L’Illustrazione Italiana, 27 febbraio 1916
L’on. Andrea Torre presidente della Stampa Italiana
Durante il suo breve soggiorno a Roma Aristide Briand ha ricevuto anche i rappresentanti delle Associazioni giornalistiche italiane e locali e i direttori dei giornali quotidiani della capitale. In quell’occasione si rese interprete autorevole del pensiero e del sentimento della stampa italiana l’on. Andrea Torre, nuovo presidente dell’Associazione della Stampa periodica italiana in Roma, al cui discorso, riportato da tutti i giornali, rispose il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica francese, riaffermando la necessità dell’accordo fra le diverse nazioni dell’Intesa. L’on. Torre, il quale come presidente dell’Associazione della stampa di Roma, ha assunto 1’ufficio tenuto da uomini come Francesco De Sanctis. Giacomo Dina, Ruggero Bonghi, Romualdo Bonfadini. Luigi Luzzatti e Salvatore Barzilai, è anche presidente della Federazione nazionale tra le Associazioni giornalistiche italiane costituitasi da quasi un decennio e che ebbe per primo presidente l’onorevole Barzilai.
L’on. Torre fece le sue prime armi nel giornalismo letterario e filosofico a Napoli nel 1885-86, e nel giornalismo politico a Roma nel Diritto e poi nella Riforma di cui fu pure per qualche tempo direttore. Appartenne fino dalla fondazione al Giornale d’Italia come redattore perla parte politica; da nove anni è corrispondente politico da Roma del Corriere della Sera; nel frattempo ha avuto la rappresentanza alla Camera del Collegio di Torchiara (Salerno) e fece parte di numerose e importanti commissioni, specialmente di indole scolastica e di alta coltura, lasciando dovunque traccia notevole della sua opera. L’on. Torre è uno dei più autorevoli scrittori italiani di politica estera: sicché può dirsi che all’opera sua è in gran parte dovuto il recente orientamento dell’opinione pubblica liberale in Italia.
Occupandosi della sua opera di giornalista e propagandista, un collega, su un importante giornale della capitale, così scrisse di lui: «Tra Salvatore Barzilai – che nei comizi e nel Consiglio della Corona rappresentò l’irredentismo di nascita – e Gabriele d’Annunzio – che dallo scoglio di Quarto alla vetta del Campidoglio or con l’orazione togata dalle lasse tradizionali, or con i discorsi tribunizi dalle frasi roventi rappresentò l’irredentismo nell’arte – tra il nato a Trieste e il poeta di Trieste – Andrea Torre rappresentò la dottrina dell’irredentismo nelle sue varie e molteplici attinenze con i problemi più ardenti e più vitali della nazione, nel suo essere e nel suo divenire, nel suo presente ricco di promesse, nel suo avvenire ricco di fati».
Parlamentare fra i meglio quotati e di larghe aderenze, seppe finora resistere alle lusinghe del potere, preferendo di rimanere nel giornalismo militante, al quale – nel nuovo alto ufficio che ora ricopre – potrà rendere cospicui servigi, specialmente in un ora come questa in cui si stanno elaborando i nuovi destini della patria.