Il Messaggero, 18 agosto 2016
Quant’è facile fare i soldi in Rete con la droga
Nell’era di internet non ha più senso infilarsi in un vicolo scuro e rischiare di essere colti in flagrante mentre si compra qualche grammo di cocaina da uno spacciatore qualsiasi. Ormai è tutto a portata di click. Si può effettuare l’ordine da casa e ricevere in pochi giorni un anonimo pacchetto dal contenuto più impensabile: anfetamina, eroina, ecstasy, marijuana. L’elenco è pressoché infinito in un mercato che vale 200 milioni di dollari. Basta accedere al Deep Web, il lato oscuro della rete, grazie ai tutorial presenti su migliaia di siti, e il gioco è fatto. A quel punto si aprirà davanti agli occhi un mondo parallelo, dove tutto è possibile. Qui l’utente-acquirente, così come il venditore, è protetto dall’anonimato e svincolato da qualsiasi tipo di regola morale. E legale.
CHEMICAL LOVE
Si possono girare tranquillamente centinaia di corsie di supermarket virtuali. Tra i più famosi, il sito chiamato Chemical Love, chiuso poche settimane fa in seguito alle indagini della polizia tedesca. Era attivo da circa un anno, gestito da cinque persone di età compresa tra i 21 e i 60 anni. Tra questi anche un ex calciatore del VfB Stuttgart, Walter Kelsch che nel 1984 vinse la Bundesliga. Nell’ultimo anno di attività, il sito aveva effettuato circa 1.500 spedizioni, ricavando 1,3 milioni di euro. Nel corso dell’operazione, i poliziotti tedeschi hanno sequestrato quattro chili di eroina, 54 chili di anfetamine e 25 mila pasticche di ecstasy. Droghe immagazzinate nei soli locali presenti in Germania, dato che i gestori del mercato virtuale avevano altri depositi sparsi in Europa.
Oltre agli stupefacenti, sono stati sequestrati anche diversi server in Bulgaria e nei Paesi Bassi, dove sono contenuti tutti i dati del sito. E sono proprio Germania, Olanda e gran parte dei paesi dell’Est europeo quelli più attivi sul fronte della vendita online di droghe e sostanze illecite. Secondo il report dell’Osservatorio europeo sulle droghe, i prodotti a base di cannabis e l’Mdma, insieme a una serie di farmaci, sono le sostanze illecite vendute più di frequente sui mercati della rete oscura.
Realtà virtuali che si sono mostrate molto resistenti al contrasto da parte della polizia. Nel 2015, sono stati chiusi due dei più grossi mercati, Agora ed Evolution: una serie di operazioni ben orchestrate dalle forze dell’ordine a cui, però, è seguita una nuova strategia da parte dei venditori: decentralizzare sempre di più il mercato, con venditori indipendenti costantemente attivi su più siti per ridurre drasticamente il rischio di essere intercettati. La rapida evoluzione del settore, favorita dalla sempre maggiore diffusione di Internet, dall’utilizzo di nuove tecnologie di pagamento, dalle innovazioni nella cifratura, fa sì che per le risposte sociali sia difficile stare al passo coi cambiamenti. «Ci saranno più venditori indipendenti, e i siti grossi saranno meno attraenti», spiega Tim Bingham, ricercatore che ha pubblicato numerosi studi sui mercati della droga online. «Gli utenti tenderanno a cercare mercati minori, che danno meno nell’occhio».
Un mercato che sfrutta, quindi, la frammentazione e la velocità di Internet, il suo anonimato e i prezzi più vantaggiosi rispetto alle piazze tradizionali: questo, ovviamente, aumenta la pericolosità del prodotto, quasi sempre roba chimica composta da principi attivi sconosciuti agli ignari compratori. Ma anche su questo fronte i venditori si sono organizzati: su ogni sito, proprio come accade su Ebay o Amazon, al nome dello spacciatore, fittizio, si accompagna molto spesso una valutazione e una recensione scritta dai clienti, che consigliano altri utenti sull’affidabilità del venditore, una specie di Tripadvisor della droga.
Cocaina, ecstasy e cannabinoidi sintetici si possono pagare con una ricarica su Postepay o con un accredito di Bitcoin, la moneta virtuale del mercato unicodel Deep Web. L’utilizzo del conio virtuale rende particolarmente ostico identificare gli utenti che vendono e comprano sul web. Gli scambi da una persona all’altra non prevedono l’uso di nome e cognome, ma solo quello di indirizzi univoci, difficilmente rintracciabili.
LA LOTTA AI TRAFFICANTI
Nella battaglia al mercato delle droghe online è sceso in campo anche l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc). Il primo problema sollevato dall’Unodc riguarda le varie sovranità nazionali: quando la polizia scova un utente online, le autorità non sanno mai effettivamente dove questo vive e opera. Quindi è difficile disporre l’arresto o bloccarne l’attività se chi compie il reato non è sotto la loro diretta giurisdizione. E per questo l’Ufficio delle Nazioni Unite ha proposto una condivisione dei dati in mano alle diverse intelligence, anche con la possibilità di accedere ai dispositivi di chi è accusato di smerciare droga online, con buona pace della privacy assicurata dalle grandi aziende informatiche.