L’Illustrazione Italiana, 27 febbraio 1916
Corriere
La neve!... Cannonate d’allarme a Mitano e bombe italiane a Lubiana. L’eroico capitano Salomone. Il successo dei russi ad Erzerum. L’ambasciatore Tittoni a Nizza e la guerra attuale. Cinquantadue miliardi dell’Inghilterra. Le bombe aeree e un deputato badese. La giustizia del palazzo di Giustizia!...
La novità, la novità vera, non sono gli aereoplani combattenti, né le loro bombe, né le cannonate di preavviso che, lunedì scorso scossero improvvisamente Milano. La novità vera è la neve, che fino a tutto ieri sera, martedì, si era trattenuta dal far parlare di sé per tutto l’inverno, e che ieri sera – dopo una giornata aspramente rigida e ventosa – è scesa a cuoprire del suo candido e non lieve lenzuolo quei medesimi viali, quei medesimi tappeti verdi del parco, quelle piazze, quei tetti che domenica scorsa un sole poco meno che estivo, illuminava così fulgidamente, mentre il termometro segnava, domenica, fino venti gradi sopra zero, ed oggi ne segna appena due!...
Non c’è però da inquietarsi – siamo già nel periodo ventoso dell’inverno declinante – e il vento, come improvvisamente ci ha portata la neve – presto la porterà via e rigodremo il tepido sole!...
Tale, del resto, è la vicenda, non pure della vita atmosferica, ma di tutta la vita, in tutte le sue forme.
L’altro lunedì su Milano gli aereoplani nemici improvvisi, e quindici vittime innocenti. Lunedì questo, nuovo allarme, cannonate ammonitrici, suono di cornette per le vie, volata rapida degli aviatori nostri contro i nemici lontani... rimasti lontani, impossibilitati di tentare su Milano la rappresaglia che forse meditavano, in ricambio della giusta rappresaglia che una squadra di sette nostri aereoplani Caproni compì audacemente venerdì – 18 febbraio – su Lubiana. Fu questa un’impresa di cui l’aviazione militare italiana dovrà andare lungamente altera.
Sette – ho detto – furono gli aereoplani Caproni che mossero verso Lubiana – la città dove, nel 1820, si raccolsero i sovrani della Santa Alleanza, a far fare al re di Napoli, Ferdinando I, il nasone, penitenza dell’essersi lasciata strappare dai Carbonari la costituzione, ed a preordinare la spedizione punitiva austriaca del maresciallo Frimont!... Sempre incursioni austriache, nei secoli, su questa povera Italia. Ma è venuta l’ora delle incursioni italiane nei tristi domini dell’Austria!...
Venerdì, dunque, da uno dei nostri campi di aviazione sul fronte, una squadriglia di sette nostri aereoplani Caproni, si levò dirigendosi verso Lubiana. Uno degli apparecchi, per un guasto al motore, dovette atterrare e ripartire più tardi. Gli altri sei, in bella formazione si avanzarono rapidi: e ben presto furono attaccati dagli agilissimi Fokker austriaci, che però perdettero un po’di tempo per prendere quota. I nostri li oltrepassarono; e la squadriglia nemica si sfogò ad attaccarli alle spalle, sperando invano di distoglierli lai loro obbiettivo.
Lubiana fu raggiunta – tutte le bombe dei nostri – ognuna contenente più di cinquanta chilogrammi di alto esplosivo – furono scaricate sulla città, e gli effetti è facile immaginarli. I bollettini austriaci si sono ber guardati dal descriverli!... Dopo un’ora arrivava su Lubiana anche il settimo nostro aereoplano ritardatario, certo non più aspettato, e compì la sua missione punitrice. Degli altri sei, uno, danneggiato, fu costretto ad atterrare in terra nemica, dopo avere lanciate le sue bombe, e gli ufficiali che lo montavano rimasero prigionieri. Un altro, colpito da uno shrapnell delle batterie antiaeree austriache, scese a bassissima quota, lasciando cadere tutte le sue bombe nel centro di Lubiana, poi si buttò verso il mare, raggiungendo la linea italiana dalle lagune di Grado. Un altro, pilotato da un capitano – Salomone – che il Re ha premiato con la medaglia d’oro al valore – poté arrivare di ritorno a Palmanova dopo un’epica lotta.
