ItaliaOggi, 23 agosto 2016
L’11 per cento dei russi ha fatto sapere che venderebbe il proprio voto per 68 euro
In Russia si avvicina la data delle elezioni politiche: il 18 settembre, infatti, si andrà al voto per il rinnovo della Duma, la camera bassa del parlamento russo. Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin e del primo ministro Dmitri Medvedev, conquisterà la maggioranza dei seggi, anche se dalla misura dell’annunciata e scontata vittoria si potrà capire quanto malcontento serpeggia tra la popolazione russa, dopo due anni di forte crisi economica.
Intanto, però, un quarto dei russi sarebbe pronto a vendere il proprio voto.
E il fatto che lo cederebbe per pochi soldi ci dice quanto poco valore diano i russi alle elezioni.
Un recente sondaggio del Levada Center, infatti, racconta di come l’11% degli elettori russi sarebbe pronto a vendere il proprio voto per 5 mila rubli, circa 68 euro; un altro 7% per cifre ancora inferiori; mentre c’è un 5% che lo venderebbe ma a cifre molto più alte. A fronte di questa fetta di popolazione che evidentemente non crede nella democrazia russa, c’è un 63% di elettori che mai e poi mai cederebbe la propria preferenza alle urne per dei soldi. Infine, il sondaggio del Levada Center, condotto all’inizio di agosto su un campione di 1.600 russi di tutta la Federazione, rileva come il 14% reputi difficile dare una risposta.
Rispetto a un analogo sondaggio condotto nel 2011 diminuisce la percentuale degli indecisi, cinque anni fa ben al 26% cento, per rafforzare di sei punti chi non svenderebbe mai il proprio diritto al voto e di quattro punti chi invece è pronto a venderlo.
Sempre a proposito di elezioni, il 14 agosto Vtsiom ha condotto un sondaggio sulle intenzioni di voto per il rinnovo della Duma. Russia Unita è in calo: a votare il partito di maggioranza sarebbe il 44% dei russi (un mese fa era il 44,9 e ai tempi d’oro viaggiava sopra il 50), in crescita Ldpr (il partito liberal-democratico) all’11,8, poi il partito comunista russo al 10,1% e Russia Giusta al 7,5. Non andrà a votare l’11,1% degli interpellati e un altro 10,1% non dà una risposta sulle proprie intenzioni di voto.