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 2016  agosto 19 Venerdì calendario

Proposte di matrimonio in mondovisione. Perché?

Perlomeno il trentenne di Torino si era preso un rischio: a dicembre, arrivando con un mazzo di fiori fra il pubblico di un concerto di Jovanotti, aveva messo in conto il rifiuto. Il copione recitato della coppia arrivata mercoledì da Barcellona per la proposta e l’accettazione di matrimonio sul palco dell’Arena, in intesa con l’ufficio marketing, invece non prevedeva finale a sorpresa.
Che ci sarà, forse, nel caso dei tuffatori cinesi alle Olimpiadi di Rio: lei, ancora sul podio per la consegna della medaglia d’argento, pareva acconsentire al desiderio d’accasamento del fidanzato, ma adesso fa sapere al mondo attonito che un progetto così irreversibile impone riflessioni; gli ulteriori sviluppi sui migliori social network.
Negli stadi del baseball e nei palazzetti del basket americano è da anni che ci si inginocchia davanti all’amata e in favore di telecamera per offrire a reti unificate il momento cruciale, diciamo così. Come sono lontane le angosce per la limitazione della privacy in un pianeta ansioso di squadernare i momenti intimi, come se nulla avesse senso se non davanti a un pubblico. Facebook, Twitter, soprattutto Instagram sono la sublimazione del Secolo dell’Io (il Decennio dell’Io era il titolo di un libretto folgorante di Tom Wolfe, Anni Settanta, che anticipava di molto la questione); si sta avverando la celeberrima predizione di Andy Warhol sul quarto d’ora di celebrità che sarebbe spettato a tutti. Chi non ha da diffondere pensiero o arte, o magari non è interessato a farlo, propone la cronaca in diretta della storia d’amore, degli esiti della dieta, persino del decorso di una malattia. In fondo fu la grande intuizione delle trasmissioni della carrambata, perfezionate da quel genio forse del male, ma indiscutibile, di Maria De Filippi, che ha innalzato a interesse collettivo faccende fin lì privatissime: corteggiamenti, crisi familiari, ricongiungimenti. Abbiamo visto madri e figlie ricucire dopo decenni di freddo perché il perdono assume una particolare solidità se supportato da uno share: i panni sporchi vanno lavati in piazza.
Guardate, qui di innocenti non ce ne sono. O si contano sulle dita di una mano. Sarà capitato a tutti voi di fotografare un tramonto spettacolare non con l’idea di goderne ma con quella di condividerlo via Internet: importante non è più il tramonto in sé ma la resa in pixel, si scatta e riscatta la foto alla ricerca della luce giusta perché sia capace di attrarre un numero adeguato di like. La tendenza umana a preoccuparsi più dell’apparenza che della sostanza ha trovato con la tv e soprattutto con i social gli strumenti adatti. La vera Second Life è oggi, si agganciano on line le foto delle gambe appena depilate, della torta sfornata, del risveglio la mattina, delle vacanze in costume da bagno: tutta l’essenza della nostra quotidianità – dalla più sacra alla più banale – può essere messa su un palcoscenico perché di sotto ci sarà qualcuno che guarda e commenta e partecipa e si congratula e ci trasforma nell’ombelico del mondo. Se è degna di nota la smaltatura delle unghie dei piedi, chissà un matrimonio, o anche soltanto un nuovo fidanzamento da celebrare davanti ai follower con profusione di cuoricini e giuramenti sacri: tanto si è sempre in tempo a cancellarli per fare spazio al prossimo selfie esistenziale.