco di artiglieria e lancio di bombe, l’avversario irrompeva in forze contro le nostre posizioni del Mrzli. Respinto lungo quasi tutto il fronte, riusciva a penetrare in un breve tratto della nostra linea, verso l’ala destra. Un immediato e vigoroso contrattacco, sostenuto dall’artiglieria, lo scacciava poi totalmente dalla trincea occupata.
Sul Carso consueta attività delle artiglierie.
In Valle Popena (Rienza) 1’artiglieria nemica spiegò il 23 speciale attività contro le nostre posizioni sul Monte Piana senza recarci danni.
Sulle alture a nord-ovest di Gorizia, la notte sul 23, nuclei nemici avvicinatisi alle nostre linee del settore di Peuma vi iniziarono lancio di bombe a gas asfissianti. Il fuoco di nostri tiratori e pochi colpi aggiustati di una batteria furono sufficienti a respingere l’aggressione.
Abbondanti nevicate caddero su tutto il territorio delle operazioni.
Lungo tutto il fronte l’attività delle artiglierie fu contrastata il 23-24 dalle avverse condizioni atmosferiche.
Sull’altura di Santa Maria (Tolmino) la notte sul 24, durante una bufera di neve, nostri nuclei avanzati scopersero un reparto nemico che in vesti bianche tentava di avvicinarsi alle nostre posizioni. L’avversario fu respinto e lasciò molti cadaveri sul terreno e qualche prigioniero nelle nostre mani.
Lungo tutto il fronte, maggiore attività delle fanterie il 25. Le nostre provocarono in più punti delle linee nemiche vivi allarmi e l’accorrere di rincalzi che furono poi efficacemente bersagliati dalle artiglierie.
Segnalati scontri con esito a noi favorevole al nord di Mori ( Valle Logarina), nella zona del Rombon (Conca di Plezzo) e sulle pendici del Peuma (ad ovest di Gorizia). In questa ultima località nuclei nemici momentaneamente penetrati in una nostra trincea, ne furono subito dopo scacciati con gravi perdite.
Lungo le falde settentrionali del Monte San Michele un nostro riparto con ardita irruzione occupava un trinceramento nemico prendendovi 47 prigionieri, tra i quali un ufficiale. La posizione, fatta segno a intenso concentramento di fuoco delle artiglierie avversarie, fu dai nostri saldamente tenuta.
Efficaci azioni delle nostre artiglierie il 26 sulle rotabili dell’alta Rienz e del Seehach dove erano segnalati movimenti di truppe nemiche.
Lungo il fronte dell’Isonzo duello delle artiglierie particolarmente intenso nella Conca di Plezzo.
Sul monte Kuk (zona di Plava) una nostra batteria sconvolse con tiri aggiustati i trinceramenti nemici fugandone i difensori.
Attività di nostri drappelli nella zona del Monte Nero e sul Carso: fu preso al nemico qualche prigioniero.
L’azione della marina Italiana per il trasporto e l’approvvigionamento del serbi
L’Agenzia Stefani del 24 ha diramato questo comunicato:
«Dalla metà di dicembre ad oggi sono stati trasportati dall’una all’altra sponda del Basso Adriatico, sotto la scorta di unità della nostra flotta e di navi alleate a questa aggregate, 260 000 uomini e considerevole numero di quadrupedi con un movimento complessivo di 250 piroscafi.
«Sono stati altresì contemporaneamente trasportati materiali per 300 000 quintali, impiegando 100 piroscafi, la maggior parte dei quali, per poter avvicinare l’opposta sponda adriatica, di modesto tonnellaggio.
«Sotto la scorta di navi italiane e alleate hanno nel medesimo periodo per sei volte compiuto lo stesso tragitto regnanti o principi di case estere e con maggior frequenza ministri e autorità politiche, militari e civili straniere.
«Il nemico ha cercato di ostacolare il vasto e complesso movimento con attività continua di mezzi aerei, col minare zone acquee, col tentare spesse volte di entrare in azione mediante squadriglie di cacciatorpediniere appoggiati ad esploratori o incrociatori, e infine con 19 attacchi portati a fondo con sommergibili.