I due ufficiali osservatori che accompagnavano il Salomone, erano rimasti uccisi dalle scariche delle mitragliatrici dei Fokker che insistentemente circuivanlo ed attaccavanlo. Salomone era ferito gravemente alla testa: il sangue gli colava sugli occhi e gli riempiva il caschetto; gl’impediva spesso di orizzontarsi. Ciò nonostante, sebbene i cadaveri dei due osservatori gl’impedissero di manovrare il timone di elevazione e la leva per il gancio delle bombe, egli riuscì a raggiungere il territorio italiano riportando seco nella navicella del Caproni i cadaveri dei due compagni. Agli aviatori nemici, che volandogli sopra, sotto e da tergo, gli imponevano di scendere e di arrendersi e ad ogni suo rifiuto ricominciavano a mitragliarlo, rispose sempre sdegnosamente; e lunedì, il generalissimo Cadorna, abbracciando l’ammirevole eroe, gli fregiò il petto dell’aurea medaglia meritata!...
In origine, questo soldato mirabile, era un modesto ufficiale commissario: non era nato per trascinare la sciabola incruenta negli uffici della contabilità militare: chiese insistentemente ed ottenne di passare, come il suo ardente cuore sentiva, nelle squadre degli aviatori; guadagnò una medaglia d’argento al valore in Libia; e, come buon sangue non mente, si è ora coperto di gloria nell’attacco punitivo su Lubiana.
Anche dalla Francia il telegrafo reca notizie di magnifiche, audacissime imprese aviatorie. Vi sono state nell’aria, su vari punti del fronte franco-belga, vere battaglie. Sette velivoli tedeschi ed un grande Zeppelin – il 77 – sono stati abbattuti dai francesi, attaccanti il nemico con superiorità incomparabile!...
Poi c’è il grande successo dei russi, resisi padroni di Erzerum. Un successo superiore a quello della presa di Przemysl, poiché Erzerum – non pare dubbio – potrà essere conservata dai russi, che si sono già spinti fin oltre Musch. Una bella veduta panoramica della zona asiatica dove si svolge la grande lotta, illustra efficacemente, in questo numero, la impressionante avanzata dei russi verso la Persia e verso l’Asia Minore.
Già nella primavera del 1915, varie disfatte avevano rigettati i turchi dalla Transcaucasia, dove si sforzavano di raggiungere Kars, respingendoli sulla loro frontiera, poi sul loro territorio. Allora i comunicati di Pietrogrado e di Costantinopoli narravano ogni giorno un fatto di guerra nella regione di Olty, o di Medchingert o di Alachgert.
Le cose proseguirono immutate per la maggior parte dell’estate. In autunno, dopo l’invasione tedesca in Polonia e la ripresa di Przemysl da parte degli austro-tedeschi, il granduca Nicola fu tolto dal teatro della guerra austro-tedesco e fu mandato vice-re nel Caucaso. Non si vide, immediatamente, un cambiamento notevole nel proseguimento delle operazioni. Pure, a poco a poco, questo teatro delle ostilità russo-turche si venne animando di nuovo. A l’estremità occidentale, lungo il Mar Nero, i turchi indietreggiarono, e del pari, in modo più deciso, all’estremità orientale, nella provincia persiana dell’Asserbeidjan, dove furono incalzati verso il lago d’Urmia. Ed indietreggiarono pure, dopo peripezie diverse, nella provincia di Van, sulle due rive del lago di questo nome. Poi vi fu una nuova sosta.
