La Stampa, 23 agosto 2016
Dopo Mediaset anche la Fininvest fa causa a Vivendi
Dopo Mediaset, anche Fininvest suona la carica contro Vivendi a colpi di carte bollate. Nei confronti dei francesi che, di punto in bianco, hanno proposto un nuovo schema di accordo con il Biscione, rifiutando l’acquisto integrale della tv a pagamento Premium, oggi – o al massimo domani – la holding dei Berlusconi depositerà un atto di citazione presso il Tribunale di Milano.
Mediaset, nel redigere la sue richieste, ha avuto un atteggiamento attento agli aspetti industriali chiedendo «l’esecuzione coattiva» del contratto, e «il risarcimento dei danni sin qui subiti stimati per ora in un importo pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento» rispetto alla scadenza del 30 settembre. La holding, invece, si muoverà più con l’ottica del primo azionista alle prese con un danno finanziario. In Borsa il titolo del Biscione ha già perso il 15% dopo il «gran rifiuto» francese. Se l’ostinazione francese non cedesse a più miti consigli i cali potrebbero essere anche più consistenti. Per questo anche Fininvest chiederà senza indugio il rispetto del contratto salvo il pagamento di danni milionari. La duplice mossa del gruppo e della cassaforte della famiglia di Silvio Berlusconi anticipa di qualche giorno il cda di Vivendi in cui, giovedì, saranno esaminati i conti dei primi sei mesi e la crisi con Mediaset. I nervi, come dimostrano gli avvocati in campo, sono tesi. Ma non tutto è perduto. Mediaset è ancora disposta a trattare con Vincent Bolloré e i suoi colonnelli. Ma, come ha dichiarato un portavoce al quotidiano Les Echos, c’è una condizione irrinunciabile: «Il contratto deve essere onorato» entro la sua scadenza. «Successivamente siamo aperti a esaminare altre proposte», ma le «eventuali nuove soluzioni devono essere sviluppate con l’accordo di entrambe le parti».
Insomma: per prima cosa Vivendi dovrà rilevare, come pattuito, il 100% di Mediaset Premium. Poi potrà studiare altre soluzioni, come rivendere una quota (si parla del 77% per mantenere la minoranza di blocco) della pay-tv ad altri soggetti, tra cui forse lo stesso Biscione e Telefonica che già oggi ha l’11%. Ma non solo. Dal cda di giovedì si capirà l’atteggiamento del gruppo francese al cui interno da tempo – secondo alcune ricostruzioni – si sarebbero acuiti i malumori nei confronti di Bolloré. Che, tra le perdite di Canal Plus, i grattacapi di Gameloft e del titolo Telecom, ha preferito rompere l’amicizia con i Berlusconi ma evitare il consolidamento di Premium che avrebbe ulteriormente appesantito i conti di Parigi.