«Tutti questi tentativi, nonostante che le operazioni si fossero svolte in uno spazio acqueo ristretto o su rotte o verso punti di approdo necessariamente obbligati, sono stati costantemente mandati a vuoto dal naviglio di scorta. Cosicché, oltre i lievi incidenti riferiti in precedenti comunicati, non devesi registrare che l’affondamento di tre piccoli piroscafi, due dei quali per urto contro mine, e il terzo per siluramento avvenuto quando già erano state compiute le operazioni. Ad ogni modo non un solo soldato serbo è perito in mare.
«Le nostre navi e quelle alleate hanno, ogni qual volta è stato loro consentito dalle circostanze, decisamente ed efficacemente contrattaccato il nemico.
«Nei primi giorni di gennaio un sommergibile austriaco è stato affondato, due altri con ogni probabilità sono andati perduti in quegli stessi giorni, ed un idrovolante nemico è stato ricuperato nei pressi di Valona».
La ritirata completa da Durazzo
Un comunicato Stefani del 26 febbraio ha poi annunziato quanto segue:
«La difficile operazione per lo sgombero delle truppe serbe, montenegrine ed albanesi dal territorio dell’Albania è ormai compiuta.
«Oltre 200 000 uomini e quadrupedi e materiali sono stati senza la minima loro perdita raccolti, vettovagliati e trasportati a traverso le più gravi difficoltà logistiche e marittime, mercé l’armonica azione della nostra Marina e delle alleate e dei distaccamenti di nostre truppe opportunamente dislocati lungo la costa albanese.
«Ultimato lo sgombero con la partenza da Durazzo del governo albanese, anche la nostra brigata colà dislocata ha iniziato, malgrado gli attacchi di ingenti forze nemiche, il suo ripiegamento secondo il piano prestabilito.
«Le operazioni di imbarco, sebbene gravemente contrastate dalle condizioni del mare, procedono sotto la valida protezione delle navi e dei cacciatorpediniere.
«Negli aspri combattimenti valorosamente sostenuti dalle nostre forze, le perdite inflitte al nemico superano di gran lunga quelle da noi sopportate».
Ed un altro comunicato Stefani del 27 ha aggiunto:
«Nonostante il maltempo che ancora dura nel Basso Adriatico, e dopo che le nostre navi ebbero ridotto al silenzio le batterie nemiche e tenuto sotto il loro fuoco le vie litoranee, tutte le truppe italiane temporaneamente dislocate a Durazzo per proteggere lo sgombero dei serbi, montenegrini ed albanesi, sono state imbarcate e senza incidenti di sorta trasportate nella nostra base di Valona.
«Il materiale bellico ancora efficiente è stato pure imbarcato e quello antiquato o mal ridotto inutilizzato e distrutto».
Altri telegrammi hanno aggiunto che Essad-pascià, governatore generale di Durazzo, amico dell’Italia, è sbarcato a Brindisi, di dove si è recato a Roma a conferire coi ministri italiani.
Il “Caproni,, abbattuto dagli austriaci a Lubiana andò in gran parte distrutto
Secondo quanto comunica l’Agenzia Stefani «da un alfiere austriaco, recentemente preso prigioniero sul Carso, è stato riferito che il nostro aereoplano Caproni non tornato dalla incursione aerea su Lubiana del giorno 18 febbraio, cadde nei pressi di Biglia, a sud di Gorizia, essendo stato colpito a morte – dal fuoco delle mitragliatrici – il pilota aviatore. L’altro ufficiale fu fatto prigioniero. Il velivolo, incendiatosi, andò in gran parte distrutto. Al valoroso pilota il nemico diede sepoltura con gli onori militari».
Secondo notizie da Voghera al Giornale d’Italia l’aviatore fatto prigioniero è il tenente Marco Aurelio Ripamonti, romano, aiutante maggiore in seconda del 19° reggimento Guide.
D’Annunzio ferito ad un occhio
La sera del 23 febbraio Gabriele d’Annunzio fu trasportato dal fronte a Mestre e da Mestre a Venezia con un motoscafo della R. Marina per una grave lesione all’occhio destro di natura traumatica, riportata in servizio di guerra come ufficiale osservatore, nell’atterramento dell’aereoplano.
Egli è curato dall’insigne oculista toscano prof. Orlandini, assistito dal capitano medico d’Agostino. Non si dispera ancora di salvare l’occhio leso. Il malato illustre trovasi costretto ad un’assoluta immobilità.