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 2016  agosto 23 Martedì calendario

Un giro per Londra con Alfieri, Tomasi di Lampedusa e Simonetta Agnello Hornby. Godetevelo

Londra alla fine del Settecento contava un milione di abitanti. Superata Napoli era la più grande città europea. Però anche allora non era una meta preferita degli abitanti della Penisola, con delle grandi eccezioni.
Alfieri nel suo primo Grand Tour estero era rimasto disgustato da Parigi... «Il progredire tra le sudice nebbie nel sobborgo di San Germano, un fetido fangoso sepolcro, mi serrò sì fortemente il cuor... non ho provato in vita mia una più dolorosa impressione». Invece nel gennaio successivo Londra gli piacque moltissimo. È un Paese in cui «l’armonia delle cose diverse tutte concordanti al massimo dell’esser di tutti mi consolò fortemente». Alfieri desiderò di poter vivere per sempre a Londra apprezzando soprattutto «l’equitativo governo e la vera libertà che ne è figlia». Alfieri fa anche un paragone tra i due Paesi. In Inghilterra l’arte è soggiogata e trasfigurata nella natura, mentre in Italia la natura «è robustamente risorta a fare mille diversi modi vendetta dei suoi spesso tristi e sempre inoperosi governi».
Si parla dell’Inghilterra anche nel Gattopardo. Il figlio maggiore del principe ha deciso di vivere a Londra. Tomasi fa soltanto due riferimenti a questo ragazzo, ma è chiaro che il futuro del casato dei Salina sarà in Inghilterra. Mi sono sempre chiesta perché Tomasi abbia messo questa informazione nel suo libro in modo così sintetico. Forse se lo avesse pubblicato lui, avrebbe voluto ampliare.
Nella mia famiglia Londra è sempre stata una città dove non si deve andare. Questo fu detto a me e a mia madre da una prozia che era andata a Londra agli inizi del secolo scorso da Parigi per l’inaugurazione dell’albergo Ritz a Piccadilly. Londra era enorme, piena di traffico e affollatissima. A un certo punto confusa dal traffico a Trafalgar Square aveva dovuto prendere una carrozzella per attraversarla. Tornata in albergo, fece le valigie e ritornò a Parigi. Io sono stata la prima della famiglia ad andare a Londra nel 1963. L’ho trovata enorme, accogliente e bellissima. Proprio come la descriveva Alfieri. Non mi sorprende che tanti italiani amino venire a Londra. Come dice Alfieri, è una città in cui ci si sente liberi e rispettati, piena di verde e di gente che bisogna conoscere per apprezzarne la natura. Vivo a Londra da cinquant’anni e ho ospitato tanti connazionali. Vengono per imparare la lingua, per turismo e per cercare lavoro. I giovani ora potranno godere di Londra senza pagare tanto grazie al cambio vantaggioso della sterlina. Io mi auguro che non vogliano soltanto limitarsi a frequentare i teatri, i ristoranti, i musei, ma che godano dei parchi, luoghi verdi e quasi religiosi dei londinesi, usufruire delle librerie dei quartieri che non sono soltanto posti dove prendere libri, cd e video, ma anche luoghi di riunione per discutere di politica, di cultura, e anche migliorare l’inglese. Spero che gli italiani facciano amicizia con gli inglesi e altri stranieri, anziché rimanere tra i connazionali. Londra è il posto ideale per sentirci cittadini del mondo e mantenere alta la natura dei valori della cultura europea.