20 agosto 2016
Le multinazionali che investono in Italia • I giovani sono sfiduciati • L’Italia di pallanuoto femminile vince l’argento • Mattarella contro chi alza muri • Misure restrittive per il burqa in Germania • Il successo degli alberghi che non accettano bambini • Mediaset chiede un risarcimento da 50 milioni al mese a Vivendi • Bolt vince ancora e si ritira (forse) • Si dimette il direttore della campagna elettorale di Trump
Multinazionali Dall’inizio del 2017 una serie di multinazionali, da L’Oréal a General Electric fino a Petronas, investirà in Italia, seguendo le orme del colosso di Singapore Psa, della Philip Morris e di Ryanair, che nel nostro Paese crescerà per un miliardo. L’Oréal porterà a pochi chilometri da Torino la produzione di saponi a marchio Body Shop, ora realizzati in Polonia, investendo un miliardo. General Electric con 600 milioni punta a creare in Toscana un centro di eccellenza per lo sviluppo di turbine e compressori. E se Petronas ha appena posato la prima pietra del polo torinese da 60 milioni, e il colosso di Singapore Psa ha già inaugurato quattro delle maxi-gru che porteranno a Genova 250 milioni, nel Bolognese 600 addetti sono al lavoro per la Philip Morris. Presto arriveranno anche Apple, Cisco e Amazon. Anche i gruppi italiani hanno ripreso a investire: Safilo, quasi un miliardo e mezzo di fatturato, ha fissato come obiettivo di arrivare al 2020 con il 60% dei prodotti “Made in Italy”. Per continuare a mantenere in Italia la produzione di biscotti e panettoni che poi viaggiano dagli Stati Uniti all’Asia, Alberto Balocco ha messo in cantiere un investimento di 30 milioni. «E il primo permesso lo dovrò presentare alla Provincia. Ente rispettabilissimo, ma non era stato abolito?» (Bottero, Sta).
Giovani Secondo un approfondimento comparativo del “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo, il 75% degli italiani tra 18 e 32 anni intervistati nel 2015 è convinto che nel proprio Paese le opportunità di lavoro e realizzazione professionale siano inferiori rispetto al resto d’Europa contro meno del 10% dei coetanei tedeschi. In effetti i dati dicono che l’Italia risulta essere il Paese con il valore assoluto di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training) più elevato in Europa e con incidenza relativa seconda solo alla Grecia. I dati del “Rapporto giovani” indicano, inoltre, come la soddisfazione per la propria vita sia pari a 3,7 punti su 5 per i Neet contro un valore pari a 4,3 per chi ha un lavoro instabile e 4,8 per chi ha un lavoro a tempo indeterminato (Rosina, Rep).
Setterosa La squadra italiana di pallanuoto femminile alle Olimpiadi di Rio ha giocato la finale contro gli Stati Uniti e ha perso 12 a 5. Quindi medaglia d’argento. La squadra americana è molto forte: in questo torneo hanno vinto 6 partite su 6 con un distacco medio di 6,8 gol, hanno fatto doppietta dopo Londra 2012 e da quando c’è la pallanuoto femminile ai Giochi sono sempre andate sul podio, 5 volte su 5 (anche due argenti e un bronzo) (Pasini, Cds).
Muri Mattarella al Meeting di Cl: «Ci si illude di risolvere il problema con un “vietato l’ingresso” e non governando il fenomeno con serietà e responsabilità. Non ci difenderemo alzando muri né verso l’esterno o creando barriere divisorie al nostro al nostro interno, al contrario» (Rosso, Rep).
