Libero, 19 agosto 2016
Con 50 profughi Alfano ha sputtanato la sinistra
La tempesta perfetta esiste e non importa se sia mediatica o no, non conta la verità o come siano andate davvero le cose: contano i macro-messaggi che sono passati e che, da Capalbio al resto del Paese, sono questi: 1) la celeberrima sinistra “chic” o “al caviale” o “di cachemire” (a scelta: manca solo la vignetta di Forattini col Berlinguer imborghesito) parla tanto ma poi non vuole ospitare una cinquantina di immigrati nel proprio salotto estivo, proprio come certe cittadelle leghiste, o proprio come dicono quei luogocomunisti che, su Facebook, dicono 2prenditeli a casa tua”; 2) il ministro Angelino Alfano, dolosamente o no, con cinquanta immigrati ha fatto più danni a Capalbio che se l’avesse fatta bombardare; 3) la reazione della giunta capalbiese e di centinaia di cittadini (che contro la presenza dei migranti hanno fatto due ricorsi al Tar) è un bel danno anche in termini turistici, perché non cambia nulla ma potrebbe spingere qualche turista itinerante a cambiare percorso: a meno che la coabitazione gauche-rifugiati non divenga un’attrazione turistica; 4) anche un analfabeta coglie una sostanza che è la stessa benché pronunciata con forme diverse: più inamidata e legnosa quella dei capalbiesi e più rozza e da taverna (nel senso di Paola Taverna) quella dei leghisti vari; stessa premessa (“non siamo razzisti”) ma in pratica non vogliono immigrati in centro a Capalbio o ne vogliono al massimo una quindicina, non i cinquanta siriani spediti da Alfano e dal prefetto di Grosseto. Anche i profughi, probabilmente, avrebbero preferito andare in Germania e non tra i casinari toscani della Maremma.
Dopodiché – dicevamo – le sfumature esistono, ma non hanno importanza. Forse seguiteremo a citare “i vip di Capalbio” anche se non esistessero o quando non esisteranno più, o quando saranno solo dei rincoglioniti che vanno sempre nello stesso posto ma non si parlano dai tempi dell’università. Forse andrebbero raccontati i paradossi di una località “intellettuale” che non ha neanche una biblioteca (c’era, ma ci hanno fatto una banca) e che gli immigrati ce li ha già da un pezzo: albanesi, africani, polacchi, gli stessi di cento altri posti. Anche i problemi e le polemiche sono quelli di cento altri posti: che la distribuzione sul territorio pare sempre squilibrata, che si potrebbe farla meglio, come no. Sempre la stessa storia, “not in my back yard”, al punto che su Repubblica di ieri capitava di leggere frasi come queste: «Le perplessità sollevate attorno all’arrivo dei 50 profughi hanno un certo fondamento. Certamente un fondamento superiore alla media delle perplessità che vengono regolarmente manifestate da tutti i piccoli comuni che si trovano in situazioni analoghe». E te pareva. Forse andrebbe semplicemente detto che Capalbio è un posto come un altro, che la sinistra “chic” conta niente e che al limite è condensata ai bagni de “L’ultima spiaggia”. Anche i capalbiesi a loro volta sono italiani come altri, gente che teme per i propri affari e che al limite ci mette un ricarico di chiusura toscana spigolosa e benpensante. E comunque vedrete: alla manifestazione di protesta, quella annunciata per il 25 a Capalbio, la sinistra non si farà vedere.
Che poi “la sinistra di Capalbio” è uno stilema che non esiste, cioè: esiste il sindaco piddino, esiste un’anonima giunta di sinistra, esistono tanti cittadini inconsapevoli del Salvini che è in loro: ma il resto, i vip, è una proiezione passata, ex giovanotti alla Carlo Caracciolo che si opposero alla costruzione della centrale nucleare di Montalto di Castro, si opposero al passaggio dell’autostrada della Maremma ne loro “giardino”, consacrarono la modernizzazione comunista col pubblico bacio tra Achille Occhetto e la compagna Aureliana Alberici. Poi basta. È un posto di mare. Tra pochi giorni i romani se ne andranno, e per i 130 residenti invernali di Capalbio saranno immigrati loro.