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 2016  agosto 18 Giovedì calendario

Nessuno tocchi la gatta di Karl Lagerfeld

Choupette lo ha reso una persona migliore. «Non so: magari meno egoista – ha detto più volte nelle interviste –. Non avrei mai pensato che mi sarei innamorato così di una gatta. So che è grottesco, ma cosa posso farci?». Karl Lagerfeld con astuzia felina si diverte a sviare il discorso dalla moda per parlare della sua gatta, una birmana dal manto bianco sfumato oro con gli occhi blu. Nessuno immaginava che un amico a quattro zampe potesse influire tanto sulla sua vita, fino a diventare – s’intuisce – l’essere più amato dal monumento vivente della moda, da 33 anni direttore creativo di Chanel e da oltre 50 legato a Fendi, le più lunghe collaborazioni al mondo, tanto più incredibili oggi che gli stilisti vengono sostituiti alla velocità della luce.
È Lagerfeld, 80 anni, a definire l’incontro con la sua Choupette qualcosa di miracoloso. Fin da piccolo gli è sempre piaciuto stare solo. Passava le giornate a disegnare. Non giocava mai con altri bambini «li trovavo stupidi». Forse perché sua madre Elizabeth, violinista, lo trattava da adulto. «Una femminista dura. Il generale di famiglia era lei» ha rivelato, ammettendo anche di assomigliarle. «Era solita ricordarmelo: “Tu sei come me, ma non così in gamba”». Morale, la solitudine non gli ha mai fatto paura. «È brutta se stai male e non hai di che vivere. Sennò è un lusso». Choupette non era destinata a lui. A soli tre mesi l’avevano data a un amico, il modello Baptiste Giacobini, che gli chiese di tenergliela durante una vacanza di Natale. Poi quando è tornato, gli ha detto di avere già un altro gatto, «che è pure diventato grasso», ha chiosato Lagerfeld. La ripudiata Choupette diventa così la gatta più famosa e ricca del pianeta. «Fa un sacco di lavori», ha spiegato Lagerfeld con la sua distaccata ironia a The Cut. In un anno ha guadagnato 3 milioni di euro. Come modella vanta un calendario per Opel, un contratto con Shu Uemura e redazionali con Laetitia Casta e altre top su Vogue, Harper’s Bazaar... Non le permette invece di fare reclame a cibi per animali: lei è troppo sofisticata.
E poi via con gli elogi: «Choupette ha qualcosa di unico, è come un essere umano, ma la cosa positiva è che è silenziosa. Odia gli altri gatti e anche i bambini. Sta sempre con me, ma ha due persone che si occupano di lei, Françoise e Marjorie, la coccolano con baci e abbracci benché io creda che neanche le piacciano e infatti io non gliene do» ha raccontato a Vanity Fair. Le ha dedicato anche un libro Choupette. The private life of high flying fashion cat. In copertina il designer un po’ alla James Bond con Choupette sulle ginocchia. Dentro le ricette dei suoi pranzetti, le foto e le abitudini: «Ha una guardia del corpo e un veterinario personali, viaggia con le borse Vuitton su misura, mangia a tavola in ciotole argentate. Tra le cose che odia: farsi tagliare le unghie, spray e profumi vari, voci stridenti, bagnarsi. Adora intrufolarsi in cabina di pilotaggio e salire sulla mia scrivania. Ama la Provenza, ma è prevalentemente una cittadina un po’ pigra».
Sembra fare di tutto per apparire snob Karl, ma chiunque lo abbia incontrato sa che dietro le lenti scure trapela molta più umana complessità. Gli piace definirsi «un po’ cartoon» e alimenta il fumetto dello stilista con il codino e la sua gatta sul profilo Instagram @Choupettesdiary (85,7 mila follower). Da Tiffany Cooper ha fatto disegnare le sue vacanze semiserie con Choupette. «Lei è al centro del mondo e se la vedi capisci perché. È una sorta di Greta Garbo. Ha qualcosa di speciale, il modo in cui si muove, gioca. Per me diventa un’ispirazione d’eleganza». Esagerazioni? «Che c’è di male? Non dà fastidio a nessuno». Gli psicologi dicono che se prendi un animale e riesci a occupartene per due anni sei pronto alla convivenza con un umano. «No no, non ho mai amato quel tipo di promiscuità – riecco il Lagerfeld misantropo —. Il matrimonio non fa per me. Ho bisogno del mio spazio e non voglio responsabilità. E quelli come me non possono avere figli, li vizierei a morte, come Choupette». Intanto, però, alla sua gatta permette di dormire sul cuscino e ha già pensato anche al futuro: «Ha la sua piccola fortuna, in caso mi succedesse qualcosa. È un’ereditiera. Chi si occupa di lei avrà tutte le risorse per trattarla bene e faccio anche donazioni alla fondazione Brigitte Bardot per i gatti che non hanno la fortuna di Choupette». Più responsabile di così...