Il Sole 24 Ore, 23 agosto 2016
Le medaglie d’oro di Rio sono d’argento
Una banale battuta suggerirebbe che non è tutt’oro quel che luccica, a significare che il valore delle medaglie olimpiche al collo degli atleti vincenti non corrisponde a quello intrinseco di una placca d’oro da 8,5 centimetri di diametro, sei millimetri di spessore e dal peso di 500 grammi: le più grandi nella storia dei giochi olimpici. Se d’oro realmente fosse, una medaglia costerebbe 21.674 dollari (19.180 euro), che diverrebbero 17,6 milioni per le 812 medaglie «d’oro» assegnate. Il conto delle olimpiadi di Rio, già fuori controllo di un buon 50%, s’aggraverebbe ulteriormente.
Infatti le medaglie sono delle “patacche”, perché il metallo prezioso conta appena per l’1,2% del peso totale: insomma, sono d’oro placcato. Tutto il resto è argento per un valore complessivo che, ai prezzi di mercato, sarebbe di 548 dollari, secondo i calcoli di JM Bullion. Più aumentano le specialità olimpiche, più si svilisce il valore delle medaglie con un processo che ricorda le zecche di Stato nella Repubblica di Venezia o nella Francia dell’Ancient Regime. Del resto l’ultima volta che ai giochi olimpici sono state distribuite medaglie di vero oro giallo risale a oltre 100 anni fa.
Nelle precedenti olimpiadi di Londra, la quantità d’oro era stata dell’1,34%. A Rio il processo di svalutazione è proseguito e si può star certi che ai prossimi giochi di Tokyo si continuerà per questa strada e forse verrà annacquata anche la quota di argento. Nessuno ne avrà a male, perché il valore storico ed affettivo di una medaglia olimpica supera di gran lunga quello venale, anche se davvero si trattasse di oro pieno.