Libero, 21 agosto 2016
Così in Olanda le tasse si possono contrattare
Determinare con esattezza quale sia l’effetto positivo sui bilanci della galassia Agnelli, per ora, è quasi impossibile. In ogni caso, i benefici derivanti dallo spostamento in Olanda anche della cassaforte Dicembre – il centro di controllo di tutte le partecipazioni societarie degli eredi dell’Avvocato – saranno significativi. Del resto, il trasloco trae fondamento da ragioni tributarie, anche se a spingere John Elkann a preferire Amsterdam a Torino sono state soprattutto le norme societarie, che consentiranno al numero uno di Fiat Chrysler Automobiles di avere il pieno controllo degli affari di famiglia (e non solo). Una sorta di scacco ai fratelli Lapo e Ginevra, oltre che a tutti gli altri parenti. Un percorso, quello intrapreso da Jaki nei mesi scorsi portando fuori dell’Italia già la holding Exor (e la stessa Fca), ben conosciuto da 80 delle 100 più grandi aziende mondiali che nei Paesi Bassi hanno traslocato la sede societaria, magari anche solo con una cassetta postale. Tanto basta, del resto, per usufruire di una lunga lista di vantaggi. Su tutti, dicevamo, quelli che riguardano le tasse. E proprio sul terreno tributario, la questione più rilevante è quella degli accordi che le grandi imprese sottoscrivono col governo olandese. Si tratta di patti che, dopo un negoziato sostanzialmente segreto col ministero delle Finanze, porta alla determinazione dell’aliquota fiscale che sarà applicata agli utili societari. Le aliquote restano segrete e questo aspetto ha indispettito anche l’Unione europea che, negli scorsi mesi, ha contestato gli sconti che l’Aja ha concesso al colosso delle colazioni Starbucks. Sono 12mila, complessivamente, le imprese mondiali che hanno scelto l’Olanda come sede e il cosiddetto controvalore fiscale si aggira attorno ai 4 miliardi di euro. Dunque, non c’è da stupirsi se la Fiat e gli Agnelli hanno detto «ciao» alle tasse made in Italy. Che poi a Bruxelles si innervosiscono, ma se non si fa nulla per avere un unico sistema fiscale a livello Ue o per lo meno per l’area euro, le fughe all’estero a caccia di tassazioni soft saranno sempre più numerose. E proprio l’Olanda è destinata a spalancare le porte. Quegli accordi segreti, sui quali nemmeno il Parlamento può mettere bocca, sono assai appetitosi. Ad attrarre, poi, c’è il sistema delle royalty, vale a dire i diritti per l’utilizzo di software e prodotti informatici di varia natura. Diritti che l’Aja non sottopone a prelievo tributario e che, pertanto, vengono pagati profumatamente (gonfiati) da colossi come Google, dalla Germania o dall’Italia, alle loro controllanti dei Paesi Bassi. Formalmente sottoposti a prelievo, quando «tornano» alla base (vuoi negli Usa, vuoi in altri paesi) quei diritto non possono essere tassati: un affare, insomma. Ma visto che Fca non commercializza byte, ma auotveicoli, sul piano fiscale il risparmio, rispetto all’Italia, potrebbe essere più contenuto rispetto a giganti che operano in altri settori, specie quelli di internet. D’altra parte, come spiegato ieri su Milano Finanza, le holding anche dentro i nostri confini hanno un regime parzialmente agevolato. Su dividendi e plusvalenze, l’imponibile è solo il 5% di quanto incassato e l’aliquota è pari al 27%. Calcolatrice alla mano, vuol dire che il prelievo effettivo è pari all’1,3%. Ci rimette, senza dubbio, l’erario tricolore. Che non incasserà più l’Iva né da Exor né dalla Giovanni Agnelli Sapaz. E poi c’è l’Ires, ossia l’imposta sulle società. Senza dimenticare i vari tributi e contributi pagati da dipendenti e consulenti di quelle aziende della galassia Agnelli che da oggi andranno ad alimentare le casse pubbliche olandesi.