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 2016  agosto 19 Venerdì calendario

Mps, Viola e Profumo indagati per i derivati

Con i tempi della giustizia, non sempre allineati agli altri, arriva l’avviso di garanzia all’ad del Monte dei Paschi Fabrizio Viola e all’ex presidente Alessandro Profumo, per falso in bilancio e manipolazione del mercato. L’ipotesi è di non corretta rappresentazione contabile delle vecchie operazioni in derivati “Santorini” e “Alexandria”.
«Un atto dovuto – fa sapere la banca senese, confermando la notizia della Reuters – che origina dall’esposto di un azionista che peraltro, in sede assembleare, aveva proposto l’azione di responsabilità nei confronti dei predetti, azione respinta con sostanziale unanimità dei voti». Accadde lo scorso aprile, come strascico polemico delle rivendicazioni condotte dal socio Giuseppe Bivona, oggi consulente con Bluebell ma in passato banchiere d’affari a Londra, attivo sui derivati. «È da inizio 2013 che sostengo che Mps ha falsificato bilanci e prospetti – commenta Bivona – come riconosciuto dalla stessa banca nel dicembre scorso. Ho grande fiducia nella giustizia italiana». Milano indaga da anni sul filone, ma qui ha accolto, per competenza territoriale, il fascicolo trasmesso a luglio dai pm di Siena, dopo un’indagine frutto di esposti “gemelli” delle associazioni di consumatori. I magistrati avranno 18 mesi per decidere se chiedere il giudizio per i due banchieri. Ma l’avviso ha intanto il difetto di indebolire, sul piano reputazionale, il capoazienda che dal 2012 tenta di ristrutturare la banca, e a novembre – dopo la vendita di sofferenze da 10 miliardi ad Atlante – chiederà 5 miliardi ai soci, un tris dopo gli aumenti 2014 e 2015 per 8 miliardi. Come è emerso dalla semestrale Mps alcuni soci hanno avviato le richieste danni – finora per 283 milioni legate anche alle ipotesi di contabilità scorretta al vaglio delle procure. Mps ieri ha perso il 2% a 0,239 euro e capitalizza 689 milioni, minimo storico.
La vicenda risale alla gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Che nel 2008-2009, cercando di nascondere perdite per centinaia di milioni, ristrutturarono i veicoli d’investimento Santorini e Alexandria, trasferendo tali perdite a volenterose banche d’affari (Deutsche Bank e Nomura) in cambio di gravose operazioni sintetiche che replicavano due polizze contro il default dell’Italia. Solo che, per non imbarcare nei bilanci Mps la volatilità insita in quei derivati miliardari (ed esplosa nel 2011 con la crisi sovrana), le scomposero in tre pezzi: una vendita miliardaria di Btp pluridecennali (titoli mai rinvenuti), il loro rifinanziamento a lungo termine (benché i pronti/termine raramente durino più di tre mesi) e una copertura rischi con scambio dei flussi cedolari. La lettera quadro di Alexandria, che riuniva le tre operazioni, fu trovata solo nel settembre 2012. Ma Viola e Profumo, intanto saliti al vertice, seguitarono a contabilizzare a “saldi aperti” le operazioni – chiuse qualche mese dopo confortati da una delibera Consob- Ivass-Bankitalia del marzo 2013.
Nel dicembre 2015 però Consob, convergendo sulle tesi dei pm milanesi, chiese e ottenne che Mps correggesse i bilanci fino al semestre 2015. Nel febbraio 2016 Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Mussari, Vigni e altri per Alexandria e Santorini, ritenendoli responsabili delle stesse ipotesi «fino al 30 settembre 2012»: sei mesi dopo il loro addio, perché solo allora si era rinvenuta la “lettera quadro”. Ma da allora i bilanci li firmano Viola e Profumo.