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 2016  agosto 18 Giovedì calendario

C’è quella vecchia canzone di Brian Hyland, anno 1960, che fa «Itsy Bitsy, Teenie Weenie, Yellow Polka Dot Bikini» e il cui testo in italiano è «Dalla cabina uscir non voleva/Io le chiedevo piccina perché/Non voglio uscire così rispondeva/Son troppi gli occhi che guardano me/Un due tre dicci sotto cosa c’è/Portava un itsy bitsy tiny winy piccolo bikini/che la copriva da qui fino a qui/ Un itsy bitsy eccetera»

C’è quella vecchia canzone di Brian Hyland, anno 1960, che fa «Itsy Bitsy, Teenie Weenie, Yellow Polka Dot Bikini» e il cui testo in italiano è «Dalla cabina uscir non voleva/Io le chiedevo piccina perché/Non voglio uscire così rispondeva/Son troppi gli occhi che guardano me/Un due tre dicci sotto cosa c’è/Portava un itsy bitsy tiny winy piccolo bikini/che la copriva da qui fino a qui/ Un itsy bitsy eccetera». Ora la questione è: potremo mai cantare una canzone simile a una musulmana?

Qui le domande le faccio io. Potremo?
No, non potremo, perché nella sura XXIV, ayat 30 del Corano leggiamo che Iddio comanda al Profeta Muhammad di chiedere alle donne di «non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il khumur (hijab) fin sul petto». E più avanti (ayat 31): «E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste […] non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne», brano assai significativo perché ci fa intravedere l’esistenza degli eunuchi («maschi che non hanno desiderio») e perché ipotizza che i ragazzi impuberi non abbiano «interesse per le parti nascoste delle donne», errore colossale, dato che i ragazzi impuberi - molti ragazzi impuberi - hanno spesso grande interesse per le «parti nascoste delle donne», e dirò di più, l’interesse per le parti nascoste delle donne è probabilmente tanto più forte, tra gli impuberi e tra i puberi, quanto più le parti nascoste delle donne restano nascoste. Quindi, Corano maestro di erotismo, proprio come la Chiesa negli ultimi duemila anni, con i suoi divieti. La controprova sta nella frequentazione dei siti porno, assediati dai musulmani maschi.  

Io non so dove vada a parare questo discorso.
Quale canzone potremmo cantare, al contrario, a donne, casualmente musulmane, che si presentassero in spiaggia vestite da capo a piedi, velo compreso? Questa canzone non è stata ancora scritta, ma bisognerà scriverla prima o poi, perché a Cannes, e in altre località francesi, hanno proibito di presentarsi in spiaggia con il burqini, costume da bagno integrale e cucito in un tessuto compatibile con le regole delle piscine pubbliche, costume che si indossa come una tuta e ha un cappuccio incorporato per coprire la testa. A tre musulmane in burqini il comune di Cannes ha inflitto una multa di 38 euro. Mah. Il primo ministro francese Manuel Valls ha appoggiato l’iniziativa di Cannes e degli altri affermando che il burqini non è solo un costume da bagno, bensì l’«espressione di un’ideologia incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica [...] Le spiagge, così come ogni altro spazio pubblico, devono essere preservate dalle rivendicazioni religiose. Il burkini non è una nuova linea di costumi da bagno, una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato tra l’altro sull’asservimento della donna. Dietro il burkini c’è l’idea che per natura le donne sarebbero impudiche, impure, che dovrebbero dunque essere completamente coperte. Questo non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica. Di fronte alle provocazioni, la Repubblica deve difendersi». Ne è nato un dibattitto assai acceso, con esponenti di destra e di sinistra contrari all’idea di Valls e altri esponenti di destra e sinistra favorevoli. Quindi, divisioni trasversali. Si tratta di capire se è lecito imporre a una donna di presentarsi mezza nuda in spiaggia, pena la multa. È abbastanza difficile da sostenere, anche perché il burqini, nel frattempo, è diventato un oggetto di largo consumo, brevettato da Ahiida Franchetti in Australia, che l’ha lanciato come prova che le donne dell’Islam non sono tristi, ma anzi: il burqini è coloratissimo, il velo non copre il viso, quindi è assurdo proibirlo, dice Ahiida dall’Australia.

• Esistono gli stilisti musulmani?
Per forza. Thomson e Reuters, in uno studio, hanno stimato che in Medio Oriente musulmani e musulmane spendono 224 miliardi di dollari in scarpe e vestiti, e ancora di più in Europa e in America (dati del 2012). Nel 2019, secondo calcoli de Le Parisien, questa cifra sarà pari a 500 miliardi. E infatti nelle principali vie della moda (Champs Elysee, Avenue Montaigne, Faubourg Saint-Honoré, Monte Napoleone, Oxford Street) sono apparse da un pezzo vetrine con hijab e jalabib firmati. Stiamo parlando di marchi come DKNY, Dolce & Gabbana, H&M, Mark&Spencer, con una posizione contraria del solo Yves Saint-Laurent («il ruolo degli stilisti è rendere le donne più libere e non essere complice di chi vuole tenerle nascoste».  

In Italia?
Salvini vuole che l’esempio francese sia seguito anche in Italia. In Lombardia si prepara una mozione regionale. Non mi pare ci sia tutto questo sèguito, anzi.  

Come finirà?
Penso che finirà in nulla, da noi e anche in Francia. Non sarà tanto una vittoria della libertà, purtroppo, quanto una vittoria del mercato.