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 2016  agosto 18 Giovedì calendario

La trasformazione degli atleti cinesi, che vincono di meno ma ridono di più

Rio de Janeiro La lunga marcia olimpica si è interrotta. O almeno è in sosta. La Cina è più simpatica, ma meno vincente. I Cinque Cerchi sembrano non essere più una priorità, ora i sogni sono sul calcio sul quale piovono miliardi. Scordatevi la supremazia di Pechino 2008: 51 ori e 100 medaglie. Ai Giochi di Londra 2012 la Cina è arrivata seconda con 38 ori e un totale di 87 medaglie, ben distante dalla Gran Bretagna terza con 29 ori. Qui oscilla tra terzo e secondo posto, ma fatica a tenere testa alla Gran Bretagna. Cosa mai vista: dal 2004 la Cina era stabilmente dietro l’America, prima.
Compagni, che succede? Mancano le medaglie della ginnastica (nessun oro, peggior risultato dall’’84, You Hao è caduto nelle parallele), del tiro, del sollevamento pesi, mancano i due ori di Sun Yan nel nuoto, uno nei 400 stile e l’altro nella gara dei 1.500 vinti da Greg Paltrinieri, solo bronzo nel doppio misto del badminton. Si è distratto il paese, la sua dirigenza o il suo sport? O la nuova frontiera non è più quella olimpica?
Sì, certo i suoi atleti sono più umani, aperti, molto social, ma anche molto meno campioni. Fu Yuanhui, 20 anni, quarta nei 200 misti, terza nei 100 dorso, dichiara alla tv Cctv che non ha potuto nuotare bene perché aveva mal di pancia. «Mi sono venute le mestruazioni». Le ragazze cinesi esultano: finalmente è caduto un tabù. Parlare di assorbenti interni non sarà più considerato inappropriato. Il nuotatore Sun Yang piange per la sconfitta nello spogliatoio e posta la sua foto: è boom di offerte di consolazione. Novità assoluta: l’eroe perdente. Il campione che mostra la sua fragilità. È il nuovo corso, voluto dall’alto: mostrarsi non più robot, senza emozioni, programmati per l’oro. Ma persone con delle storie, con un’empatia verso la gioventù del mondo. Cosa sconosciuta in Cina, dove anche l’automatismo del cuore era soggetto a disciplina. Alla vigilia dei Giochi Atene 2004 quattro atleti del tennis tavolo vennero cacciati dalla nazionale. «Rovinano la preparazione olimpica». In realtà perché facevano coppia. Hou Yingchao, numero 35 del mondo, e tre ragazze: Li Nan (n.3), Bai Yang (n.25) e Fan Ying (n.15). Yingchao e Nan erano fidanzati tra loro. Yang, la più bella, stava con Ma Lin numero uno, Fan Ying con Wang Hao, n. 3. Ma la Cina nello sport vietava i legami sentimentali. Servire il popolo, magari anche gli sponsor, ma non l’amore. Addio, mio concubino. La nazionale era privilegio e caserma. Sì, signor allenatore: non lo faccio più, signore. Sei mesi di squalifica al giovane Qiu Yike per ubriachezza. Multa salata di mille euro al tecnico Liu Guoliang che non aveva vigilato sulle notti del suo atleta. Ding Song, campione del mondo nel ’95, allontanato tre volte per disobbedienza. Mandava a quel paese il coach? No, ma fumava e imprecava. Punito due volte anche il diciottenne Chen-Qi, giovane promessa. Perché? «Lo sa lui, perché». Alla divina dei tuffi Wu Minxia, prima donna a vincere per quattro volte il titolo, fu nascosto a Londra che la nonna era morta da un anno e che sua madre lottava da tempo contro un cancro al seno. Motivazione ufficiale: «Per non farle perdere la concentrazione».
Ora è tutto cambiato: con il tuffatore Qin Kai che in diretta tv durante la premiazione s’inginocchia e chiede la mano della compagna He Zi. Operazione simpatia riuscita. Prima i campioni perdevano, piangevano, e dovevano subire l’onta. Nell’88 il ginnasta Li Ning (quello che nel 2008 camminò nell’aria nella cerimonia d’inaugurazione) non riuscì a salire sul podio, dopo aver vinto tre ori nell’edizione precedente, e fu accolto in patria da una valanga di lettere piene di odio, qualcuno gli spedì persino delle lamette da rasoio. Il sollevatore Jingbiao Wu, argento a Londra, dichiarò: «Mi sento terribilmente in colpa per aver deluso il paese». Sempre nel 2012 una folla di giornalisti cinesi aspettò per intervistare Yi Siling, oro nella gara femminile di fucile ad aria compressa, ignorando Yu Dan, che usciva con “solo” il bronzo al collo. Adesso non c’è problema: vincitori e vinti sono uguali. Un bel selfie e la rete è contenta.
E il partito che dice? Guida la nuova rivoluzione per far fare gol al pallone. Il primo segretario generale del partito comunista, Xi Jinping, molto appassionato di calcio, si è impegnato con un programma decennale per rivalutare con 800 miliardi l’economia sportiva locale. In più ha chiesto come era messa la squadra per i Giochi invernali del 2022 che saranno ospitati a Pechino. «Male», gli hanno risposto. «Dobbiamo provvedere». La Cina deve imparare a scivolare su sci e ghiaccio. Quindi altri investimenti per fare bella figura. A Rio la Cina è arrivata con 416 atleti e con un orizzonte di 36 ori che ora però sembrano un miraggio. Gao Zhidan, uno dei vicepresidenti del comitato olimpico, dice che ora il paese non ha più bisogno di mostrare i muscoli. Almeno non il «quel» modo. In Cina però pare che il primo segretario non la stia prendendo bene: relax, be happy. Ma così è troppo.