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 1916  febbraio 20 Domenica calendario

La guerra d’Italia


(Dai Bollettini Ufficiali) Le operazioni dall’8 al 15 febbraio
Azioni di artiglieria l’8 lungo tutto il fronte; più intensa sull’Isonzo. La nostra ottenne buoni risultati con tiri diretti sulle posizioni e sulle retrovie del nemico contro colonne di truppe e di carreggi in movimento.
Nella zona del Cavedale (alta Valtellina) la notte sul 9 il nemico molestò con intenso fuoco di fucileria i nostri posti presso Capanna Cedeh senza però recare loro alcun danno.
In Valle Lagarina, il giorno 7, fu respinto il consueto piccolo attacco contro le nostre posizioni a nord di Mori.
Nel massiccio della Tofana (Alto Boite), la notte sul 9, un drappello nemico tentava la scalata della Prima Cima. Respinto cadde in un precipizio.
Sull’Isonzo pioggia e nebbia il 9 paralizzarono le operazioni delle artiglierie.
Piccoli scontri a noi favorevoli il 10 nell’alto Chiarso e nel settore di Santa Lucia.
Nella zona di Gorizia le nostre artiglierie eseguirono tiri aggiustati contro accampamenti nemici e contro treni in marcia verso la stazione di San Pietro, che furono costretti a retrocedere.
Nella parte montuosa del teatro delle operazioni sono cadute abbondanti nevicate.
L’attività delle nostre fanterie portò 1’11 a piccoli scontri a noi favorevoli presso Madonna di Mont’Albano, a nord di Mori, e a Petrich in Valle Terragnolo: prendemmo qualche prigioniero.
La nostra artiglieria disperse lavoratori nemici nelle vicinanze di Rovereto e nella zona del Sommo Alto a sud-est di Folgaria; bersagliò colonne di truppe e di salmerie in marcia lungo le mulattiere di Rio di Volaia e del Torrente Kronhof (Gail).
Lungo il fronte dell’Isonzo nessun importante avvenimento. Consuete azioni delle nostre artiglierie il 12 con utili effetti specialmente contro colonne di salmerie sulle pendici orientali del Biaena (valle Lagarina), contro nuclei nemici nei pressi di Luserna (valle Astico) e sulla stazione ili Caldonazzo ( Valsugana ).
In valle di Sexten fu colpito e incendiato da nostri tiri l’albergo delle Dolomiti, nel vallone del Fischlein.
Nella conca di Plezzo (Alto Isonzo) all’alba nel 12 il nemico con attacco di sorpresa eseguito in forze riuscì a penetrare in un nostro trinceramento nella zona del Rombon.
Nel settore di Gorizia batterie nemiche che da Sant’Andrea, Rubbia e Savogna tiravano contro le nostre posizioni sul Podgora furono ridotte al silenzio dalle nostre artiglierie.
Nella giornata del 13 azioni varie di artiglieria, particolarmente intense, nella zona dell’Alto Isonzo, dove furono anche segnalati movimenti di truppe nemiche e una maggiore attività da parte di esse in lavori difensivi e stradali.
Nell’Alto Isonzo continuò il 14 intenso il duello delle artiglierie. Nei settori ilei Mrzli e del Vodil (Monte Nero) furono demoliti trinceramenti e ricoveri nemici.
Sul Podgora ardite pattuglie spintesi contro i trinceramenti nemici vi lanciarono numerose bombe. Anche sul Carso le nostre artiglierie sconvolsero alcune trincee nemiche fugandone i difensori che la nostra fucileria in parte colpì.
Sono segnalate incursioni di velivoli nemici su Brentonico in Valle Lagarina, su Schio in Valle Leogra, su Latisana nella pianura del Tagliamento. Danni limitati e poche vittime, quasi tutte della popolazione.
Il bombardamento di Schio fu troncato per l’intervento di una nostra squadriglia di aerei.
Verso Gorizia un nostro aviatore attaccò un velivolo nemico e lo costrinse alla fuga.
 
