Corriere della Sera, 21 agosto 2016
Hans-Gunnar Liljenwall, il pentatleta che dovette rinunciare ai Giochi per un paio di birre. Era il 1968
Steroidi, ormone della crescita, epo. Il salto di qualità del doping è evidente rispetto a ciò che accadde al pentatleta svedese Hans-Gunnar Liljenwall durante i Giochi del ’68 in Messico: sottoposto a un test del sangue (novità assoluta introdotta proprio in quell’occasione: fino ad allora i controlli venivano effettuati solo sulle urine), fu trovato positivo per un tasso alcolemico di poco superiore alla norma. Liljenwall ammise di aver bevuto un paio di birre poco prima della gara di tiro con la pistola, «giusto per allentare la tensione». A sua difesa, va detto che bere qualche bicchiere a quei tempi era quasi un rito in discipline come pentatlon e scherma, sport nei quali gli atleti assumevano alcol «per distendere i nervi». Ma il Cio fu irremovibile: l’atleta venne estromesso dai Giochi e declassò la squadra svedese che aveva conquistato la medaglia di bronzo. Per sua sfortuna, Liljenwall passò alla storia non per le sue imprese sportive, ma come il primo atleta dopato nella storia dell’Olimpiade.