Burqa La Germania ha deciso misure più restrittive sul burqa perché «mostrare il proprio volto è fondamentale nella nostra società», ha detto il ministro dell’Interno, Thomas de Maizière. I ministri dell’Interno regionali, esponenti dei partiti conservatori Cdu e Csu, hanno ieri annunciato un pacchetto di misure per aumentare la sicurezza in Germania, dopo i due attacchi rivendicati dall’Isis del mese scorso e l’arrivo, negli ultimi 18 mesi, di un milione di rifugiati. Anche in Francia, dove portare il burqa, o qualunque indumento che copra il volto in spazi pubblici, è vietato dall’11 aprile 2011, ci saranno ulteriori restrizioni: Nizza ha seguito l’esempio di Cannes e vietato il burkini. Anche il Belgio ha introdotto, nel luglio 2011, un bando al velo integrale. Nel canton Ticino, in un referendum del settembre 2013, il 65% della popolazione si è espresso contro i veli integrali islamici. In Italia vige la legge Reale del 1975 che vieta l’uso di qualunque mezzo che renda «difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo». Nessun divieto specifico, dunque, riguardo all’uso di burqa o niqab . L’unica eccezione è la normativa entrata in vigore il primo gennaio 2016 in Lombardia che prevede il divieto di ingresso a chiunque si presenti in un ufficio regionale della Lombardia o in ospedale indossando veli integrali. In Gran Bretagna, invece, la risposta alle proposte di messa al bando di burqa e niqab era stata data nel 2010 dall’allora segretario all’Istruzione, Ed Balls: dire alle persone che cosa portare, semplicemente, «is not British», «non è britannico» (Casati, Cds).
Bambini In aumento gli esercizi pubblici che non accettano bambini. Secondo il sito urlaub-ohne-kinder.info nel mondo ci sono attualmente 698 alberghi riservati agli adulti: 393 in Europa, 185 nelle Americhe, 51 in Africa, 45 in Asia e 23 in Oceania. In Italia sono 20, ma si tratta di dati ufficiosi. Qualche esempio: quelli dell’hotel Scalinatella di Capri scrivono che «per le peculiarità della struttura e la necessità di garantire ai nostri ospiti la massima quiete, l’albergo non è adatto a ospitare bambini». Nella pizzeria gourmet “Sirani” di Bagnolo di Mella, nella Bassa bresciana dopo le 21 non si servono piatti ai minori di 10 anni. In Spagna, se i resort della catena di lusso Sandals accettano solo maggiorenni, gli hotel Iberostar ospitano unicamente clienti over 14. E i pacchetti “child free” della Thomas Cook britannica per Creta e le Canarie hanno ottenuto un clamoroso successo (Mattioli, Sta).
Mediaset Mediaset ha depositato un atto di citazione in cui chiede un risarcimento alla compagnia francese Vivendi che il 25 luglio chiese di rinegoziare il contratto (vincolante) per l’acquisizione del 100% di Premium. La richiesta è di 50 milioni di euro al mese per danni. «La domanda giudiziale - si una legge in una nota del gruppo di Cologno Monzese - è finalizzata a ottenere l’esecuzione coattiva del contratto per ordine del giudice e il risarcimento dei danni sin qui subiti da Mediaset». Nei prossimi giorni anche l’azionista di controllo Fininvest (ha il 33,4% di Mediaset) citerà Vivendi in Tribunale per chiedere il rispetto dell’accordo siglato l’8 aprile (Savelli, Cds).
Bolt Con la vittoria del terzo oro alle Olimpiadi di Rio (nella staffetta 4x100), che è anche il nono conquistato in tre edizioni dei Giochi, Usain Bolt dà l’addio all’atletica. L’aveva già detto: «A Tokyo non ci sarò. La verità è che se non fosse stato per il mio sponsor e per il mio coach avrei già smesso». In realtà pare che farà ancora i Mondiali a Londra nel 2017, però niente è sicuro. Il suo coach Glenn Mills è sicuro: «Non voglio nemmeno che pronunci la parola ritiro» (Sisti, Rep).
Trump Si è dimesso il direttore della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort. Sessantasette anni, già consulente di Gerald Ford, Ronald Reagan, Bush padre e poi lobbista per dittatori come Mobutu Sese Seko e Ferdinand Marcos, era stato assunto a giugno in un primo rimpasto dello staff. Una ragione è che aveva affari poco chiari in Ucraina, dove tra il 2007 e il 2012 è stato consulente politico del presidente filorusso Viktor Yanukovich: il suo nome compare in libri contabili segreti, come destinatario di 12 milioni di dollari (che nega di aver ricevuto). In più ieri è emerso che Manafort ha organizzato, insieme al suo vice Rick Gates (che però resta nello staff di Trump), un’operazione di lobbying per migliorare l’immagine di Yanukovich tra i politici e giornalisti americani, senza però mai dichiarare di lavorare per un governo straniero: una violazione della legge federale (Mazza, Cds).
(a cura di Daria Egidi)