La Stampa, 21 agosto 2016
C’è un paese in Italia dove i bambini possono giocare ancora per strada
«In questo paese i bambini giocano ancora per strada. Attenzione, rallentare». Matteo ha 10 anni e dopo aver letto quel cartello, comparso alcuni giorni fa sotto l’insegna «Fiorano Canavese», si è messo il pallone sotto braccio e davanti al suo cortile ha fermato Laura Fogliato, il sindaco. L’ha guardata sgranando gli occhi, come qualche volta fanno gli adulti con lui, quando lo sgridano se ha fatto qualcosa che non va: «Io non disubbidisco alla mamma e non gioco per la strada».
E certo, perché chissà quante volte quella mamma preoccupata si sarà raccomandata con lui, quel ragazzino con l’argento vivo addosso impegnato con gli amichetti nella partitella di pallone a pochi passi dalla strada comunale: «Stai in cortile, perché lì corrono le macchine ed è molto pericoloso». Fiorano Canavese è un pugno di case sdraiate sulla pianura alle porte di Ivrea. C’è la chiesa, poi un piccolo negozio di alimentari panetteria, l’unico bar e una pizzeria lontana dal centro. Il resto sono budelli d’asfalto che si perdono in mezzo a campi di granoturco, lasciandosi alle spalle vecchie cascine ristrutturate e villette Anni Settanta. Ci sono 821 residenti e tanti bambini, qui tutti conoscono tutti e nei lunghi pomeriggi d’estate è facile vedere quei ragazzini sfrecciare in bicicletta o giocare a palla. «Abbiamo la fortuna di averne molti. E allora ho pensato che affiggere quei cartelli potesse in qualche modo aiutare a proteggerli», spiega il primo cittadino.
Fiorano è uguale a tanti altri paesi fotocopia disseminati in questa fetta di provincia italiana. La piazzetta del Municipio, nei giorni a cavallo di Ferragosto e con il sole a picco, è deserta, la strada acciottolata che taglia in due il paese idem, davanti al bar spunta un tavolino con le sedie, gli anziani giocano alla briscola e leggono il giornale. I bimbi spuntano a pomeriggio inoltrato, quando il caldo si fa meno opprimente. Sotto lo sguardo di genitori e nonni giocano a «campana» disegnando sull’asfalto il percorso con il gesso, improvvisano partite di pallone oppure corrono su bici multicolore, sul monopattino e i più grandicelli filano via in motorino. È lo spaccato di un’Italia di provincia in bianco e nero. «Qui d’estate i bambini giocano per strada perché non ci sono molte alternative e i nostri figli sono costretti ad arrangiarsi»spiega Sonia Reorda, mamma di tre ragazzini.
Il sindaco pensava a quel cartello da tempo. «Purtroppo ci sono automobilisti che scambiano le strade del paese per circuiti da corsa», allarga le braccia Adriana Sonza. Vigili non ce ne sono, perché l’unico rimasto, andato in pensione molti anni fa, non è più stato rimpiazzato. Questione di budget e di tagli. Così è nata l’idea di quei cartelli costati poche decine di euro. L’iniziativa sta facendo il giro dei social. C’è chi si complimenta: «Brava sindaca». E chi suggerisce: «Dovrebbero seguire il tuo esempio i colleghi degli altri paesi vicini». Spunta, alla fine, un pizzico di speranza. «In un’epoca dominata dai tablet, Ipad e televisioni – sospira una delle anziane del paese – c’eravamo dimenticati dei giochi di una volta, quelli che ci impegnavano per strada fino a sera, quando i bambini eravamo noi e tornavamo a casa con le ginocchia sbucciate».