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 2016  agosto 19 Venerdì calendario

Conversazioni private con François Hollande

François Hollande adora parlare, per di più con i giornalisti. Lo ha fatto in maniera sistematica con due di loro, Antonin André e Karim Rossouli, dal 2012 in poi. È nato così il libro «Conversazioni private con il presidente», che uscirà per Albin Michel tra pochi giorni. Ma già circolano ampi estratti. Hollande parla a 360 gradi: una narrazione sincera, a tratti involontariamente surreale. Che lascia i soliti dubbi sul personaggio.

Sarkozy, l’eterno nemico
Se Hollande si presentasse alle presidenziali del 2017, «è lui che affronterei: non vedo proprio come potrebbero impedirglielo». Insomma, alle primarie della destra in novembre sarà Sarkozy a vincere: Hollande non ha dubbi. Secondo lui, «il tipo ha più qualità degli altri, ma anche più difetti». Ne evoca «la brutalità». Se la prende pure con uno dei suoi amici, il magnate Vincent Bolloré, «un pirata» per le sue scalate. È un «cattointegralista».
L’incomunicabilità di Valls
Hollande non rimpiange di averlo nominato premier. Ma poi bolla Manuel Valls quale «vittima della sua comunicazione». Gli rinfaccia di aver dichiarato che «terremo duro», prima ancora di presentare nei dettagli il progetto di riforma del mercato del lavoro, nel febbraio scorso. E di aver evocato da subito il procedimento d’urgenza per la sua adozione in Parlamento (senza il voto in aula), poi in effetti applicato. Per Hollande «non ha saputo parlare ai francesi». Ma lui dove era in quei mesi?
Che gentile Macron! Con il ministro dell’Economia, che ha da poco creato un suo movimento e manifesta aspirazioni presidenziali, Hollande è più tenero del previsto. Lo considera «gentile» e «di sinistra» (definizione negata a Emmanuel Macron dalla gauche pura e dura). Quando lo chiamò inizialmente come consigliere all’Eliseo, «accettò di dividere per dieci il suo stipendio di banchiere d’affari». Ricorda anche con compiacenza come lo ha rimesso in riga (secondo lui) ogni volta che il «gentile Macron» ha dato interviste scomode per il Governo.
Difficile fare il presidente
«È dura, ben più dura di quanto immaginassi», dice Hollande, quasi che uno debba compatirlo. Ritorna agli attentati del gennaio 2015: «Allora sono diventato presidente nello sguardo di tanti», perché ha gestito bene (lo dice di se stesso) l’emergenza dei giorni successivi. Riguardo alla promessa (non ancora mantenuta) di invertire la curva ascendente della disoccupazione, fatta fin dal 2012, parte in un delirio di cifre per giustificarsi. Per poi ammettere che «sono stato anche sfortunato». Quasi si trattasse di una partita a carte.
«Io già nella storia»
«Il dramma – dice Hollande – è quando uno abbandona il suo posto e le tracce lasciate sulla sabbia svaniscono via». Lui no, si è «assicurato già la posterità». Cita, fra gli altri, l’intervento militare francese da lui voluto in Mali e il matrimonio gay: convintissimo di se stesso (mentre macina record negativi di popolarità).
L’intimità di François 
Parlando della sua relazione con l’attrice Julie Gayet, accenna al matrimonio (non si è mai sposato, neanche con Ségolène Royal, da cui ha avuto quattro figli): «Non ci sono opposto per principio. Ma alla mia età diventa meno probabile. Però, non si sa mai». La sua solita capacità di dire tutto e il contrario di tutto.
Di nuovo leader? 
È la domanda che si pongono ora i francesi: avrà Hollande il coraggio di ripresentarsi candidato nel 2017? Nonostante il forte scontento? Lui dice che «farei questa scelta, se ci fosse una possibilità di vincere». Per poi aggiungere che «potrebbe essere una liberazione non esserci più». La consueta manfrina. In realtà è chiaro che lo rifarebbe. Eccome.