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 1916  febbraio 27 Domenica calendario

Necrologi

Edoardo Bonafini
Mercoledì 9 febbraio – mentre nell’“hall” dell’hotel Europa, a Torino, stava conversando col suo capocomico e amico Ruggero Ruggeri – moriva per un’improvvisa crisi cardiaca, poco più che cinquantenne, l’attore Edoardo Bonafini. Con lui scompare chetamente dal mondo della scena uno dei migliori caratteristi che illustrarono il nostro teatro contemporaneo, da Ermete Novelli – che tiene ancora validamente il campo – a Oreste Calabresi – del quale dura tuttora vivo il rimpianto – a Virgilio Talli che, se non avesse ormai votato il suo artistico fervore alla creazione di perfette compagnie drammatiche, ci avrebbe certo dato del suo singolare temperamento d’attore, quella misura che è rimasta indimenticabile, nel nostro ricordo, legata alla figura del vecchio attore nell’Albergo de’poveri di M. Gorki. Il Bonafini mosse i primi passi sulla scena sotto la guida lucida e sapiente di Luigi Monti – un grande maestro del passato –; poi, fu successivamente con Novelli, con la Compagnia Novelli-Leigheb, con Dina Galli, con la Compagnia Mariani-Zampieri e ora, da ben otto anni, copriva il suo ruolo nella Compagnia di R. Ruggeri – della quale era vicedirettore – segnando spesso d’un’impronta personale e d’un vivo tocco gustoso, sempre con bella e semplice spontaneità, le figure minori che vivevano all’ombra della giovane arte di R. Ruggeri. Nel Piccolo Santo, di R. Bracco, recentemente, il Bonafini aveva portato in primo piano, senza sforzarla, una parte di fianco, vestendola di tanta simpatica umanità. La figura di questo probo attore troppo presto scomparso – che, anche nella vita, era dritto e sincero, spesso fino all’asprezza – era artisticamente tipica. Piccolo, tozzo, tondeggiante, aveva nella voce chioccia una curiosa intonazione, piacevolmente petulante, tra l’indolente e il canzonatorio. Anche il mondo del teatro, con queste improvvise scomparse de’suoi figli più degni e rappresentativi, si va trasformando e innovando: e mentre la scaltrita arte di E. Novelli – l’ultimo grande caratterista di ieri – sorride bonaria attraverso la sua florida e resistente vecchiezza, già sicuramente accenna ad un rinnovamento del vecchio ruolo, il primo, forse, de’caratteristi di domani. Un giovane. Armando Falconi.
 
Francesco Pandolfini
Dopo Checco Marconi la morte ha colpito il celebre baritono Francesco Pandolfini, spentosi a Milano il 15 febbraio, a 79 anni. Fu ai suoi tempi un artista famoso; cantò alla Scala nell’Aida di Verdi, quando quest’opera fu data, come novissima, in Italia, nel 1872, diretta dallo stesso grande maestro; poi il Pandolfini ne fu applaudito interprete anche a Parigi, ed in altri teatri stranieri ed italiani. Verdi lo ebbe carissimo. Fra artista di bella mente, di spirito sempre vivo, vibrante.
 
Roberto Centaro
Misteriosa, inesplicabile la morte avvenuta a Londra, per suicidio, il 14 febbraio, del cav. Roberto Centaro, primo segretario dell’ambasciata italiana nella capitale britannica. Era nativo di Roma, non aveva che 35 anni; diplomato nell’Istituto superiore di Firenze, era entrato nella diplomazia italiana nel 1903; fu a Washington; e per i suoi incontestabili meriti era stato promosso a Londra nel marzo dell’anno scorso. Fra studioso, pensoso, operosissimo; non aveva abitudini mondane; era un saggio, un puritano; ma non godeva di una salute resistente; ed attribuiscesi l’atto disperato di lui ad un accesso di neurastenia.
 
Antonio Sayno
A Milano l’ing. prof. Antonio Sayno. Da studente si arruolò con Garibaldi per la campagna del ’66; laureatosi poco dopo – ancora giovanissimo – fece parte del corpo insegnante del Politecnico di Milano, al quale dedicò la sua laboriosa vita, come professore ordinario ili Scienza delle costruzioni e Geometria descrittiva. Fondò nel 1896 il laboratorio sperimentale per i materiali di costruzione. Fu membro effettivo dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, e autore di numerose memorie scientifiche. Fu anche sindaco di Monza. Aveva 71 anni.