I Russi preparavano un’avanzata decisiva al centro, sulla grande strada da Kars ad Erzerum. È questo un paese arido, privo di
risorse, molto accidentato, e l’inverno vi è di un rigore eccezionale. Tuttavia, questi ostacoli furono dai russi sormontati. Cominciò la capitolazione di un forte, poi di tutti i forti proteggenti Erzerum, che, dopo cinque giorni di epici assalti, si arrese. Mille cannoni – non di modello recente, trattandosi di artiglieria turca – furono presi dai russi. I turchi vi perdettero, tra uccisi, feriti e prigionieri, non meno di 40.000 uomini. I loro rinforzi non arrivarono in tempo, e retrocedono. La disfatta turca supera, in effetti morali, la portata di un grave episodio locale: i turchi, specialmente nelle provincie asiatiche, sono di facile, subitanea demoralizzazione. Erzerum era nelle loro mani dalla metà del secolo XVI. I russi se ne impadronirono, per breve tempo, nel 1829; poi la dominazione turca vi si piantò di nuovo coi metodi di barbaro sfruttamento, che, al primo urto vigoroso, dovevano condurre gli ottomani alla sconfitta, accompagnati, non v’ha dubbio, dalle maledizioni delle popolazioni cristiane armene, da essi iniquamente torturate nei secoli.
Erzerum era una «chiave di posizione». Ma la guerra attuale non dà più il valore di una volta alle «chiavi di posizione». Erzerum non è solamente uno dei punti più importanti dell’Armenia turca, ma è posto alle origini della vallata del Kara-Su, uno dei rami dello storico Eufrate, che discende verso la Mesopotamia dopo avere attorniato, a ponente, il Taurus armeno. Il confluente con l’Eufrate è nella regione di Karput, e questa vallata è del pari, alle sue origini, nelle mani dei russi, nella regione di Melazkert.
Le fantasie, naturalmente, non mancano di correre. C’è chi vede i vincitori di Erzerum avanzarsi vittoriosi nella Mesopotamia – nelle terre del Vecchio Testamento!... Ma quante montagne vi sono da valicare, quante centinaia di chilometri da percorrere, ed in quali condizioni!... Non bisogna seguire le fantasie fin così lontano.
Ora come ora, la presa di Erzerum rappresenta sopra tutto la conquista di una provincia turca da parte dei russi, e lo sfasciamento di uno dei sette eserciti messi dal governo turco di Enver pascià al servizio delle ambizioni e delle arroganze teutoniche. L’importanza del successo russo sta anche nell’effetto che esso produrrà sulla mentalità, sullo spirito pubblico dei turchi. È forse in previsione di questo che da otto giorni – la presa di Erzerum è avvenuta il 16 febbraio – i bollettini ufficiali turchi non fanno che ripetere: «nulla di nuovo!...».
Non si ode soltanto la voce del cannone. C’è anche qualche voce della diplomazia, che parla. Per esempio il nostro ambasciatore in Francia, senatore Tittoni. Egli è intervenuto domenica scorsa a feste di beneficenza franco-italiane a Nizza – delle quali i lettori troveranno incisioni illustrative in altra pagina – e rispondendo al saluto del sindaco della bella città, Tittoni ha parlato felicemente dell’attuale concordia franco-italiana, concordia che egli ha augurata durevole e salda «anche dopo la guerra» attuale, da lui qualificata così:
«Questa guerra è per la civiltà una macchia la quale non può essere cancellata che in un modo solo. Con una pace che ripristini la giustizia e il diritto e metta al sicuro, se non per sempre, almeno per lunghissimo tempo, l’umanità contro il ripetersi di simili catastrofi. Questa è la pace che invochiamo e per la quale combattiamo, né deporremo le armi sino a che non sia conseguita».
A questo fine altissimo convergono tutti gli sforzi degli alleati. Per questo lunedì scorso il primo ministro inglese, Asquith – mentre veniva pubblicato l’ordine reale per il reclutamento dei celibi in tutta la Gran Bretagna – presentava alla Camera dei Comuni una nuova domanda di crediti di guerra per altri dieci miliardi di franchi!...
