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 2016  agosto 19 Venerdì calendario

Lupo e Nicolai non ce l’hanno fatta: è argento sulla sabbia

Se gli organizzatori delle Olimpiadi di Rio dovessero scegliere l’evento meglio riuscito di questi Giochi del 2016, i Giochi degli impianti vuoti, delle code chilometriche, delle rapine inventate e del disastro ecologico, be’ non ci sono dubbi, quell’evento non sarebbe la finale dei 100m di Bolt, né quella del salto con l’asta di Thiago Braz da Silva, ma sarebbe la finale del torneo di beach volley tra Brasile-Italia.
Sarà stata la location, Copacabana, sarà che tutto scintillava per via dei riflettori della pioggia da blade runner, sarà stato l’oceano agitato dietro gli spalti, ma mai dal 5 agosto ad oggi si è respirato tanto entusiasmo, tanta partecipazione, tanto calore, mai si sono visti, al naturale così tanti colori, così tanti suoni. Persino il pubblico brasiliano, una volta tanto è sembrato più impegnato a festeggiare e incoraggiare i suoi due eroi che non a fischiare gli avversari, Daniele Lupo (affettuosamente ribattezzato “o maestro italiano” dallo speaker) e Paolo Nicolai, i due ragazzi made in Italy che con la sola forza della loro classe hanno portato il beach volley italiano laddove mai nessuno prima, a una medaglia d’argento alle Olimpiadi. Anche se alla fine per gli azzurri, battuti 19-21, 21-17, rimane un po’ di delusione per un risultato sfiorato.
C’è la luna piena, come detto, e il Lupo certe cose le sente. L’Italia comincia subito con il piede giusto, i brasiliani sentono troppo la partita e sembrano decisamente nervosi (come dimostrano i due challange chiamati nelle prime cinque palle), così Danielino trova tutto lo spazio che vuole per imporre alla gara il ritmo che vuole, indugia meno del solito nei colpi sporchi e si dedica ad un lavoro il più preciso ed efficace possibile. Come per un istinto di compensazione il compito di sparigliare se lo assume Paolo Nicolai.
Ma dura poco, spinti dal vento di Sudest e dal calore di un pubblico scatenato, la coppia Alison/Bruno riesce a rientrare in partita e a portarsi sull’8-8. Un pareggio che fa molto male ai due italiani che d’improvviso si ritrovano con il freno a mano tirato, l’inversione dei ruoli si trasforma rapidamente in confusione, poi in inefficacia. Mentre ai due dall’altra parte riesce tutto. La gara diventa così molto equilibrata, anche se i brasiliani riescono a condurre meglio il loro gioco, e alla fine si aggiudicano il primo set.Nel secondo si ricomincia con i padroni di casa ancora su di giri e gli italiani sono sempre più intimoriti e confusi, dapprima Lupo discute con l’arbitro, poi una palla battuta in mezzo semina lo scompiglio.
L’arena capisce che il momento è delicato e intona un assordante “Brasil Brasil” mentre Nicolai ne approfitta per ripristinare un po’ di serenità. La missione sembra compiuta tanto che l’Italia si porta in vantaggio e conduce il gioco per qualche scambio. Ma proprio come già nel primo set, il ritorno dei brasiliani è micidiale e, trascinati dagli stacchetti di Disco Samba tra un punto e un altro, rovesciano la situazione in un dominio evidente. È il cuore della partita. Il momento decisivo, e nella grande altalena dei momenti, Bruno e Alison ci sono arrivati con una rincorsa emotiva invidiabile. Il resto è una manciata di punti strappati uno dietro l’altro a un ritmo vertiginoso per il tripudio di Copacabana.
Finisce nell’unico modo in cui poteva finire. Come la logica voleva che fosse, con i brasiliani a vincere l’oro di una disciplina che hanno inventato loro, proprio sulla sabbia in cui tutto iniziò.