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 2016  agosto 21 Domenica calendario

«Tutti noi siamo meno umani di quello che vorremmo essere». Sull’epidemia di narcisismo

Donald Trump? «Un narcisista da manuale», secondo molteplici giornalisti americani. Barack Obama? «Un narcisista maligno», accusano i blogger di destra. La generazione dei millennial? Affetta da un’epidemia di narcisismo, dice la diagnosi di alcuni psicologi. In America di questi tempi sembra che il narcisismo sia ovunque, che un’ondata di egocentrismo e di mancanza di empatia abbia preso in ostaggio il futuro, a giudicare da ciò che scrivono commentatori e guru. Ma secondo un saggio appena uscito qui, The Selfishness of Others (L’egoismo degli altri), di Kristin Dombek, questo uso e abuso del termine nasconde la nostra paura. Narcisista, nel Manuale diagnostico e statistico dell’Associazione psichiatrica americana, è colui o colei che «approfitta dei rapporti interpersonali» e «rifiuta di riconoscere i sentimenti e i bisogni altrui». I casi estremi, clinici, sono rari, ma nel linguaggio comune dare del narcisista a qualcuno significa additarne la falsità, l’egoismo, la malattia, e allo stesso tempo rassicurare noi stessi, convincendoci che siamo «sani». Non è chiaro se davvero i giovani siano più narcisisti oggi: psicologi come Jean Twenge e W. Keith Campbell sostengono che è un fenomeno in ascesa, ma altri contestano quei risultati e affermano che non c’è stata mai una generazione più empatica dei millennials.
È vero che il mondo in cui viviamo – tra selfie, live-tweeting e le sorelle Kardashian – esibisce una mostruosa nuova superficialità che ci porta a domandarci il significato dell’empatia. Ma è anche vero che già negli anni Settanta, il bestseller La cultura del narcisismo di Christopher Lasch lamentava qualcosa di simile. Forse l’epidemia di narcisismo è in realtà una epidemia di diagnosi. Forse la paura è che non solo Trump o Obama, ma tutti noi siamo meno umani di quello che vorremmo essere.