Tale credito sarà suddiviso in due sezioni: 4 miliardi e 600 milioni per le spese di guerra sino all’esercizio finanziario 1915-16, che scade il 3l marzo, e 7 miliardi e mezzo per i primi due o tre mesi del nuovo anno finanziario. È questo il nono credito straordinario chiesto alla Camera dei Comuni dal principio della guerra, per l’importo totale, dall’agosto 1914, di cinquantadue miliardi e cinquanta milioni di franchi. La media delle spese di guerra della Gran Bretagna, compresi gli anticipi agli Alleati e alle dipendenze autonome dell’Impero, non eccedette, durante la seconda parte dell’esercizio finanziario 1914-15, i ventiotto milioni al giorno, ma è salita di recente sino a quasi 125 milioni al giorno. Dove si arriverà di questo passo?... L’ambasciatore Tittoni, nel suo discorso di Nizza, ha ricordato che egli, parlando alla Camera italiana, nel 1906, come ministro per gli affari esteri d’Italia, disse queste parole profetiche:
«Chi oserebbe affrontare senza un sentimento di orrore le conseguenze terribili di una guerra fra le grandi Potenze europee ? Chi, senza provarne eterno rimorso, vorrebbe esporre leggermente il proprio paese ad una guerra non necessaria? Se disgraziatamente una guerra dovesse scoppiare tra le grandi potenze, a mio avviso, le conseguenze potrebbero essere riassunte in una frase: «il fallimento dell’Europa»!...
Però, anche dove meno si penserebbe, si manifestano le resipiscenze. A Karlsruhe il deputato della seconda Camera badese, Hummel, ha presentato, a nome della frazione democratica progressista, una mozione a proposito del bombardamento di città aperte per mezzo di aereoplani, formulando voti perché i belligeranti si accordino di astenersi reciprocamente da simili bombardamenti. Karlsruhe, una delle città più vicine alla zona delle operazioni, fu già molto provata da incursioni di rappresaglia della squadriglia aerea francese. Chi sa se ora, anche a Lubiana, i magnati austriaci non siano dello stesso parere del deputato Hummel di Karlsruhe!... A Milano siamo filosofi ed aspettiamo, esperimentando il suono delle campane a stormo, e facendo salire in otto giorni da sei a dieci i milioni della sottoscrizione popolare per i bisogni locali della guerra!...
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Dunque – giustizia è fatta!... Il famoso così detto «scandalo» per i venti e più milioni perdutisi per tante vie diverse durante la costruzione a Roma del grande palazzo di Giustizia – il famoso scandalo, pel quale deputati si dimisero e non furono rieletti, e tre o quattro commendatori del mondo burocratico ed industriale furono mandati davanti ai giudici, è finito nel modo più divertente!... I titoli delle imputazioni, pian pianino, in cinque anni, strada facendo, si sono venuti trasformando; la sezione d’accusa ha trovato, man mano, che le cose non erano più così gravi, come, all’epoca dello scandalo, stampa e parlamento – in mancanza di altre bombe!... – avevano lasciato credere che fossero!... Così, reati pei quali sarebbe stata, probabilmente, necessaria la prescrizione trentennale, hanno potuto essere beneficiati della prescrizione decennale; e il Tribunale, nell’unica udienza da esso destinata a questa curiosissima causa, ha potuto vedere avvocati difensori e pubblico ministero concordi nell’invocare la prescrizione e l’ha accordata!...
Le parecchie centinaia di mille lire che l’istruttoria della causa avrà costato, sono andate a raggiungere i famosi venti milioni che nessuno ha mai più veduti – e il magistrato benevolo ha potuto sentenziare, non valere la pena di giudicare nel 1916 dei reati che furono consumati anteriormente al 1906, e che nel 1913, erano già prescritti!...
Per una giustizia così sbalorditiva, ci voleva proprio un palazzo così colossale, come quello dove la sentenza fenomenale è stata finalmente pronunziata!...