Libero, 23 agosto 2016
«Una notte in cella, 500 euro di multa e un calcio nel sedere». Ecco cosa farebbe il sindaco di Venezia a chi sporca la sua città
«Una notte in cella di sicurezza, 500 euro di cauzione il giorno dopo, e se si tratta di un minorenne lo riconsegniamo ai genitori con un calcio nel sedere da parte del sindaco. Non vogliamo intasare la giustizia ordinaria però pretendiamo, per usare una metafora, di poter dare uno schiaffone a chi sbaglia». Luigi Brugnaro, 55 anni, è sindaco di Venezia da giugno 2015. Da qualche settimana, nell’ex Serenissima, per colpa dell’inciviltà di alcuni turisti sta accadendo di tutto: gente che a pochi passi da palazzo Ducale espleta in pubblico le proprie funzioni corporali, zozzoni che si calano le brache e si fanno il bidè nelle fontane, ragazzi che si tuffano e nuotano nel Canal Grande in mezzo a barchini e motoscafi, bifolchi che stendono calzini e mutande sulle ringhiere dei ponti, altri che vi legano le canoe, cafoni che piantano le tende in pieno centro per trascorrervi la notte. Su un muro del sestiere Castello, l’altro giorno, è comparso un cartello con la scritta «Tourists go away» («Turisti andate via»).
Brugnaro, l’immagine di Venezia ne esce fortemente danneggiata.
«Il governo deve dare ai sindaci poteri di polizia per stroncare sul nascere questi comportamenti. Oggi, un amministratore, in tema di sicurezza può fare davvero poco. Un disegno di legge non porta a nulla, serve solo ad accontentare la stampa e l’opinione pubblica. Quello che serve è un decreto legge. Venezia si propone come progetto pilota. Ci diano per qualche mese poteri per contrastare tre-quattro cose: atti di vandalismo, deturpamenti, ubriachezza molesta, e ovviamente lo spaccio di droga».
Lei è ottimista?
«Devo esserlo, perché non posso pensare che l’Italia rimanga in mano ai cialtroni. Non posso immaginare che il Paese sia ostaggio di chi non abita qui. Lancio questa proposta, non posso promettere cose che non dipendono da me, ma i cittadini da un sindaco vogliono risposte».
E il governo, a lei come ai suoi colleghi, gliene sta dando?
«Guardi, io ho un ottimo rapporto col ministro Alfano, e credo che governare sia difficilissimo. Però, a voce alta, dico che c’è bisogno di questo genere di norme. Permetta anche che aggiunga una cosa».
Dica...
«A fine aprile, in consiglio comunale, coi voti della maggioranza era stato approvato un ordine del giorno che impegnava me e la giunta a sollecitare il governo a concedere maggiori poteri in materia di difesa del decoro urbano, oltre che di contrasto alla microcriminalità: Pd e 5 Stelle hanno tirato via la scheda. È stata una mascalzonaggine. Non hanno neanche avuto il coraggio di astenersi o di votare contro. È gente che non ha coraggio: il buonismo sta facendo l’Italia a pezzi. Noi, per quel che possiamo, qualcosa comunque abbiamo già cominciato a fare».
Ad esempio?
«Il giorno della festa del Redentore ho beccato un turista mentre faceva la pipì in acqua: l’abbiamo portato in caserma, gli abbiamo chiesto i documenti ed è rimasto lì fino alle due di notte. Perlomeno si è perso i fuochi d’artificio. È ora di finirla col lassismo: lo sa che abbiamo arrestato per tredici volte una zingara in flagranza di reato? Questa scippa di continuo e dobbiamo liberarla. E i no global? Hanno provocato danni per 80 mila euro durante una manifestazione e i responsabili, seppur identificati, sono ancora tutti a piede libero».
Ha in mente qualche protesta per richiamare l’attenzione del governo?
«Non credo serva a qualcosa. Ci stiamo organizzando coi nostri soldi per assumere altri 100 vigili urbani e stiamo stringendo accordi con varie associazioni per implementare i controlli di vicinato. Stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere. Non mi aspetto nulla: io chiedo, e poi la palla passa a chi ha le competenze, governo e parlamento, ma nel frattempo non resto certo con le mani in mano»
. Cosa prova quando in tivù e su internet vede i filmati di gente che in città fa quello che vuole?
«Rabbia. Sono incazzato, ma non mi arrendo».
Da tempo, per limitare il numero di visitatori, si parla di una Venezia a numero chiuso. È favorevole?
«Sì, ma le norme europee non lo consentono. Per ovviare al problema vorrei istituire una ztl pedonale con un ticket di ingresso per disincentivare il turismo di chi viene qui solo un giorno. Chi rimane di più paga già la tassa di soggiorno, e quello è il turista che va ringraziato, a cui vanno dati tutti i servizi, perché vogliamo che ami Venezia e che torni. L’anno scorso, per introdurre questa ztl, avevamo presentato un emendamento da inserire nella legge di stabilità, ma il parlamento non l’ha recepito. Forse non l’hanno capito».