La Stampa, 21 agosto 2016
Higuain, la Pipita che va in rete al terzo pallone toccato: non c’è che dire, un signor assassino
L’assassino (del campionato) è il maggiordomo. Siamo appena alla prima pagina, Juve-Fiorentina 2-1, e per molti sembra di essere all’ultima, come un giallo dove sai già chi è il colpevole. La trama degli ultimi cinque anni, insomma. Non significa che sarà una passeggiata, non lo è stata neppure ieri sera in una sfida pure a lungo dominata, ma vuol dire che pare di nuovo durissima trovare qualcuno meglio dei penta-campioni, alla lunga. Come tutti gli incipit, anche questo è imperfetto, come la squadra di Massimiliano Allegri, adesso: ma è proprio la sua incompletezza a farne intravedere la possibile, e probabile, grandezza.
La fase difensiva è da registrare, tra un paio di svarioni (di Alex Sandro ed Evra) e un gol regalato (a Kalinic) per errore di dislocamento sul calcio d’angolo. Però il potenziale è misteriosamente infinito, come le attenuanti. Pjanic in panca per 90 minuti, Higuain, con una mezz’ora di autonomia eppure decisivo, e un solido centrocampista da prendere negli ultimi giorni di shopping, perché quello serve.
Potenziale da scoprire
Annotata la falsa partenza della scorsa stagione (sconfitta casalinga con l’Udinese), Allegri va sul sicuro: dietro si sintonizza sulla Bbc, frequenza 3-5-2, poi Dybala e Mandzukic davanti. Il massimo dell’azzardo sono due discesisti sulle corsie, Dani Alves e Alex Sandro, quando solitamente uno della coppia era da trincea: invece, Lichtsteiner ed Evra partono ai box. Del resto, anche Paulo Sousa va a memoria, se la Fiorentina è la stessa dell’ultima volta qui, dicembre 2015: tranne Borja Valero, al posto del quale debutta il diciottenne Federico Chiesa, figlio di Enrico, bomber Anni Novanta. Tra i meno indegni, per forza e coraggio, e chissà perché il tecnico viola lo leva alla pausa.
Dei bianconeri colpisce il ritmo, forsennato, e l’impeto, da tutto e subito. Ne esce un primo tempo sfacciatamente a senso unico: possesso palla 61 per cento a 39, tiri 11 a zero. E saranno 19 a 4 alla fine. Ovvero, Viola annullata se era dall’anno sociale 2004-’05 che non chiudeva il primo tempo con zero spari. Per non parlare del palleggio che fu: inesistente. I cromosomi blaugrana di Dani Alves, e l’intesa con il mancino di Dybala, portano invece un po’ di tiki taka tra i bianconeri, anche se all’inizio è più la polvere sollevata che la polvere da sparo. Poi però si accendono micce ovunque, tra i cross, belli e tesi, le sponde di SuperMario e gli uno-due tra l’ex Barcellona e Dybala. Con una mira solo un po’ decente, la Juve avrebbe chiuso il discorso già all’intervallo: cioè, gol mangiati da Khedira e Alex Sandro.
La difesa va registrata
Dopo la pausa, la Juve s’impiglia in antichi vizi, non chiudendola. E prende gol, anzi lo dona, a Kalinic, lasciato a un improbabile duello aereo con Alex Sandro. Lemina sfiora la rete da lontano, poi un minuto all’improvviso, parafrasando la curva, entra Gonzalo Higuain, mister 90 milioni e 36 gol. La Pipita va in rete al terzo pallone toccato: non c’è che dire, un signor assassino.