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 2016  agosto 23 Martedì calendario

Iran-Russia, la strana coppia che vuole difendere il regime siriano

Al pazzesco puzzle dei conflitti che stanno devastando praticamente l’intera regione del Mediterraneo e del Medio Oriente si è aggiunto un nuovo tassello: la sospensione dell’utilizzo da parte di aerei russi della base iraniana di Hamedan – aerei che avevano iniziato a svolgere missioni verso la Siria soltanto dal 16 agosto. La spiegazione fornita dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano («si è trattato di una missione specifica autorizzata ad hoc e per il momento è terminata») è così palesemente falsa dallo sfiorare il ridicolo.
Iran e Russia sono uniti in queste ore nello sforzo, piuttosto patetico, di limitare i danni in termini di credibilità prodotto da un annuncio che rivela non solo un clamoroso scollamento, ma dimostra che l’alleanza russo-iraniana in difesa del regime siriano lascia molto a desiderare – e forse che una vera alleanza non esiste.
Un primo livello di interpretazione sui motivi della decisione iraniana si basa sulla dichiarazione del ministro della Difesa iraniano Dehghan, secondo cui la Russia avrebbe dovuto mantenere riserbo sull’uso della base aerea iraniana, e ha criticato l’ostentazione ( show- off) di Mosca sull’operazione.
In altri termini, il regime iraniano avrebbe preferito che la collaborazione militare avvenisse in modo discreto, mentre i russi – che sono sempre più intenzionati a dimostrare di poter imitare gli americani nella capacità di operare militarmente al di fuori dei propri confini – hanno trovato irresistibile annunciare che i loro aerei potevano disporre anche di una base in territorio iraniano.
Credibile, certo. Ma non è sufficiente a spiegare perché il governo iraniano non si sia limitato a fare le proprie rimostranze nei confronti dell’indiscrezione russa, ma abbia adottato una misura drastica: quella di indicare agli aerei dei presunti alleati russi la via del ritorno a casa, come si fa con ospiti non graditi.
La notizia della concessione dell’uso della base aerea di Hamedan, va detto, aveva suscitato molti interrogativi. Si sottolineava infatti che una presenza militare straniera sul territorio iraniano risultava incompatibile con il radicale nazionalismo che è una delle componenti essenziali della Rivoluzione iraniana del 1979.
A questo va aggiunto il fatto che non basta avere un avversario comune ( si tratti dei ribelli siriani o degli Stati Uniti) per essere veri alleati. È vero in generale per tutti i protagonisti della sanguinosa tragedia medio- orientale, dove ad esempio gli aerei di Assad bombardano i curdi che sono i più validi combattenti contro i suoi più micidiali avversari, ma è particolarmente vero quando si tratta dei rapporti fra Iran e Russia.
Qui c’entra anche la storia. Nella coscienza collettiva degli iraniani i russi sono infatti secondi solo agli inglesi come imperialisti e ripetutamente responsabili di umiliazioni e interventi contro la libertà del popolo iraniano. Non si dimentica certo il ruolo dell’MI- 6 britannico ( e della Cia) nel colpo di Stato del 1953 contro Mossadeq, ma nemmeno, risalendo agli inizi del XX secolo, il fatto che la rivoluzione costituzionale del 1906 sia stata stroncata dalla dinastia Qajar grazie all’aiuto di reparti militari della Russia zarista.
È anche importante ricordare che la rivoluzione khomeinista del 1979 aveva due componenti: una destra clerical- conservatrice e una sinistra di ispirazione islamo- marxista non priva di simpatie per la Russia sovietica. Quando qualcuno negli Stati Uniti scrisse che il presidente Ahmadinejad era stato fra gli studenti che occuparono l’ambasciata americana a Teheran, altri contestarono questa ipotesi sostenendo che risultava invece che il gruppo di destra clericale e anticomunista cui apparteneva il giovane futuro presidente avrebbe proposto di occupare l’ambasciata sovietica invece di quella americana.
I tempi sono cambiati, ma rimane il fatto centrale della divisione fra correnti all’interno del regime iraniano. È in questa direzione che va ricercato il senso della decisione di Teheran di rimuovere l’autorizzazione dell’uso della base di Hamedan da parte degli aerei russi.
Potrebbe essere un segnale che lo scontro fra correnti si sta inasprendo e arriva a incidere in modo clamoroso su temi “pesanti” come quello del conflitto siriano. Aumentano di conseguenza gli interrogativi sulla solidità del governo Rouhani, costretto a invertire nel giro di pochi giorni una decisione d’importanza tutt’altro che marginale.