ItaliaOggi, 19 agosto 2016
Una mostra sul re del porno tedesco
Mentre in Francia e da noi si discute sul divieto del burkini, nella cattolica e moralistica Baviera si dedica una mostra al re del porno, Alois Brummer, nello Stadtmuseum della sua Mainburg (fino al 26 febbraio). «A bißl gschamt habn wir uns schon», è il titolo in bavarese, un po’ ci vergognavamo, che equivale a una confessione tardiva.
I bravi cittadini di Mainburg, 12 mila abitanti, quasi cinquant’anni fa non erano molto orgogliosi del loro concittadino. Andavano a vedere tutti i suoi film scandalosi, ma in trasferta e in incognito a Monaco, a 70 chilometri.
A parte pochi film di qualità, negli anni 60 il cinema tedesco in crisi sopravvive grazie a pellicole provinciali, storielle romantiche ambientate tra foreste idilliache e laghetti. Alla vigilia del ’68 e della rivoluzione sessuale, arrivò il Doktor Kolle con i suoi film che giustificavano i nudi con le spiegazioni scientifiche, come Deine Frau, das unbekannte Wesen, tua moglie questo essere sconosciuto, che ebbe successo anche da noi. Preciso, e deprimente.
Alois Brummer, speditore e coltivatore di luppolo, materia prima per la birra, sempre nel fatidico ’68 sconvolse il mercato con le sue pellicole pecorecce, come quelle del nostro Alvaro Vitali, e conquistò i cinema per buona parte degli anni 70, seguito da una schiera di imitatori. Metà della produzione di quegli anni era dedicata al porno soft, ma a rivedere oggi quelle opere c’è solo da sorridere.
Niente di sconvolgente. «I miei film non sono intellettuali, ma i film intelligenti non incassano», si giustificava Brummer, che portava il nome di Alois, il santo protettore della castità.
Si arricchì, si fece costruire una sontuosa villa a Mainburg, che usava anche come set. Ma i concittadini gli impedivano di girare in esterni, a evitare che «il loro luogo natale venisse profanato». Ora ci hanno ripensato. Brummer ha contribuito a cambiare la società tedesca, a renderla più moderna e aperta. Il re del porno fu travolto dal suo stesso successo: i suoi due ultimi film furono un flop, troppo castigati ormai per gli spettatori. Morì nel 1984 a 57 anni.
C’è anche un po’ d’Italia nella sua storia. Il divo del porno teutonico era Rinaldo Talamonti, nato nel 1947 a San Benedetto del Tronto. L’ho conosciuto molti anni dopo quando si candidò per il Fdp, il partito liberale, per le elezioni comunali a Monaco. Non venne eletto, ma il suo ristorante continuò a essere tra i più rinomati della capitale bavarese. L’ha ceduto quattro anni fa. Non pensate a Rodolfo Valentino, il simpatico Rinaldo è minuscolo, un Eros in formato ridotto, un amorino, come il putto che nei quadri rinascimentali si diletta con Venere, ritratta da Cranach e colleghi.
Rinaldo fu ingaggiato da Brummer per Graf Porno und seine Mädchen, il Conte Porno e le sue ragazze, seguì Liebesgrüße aus der Lederhose, messaggi d’amore dai bavaresi calzoncini di cuoio. Girò 22 film in dieci anni. Nel 2008, l’Italia riconoscente l’ha premiato con la croce di cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, l’onorificenza riservata agli italiani che all’estero si sono adoperati per onorare la nostra patria. E il canale francotedesco gli ha dedicato un documentario dal titolo Der Traum des vaters, il sogno del padre, la storia della famiglia Talamonti attraverso tre generazioni.