La Stampa, 21 agosto 2016
Mercato dei passaporti, il sistema Malta
La fila al supermercato dei passaporti a Malta ha 1800 numeri. Oggi è questo il limite fissato dal governo de La Valletta, che finora ne ha consegnati 1200. Le cifre che l’aspirante cittadino maltese deve sborsare per ottenere la cittadinanza sono indicate in modo preciso, i tempi approssimativi, il ruolo di Identity Malta – l’agenzia statale che si occupa delle pratiche – è invece molto meno chiaro. Il primo passo per l’extracomunitario a caccia di un passaporto europeo è un contatto con Henley & Partners, la società che valuta i profili dei candidati per conto del governo. A Malta un richiedente su 10 viene respinto immediatamente: vale a dire che il conto in banca, le attività, il proprio passato personale e professionale o la fedina penale non raggiungono gli standard minimi. Tra coloro che passano la prima selezione un altro 15-20% viene fermato in seguito, quando i controlli si fanno più approfonditi. I requisiti minimi per dare il via alle pratiche sono tre: 18 anni d’età, la residenza sull’isola e un certificato medico che dimostri che il candidato non abbia contratto malattie contagiose. Non è necessario fare test sulla lingua, la storia o le leggi maltesi. Una volta entrati nel database di Identity Malta, è il momento di tirare fuori i soldi: 650 mila euro a fondo perduto destinati al governo maltese, l’acquisto di una proprietà del valore di almeno 350 mila euro e investimenti sul territorio per altri 150 mila euro. In tutto sono un 1 milione e 150 mila euro. A questi vanno aggiunti 25 mila euro per moglie e figli minorenni. Per figli maggiorenni, genitori e nonni a carico la cifra sale a 50 mila euro a passaporto. Tra pratiche e tasse per ogni familiare bisogna versare ancora tra i 700 ai 5700 euro.L’attesa varia da 6 mesi a un anno. Nel calendario stilato dal sito Malta Immigration dalla richiesta alla consegna del passaporto passano 240 giorni, ovvero circa otto mesi. Il 40% delle richieste arriva dalla Russia e dalle repubbliche ex sovietiche. Poi ci sono i cinesi, i sudafricani e i ricchi del Medio Oriente.
Il ministero della Giustizia, parla anche di richieste da Paesi del golfo Arabo. Quest’ultimi sono considerati i più pericolosi tra i detrattori della politica del passaporto facile rappresentata da Identity Malta, buco nero di omissioni e mezze verità. Un luogo in cui si fabbricano nuovi maltesi senza chiarire chi siano e dove finiscano i loro soldi. L’atteggiamento del partito laburista al governo ha portato a una scissione interna e alla nascita del Partit Demokratiku. Il segretario Marlene Farrugia critica «la mancanza di trasparenza su passaporti e dettagli degli accordi». Sullo sfondo, la figura dell’ex ministro dell’Energia Konrad Mizzi. Già nel mirino per viaggi in Azerbaijan (dove sono stati firmati contratti mai resi pubblici) è stato costretto alle dimissioni dopo che il suo nome è apparso sui Panama Papers. Il contratto con Henley & Partners non è mai stato divulgato. Dopo mesi di silenzio, in questi giorni è stata resa nota una lista parziale con 900 nomi di naturalizzati maltesi nel 2015, privi però della nazionalità d’origine, lasciando dubbi su chi abbia comprato la cittadinanza. Nella lista sarebbero inclusi, tra gli altri, siriani e sauditi. La risposta alla richiesta dell’opposizione di pubblicare tutti i nomi si è tradotta nell’opposto: chi acquista la cittadinanza può scegliere di essere escluso anche dai registri elettorali. Ricchi fantasmi maltesi. Altre ombre sulla sicurezza.
[rob.scar.]