la Repubblica, 19 agosto 2016
Ryan Air-VS-Alitalia, il risiko dei cieli che si gioca con le rotte e con i soldi sul tavolo
La battaglia per la supremazia nei cieli italiani, piatto ricco capace di far muovere nel 2015 160 milioni di passeggeri, si sta giocando a Dublino e Fiumicino.
Da una parte, c’è tutta l’aggressività di chi ha lanciato per primo i voli low cost in Europa: la Ryanair guidata da Michael O’Leary, manager col piglio da duro e sorriso sornione, che oggi porta a spasso da e per l’Italia circa 30 milioni di persone l’anno.
Dall’altra, c’è l’aplomb della Alitalia 3.0, una compagnia nuova che cerca di scacciare i fantasmi del passato. Il gruppo presieduto da Luca di Montezemolo di passeggeri ne ha fatti salire a bordo 23 milioni lo scorso anno, sette in meno rispetto al concorrente. Sono due concezioni di trasporto aereo molto differenti tra loro che si confrontano per mettere in sicurezza i prossimi risultati di bilancio su cui peseranno la Brexit e il terrorismo. E il mercato italiano è decisivo per restare a galla.
Alitalia, intanto, non è un vettore che punta tutto sul prezzo. Ha una struttura e una rete che seguono le strategie dei gruppi tradizionali. Ovvero alimentare con voli di corto e medio raggio i collegamenti di lungo raggio, quelli che banalmente costano di più in termini di ricambi, personale, attenzione e cura al cliente, ma mediamente dovrebbero rendere di più quando si vanno a guardare gli utili. Alitalia e le grandi compagnie “a prezzo pieno” soffrono la crisi più delle altre, sostengono spese pesanti per il personale di cabina: ci sono da pagare trasferimenti, alberghi, pasti all’estero, ricambi, uffici e ogni nuova rotta ha un costo che può pericolosamente piegare i conti a fine anno. Come la Roma- Pechino aperta da Alitalia 2.0 (i privati guidati da Colaninno) che gettò alle ortiche 11 milioni di euro nel giro di pochi mesi prima di essere chiusa.
Mentre Ryanair, come easy-Jet, da sempre si muove per ridurre al minimo le uscite: lavora sul punto a punto, andata e ritorno più volte in un giorno per lo stesso aereo e lo stesso staff a bordo. A fine turno tutti a casa propria senza costi aggiuntivi per la società. I nuovi collegamenti del 2017, come il Roma- Lourdes, il Trapani-Praga o il Palermo-Bucarest, nascono con altri stimoli rispetto alle linee aeree tradizionali: se la rotta va bene e se gli scali e gli Enti locali “offrono” supporto economico allora la tratta “vive”. Ma appena qualcosa va storto, gli utili scivolano verso il rosso, allora si volta immediatamente pagina e si cercano mete più favorevoli.
Il mercato si sta trasformando e queste filosofie provano a contendersi il quarto mercato europeo a colpi di offerte non solo sul prezzo (dove Ryanair vince quasi sempre) ma anche sulla qualità del volo e dei benefit compresi nel biglietto. Gli irlandesi nelle ultime ore, sostenuti anche dal governo Renzi, puntano “un miliardo di dollari” sull’Italia dal 2017. Novecento milioni di euro che in realtà non sono moneta sonante ma nuove rotte, assunzioni e aerei magari trasferiti da altre basi europee che mostrano risultati opachi rispetto alle prospettive di crescita per l’Italia il prossimo anno. Sono comunque impegni importanti in tempi di crisi.
Forti di 25 scali nazionali serviti, di cui 14 basi, 1.500 dipendenti (oltre 11mila in Europa) e 51 velivoli contro i 98 di Alitalia di corto e breve raggio sul suolo italiano, gli irlandesi riescono a far meglio in fatto di passeggeri e tariffe. Una battaglia che si combatte anche negli aeroporti più piccoli dove O’Leary riesce a portare a casa accordi commerciali in cambio della presenza di Ryanair che in questo modo riesce a offrire voli a prezzi stracciati se acquistati con largo anticipo.
Alitalia, da parte sua, non insegue il corto raggio perché la stessa struttura della compagnia nasce con altri obbiettivi: i piani, vedono Etihad protagonista delle rotte verso Est e Asia con Alitalia concentrata sulle Americhe.
Ora però Ryanair allunga e per Alitalia-Etihad comincia ad affiorare il timore di non riuscire ad avere il bilancio in utile nel 2017 come promesso più volte. Soprattutto se il vettore irlandese punta a crescere da noi a doppia cifra: 32 milioni di passeggeri il target 2016, 35 milioni nel 2017. Tutti mattoni che serviranno a raggiungere il record di 180 milioni di passeggeri in Europa annunciato dal manager O’Leary per il 2024. Alitalia è però decisa a rispondere con 400 milioni di euro di investimenti già stanziati, 240 dei quali sulla flotta e sul suo rinnovo, anche di immagine.