La Gazzetta dello Sport, 21 agosto 2016
Frank Chamizo Marquez, in lotta per l’oro di una vita
Dalla lotta per la sopravvivenza (vera) a quella per la gloria olimpica: la vita estrema di Frank Chamizo Marquez, cubano d’Italia, si compie oggi nei 65 kg di cui è campione mondiale ed europeo. Un giorno da favorito, ma nel giorno più pesante: e lo si nota dal modo in cui è stato blindato il naturalizzato, entrato persino nell’Esercito: sta compiendo un’altra rivoluzione. Diventò iridato l’11 settembre di un anno fa, a Las Vegas e da quel momento altre cose sono cambiate nella storia di Frank, una star nello sport più antico dei Giochi che ha rischiato di essere escluso. L’Italia chiede a Frank un oro nella libera atteso da Mosca 1980 con Claudio Pollio nei 48 kg e in una categoria in cui non ha mai raccolto un podio. Frank può farsi leggenda dopo aver fatto la fame, vera. Sul suo cammino ci sono soprattutto il polacco Gadzhiev (eliminato agli ottavi un anno fa), l’azero Asgarov (eliminato ai quarti), l’armeno Safaryam, il russo Ramonov, per dire dei più pericolosi. Ma è Chamizo che lotta contro se stesso, col cuore diviso a metà per due bandiere. Anche se di Cuba non gli manca più nulla, se non la nonna, e a Cuba non perdona l’esclusione dalla squadra di Londra 2012 per 100 grammi di sovrappeso pur avendo conquistato il pass olimpico. Cento grammi che hanno cambiato tutto nella testa di Frank, quando aveva 19 anni e decise di svoltare, abbandonare l’isola, ma continuare a lottare: «A Cuba dipende tutto dallo Stato, mi sono sentito abbandonato e non avevo un soldo, facevo anche il buttafuori». Sposò l’azzurra Dalma Caneva, dalla quale si è recentemente separato pur mantenendo buoni rapporti, e tornò a vivere la condizione dell’atleta che sa di poter diventare campione, qualcosa che Frank ha sempre sentito dentro.
Origini Un piatto di pasta con olio e parmigiano lo rende felice: a Cuba gli mancava. Ribellarsi è sempre stata la sua condizione: persino quando volevano impedirgli di scegliere una disciplina così particolare e della quale si innamorò a Matanzas, la sua città natale che esporta più giocatori di baseball e da dove partì pure il primatista del salto in alto Javier Sotomayor. A Cuba è tornato per completare la preparazione dopo l’oro europeo, il primo azzurro a riuscirci 24 anni dopo Schillaci. E adesso tutti gli chiedono l’oro più pesante: «È l’unico obiettivo che ho in testa. Sono in forma, mi sento bene e ho grandi motivazioni, dopo il titolo europeo non ho più combattuto». Non s’è scoperto e ha messo a posto un braccio con qualche dolore di troppo, protetto dal suo tecnico Filiberto Delgado, cubano conosciuto in Italia. Frank è uno che non si ferma ma «voglio tutto». Continuerà sino a Tokyo e poi insegnerà la lotta ai ragazzini, come quando lui rimase stregato entrando per la prima volta in palestra contro il parere di mamma Omaira. «Eravamo poveri. Io me ne stavo sempre per strada, finivo nei guai: ho più cicatrici di un soldato. Non ero un bambino tranquillo. Una sera, quando avevo 7 anni, entrai in palestra pur di scappare fuori di casa e vidi un gruppo di ragazzi fare cose strane sul parquet. Rimasi tre ore a guardare. Quando tornai a casa con 3 ore di ritardo e raccontai tutto alla nonna, mi diffidò dal continuare e mi diede botte. Ma io le rubai il mio documento e andai a iscrivermi in palestra. La lotta mi ha strappato alla strada». E la sua lotta vera, da agonista, cominciò.
AZZURRO A 18 anni Frank conquistò il bronzo mondiale a Mosca nei 55 kg: «Fu un’impresa, a Cuba diventai popolare. Ma non sono mai stato troppo simpatico perché amo fare di testa mia: anche con gli allenatori facevo le mosse contrarie a quelle che mi dicevano. Non ho mai dato retta sulla tecnica, sono così da sempre». Scoprì anche che il padre, che lo aveva abbandonato, era stato un lottatore: «Al telefono si vantava dei suo risultati, ma ora non lo fa più». Poi accettò la proposta italiana di Dalma: «Sei troppo bravo per sprecare il tuo talento». Regalò gli ori all’Italia in una sequenza di eventi – compreso il trasferimento ad Ostia – che lo hanno portato sin qui da iridato in carica, favorito d’obbligo. Frank ora lotta davvero per l’oro di una vita.