L’intesa franco-italiana
L’Agenzia Stefani ha diramato il 12 febbraio la seguente comunicazione di carattere ufficiale:
«Nella riunione che ha avuto luogo stamane alla Consulta fra i membri del governo francese signor Briand, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, signor L. Bourgeois ministro di Stato, signor Barrère ambasciatore di Francia ed i ministri italiani Salandra e Sonnino, si è rimasti d’accordo sulla necessità di coordinare più strettamente gli sforsi degli Alleati in vista di assicurare meglio la perfetta unità di azione – necessità già riconosciuta dagli altri governi alleati; e di riunire a questo scopo a Parigi nel più breve termine una conferenza fra gli Alleati, alla quale assisteranno ugualmente i loro rappresentanti politici ed i loro delegati militari. I lavori di questa conferenza verranno preparati da una riunione preliminare degli Stati maggiori».
 
Sul Mare Adriatico
L’Agenzia Stefani ha comunicato la sera del 9 quanto segue:
«La marina austriaca nelle ultime 48 ore ha intensificato i suoi vani tentativi contro le nostre forze navali nel basso Adriatico.
«Nel pomeriggio del 6 corrente un nostro cacciatorpediniere di scorta a un incrociatore alleato, avvistati un velivolo e un cacciatorpediniere tipo Huszar nemici, inseguiva e cannoneggiava quest’ultimo spingendosi fin sotto i forti di Cattaro, che aprirono contro esso un nutrito ma vano fuoco di artiglieria.
«Nello stesso giorno un incrociatore alleato dava caccia e cannoneggiava quattro cacciatorpediniere nemici obbligandoli a ritirarsi; e più tardi davanti a Durazzo tentava l’attacco di un sommergibile evitando il siluro da questo lanciato.
«L’8 corrente un altro sommergibile nemico attaccava presso Capo Laghi due nostre torpediniere, le quali risposero con un ripetuto getto di bombe dopo aver scansato i siluri.
«Nelle ore pomeridiano di quello stesso giorno, e con identiche circostanze e risultato, si svolgeva un altro attacco subacqueo contro un cacciatorpediniere francese aggregato alla nostra flotta e in crociera sulla costa albanese».
 
Bombe d’aereoplani nemici su Ravenna, Codigoro e Bottrighe: 15 morti. Basilica monumentale danneggiata
Nel pomeriggio del 12 aereoplani nemici volarono su Codigoro, in provincia di Rovigo, e su Ravenna, lanciando bombe che causarono nella popolazione civile vari feriti e quindici morti, fra i quali alcune donne e qualche ragazzo.
A Codigoro e a Bottrighe si ebbero da lamentare lievi danni materiali. A Ravenna furono colpiti e danneggiati l’ospedale civile, dove ha sede la Croce Rossa, e la monumentale basilica di Sant’Apollinare Nuovo, restandone in parte demolito l’antiportico; ma di questo si parla specialmente a pag. 156.
 
Bombe austriache a Milano, Monza, Bergamo e Brescia
Del bombardamento onde lunedì, 14, gli aereoplani austriaci hanno fatto segno Milano è detto anche altrove: qui registriamo il semplice bollettino ufficiale:
«Milano, 14 (Stefani). – Stamane verso le ore 9 alcuni aereoplani nemici sono apparsi sulla nostra città.
«Fatti segno a vivo fuoco delle artiglierie antiaeree e contrattaccati da una squadriglia di nostri aviatori, gli apparecchi nemici si sono allontanati, dopo avere lanciato alcune bombe. «Danni materiali insignificanti: sei morti e vari feriti nella popolazione civile».
A conti fatti i morti sono 13 ed i feriti una quarantina.
Altri telegrammi ufficiali hanno aggiunte queste altre notizie.
«Gli aviatori austriaci hanno gettato alcune bombe anche su Greco e Turro Milanese, ferendo tre persone, lesionando lievemente delle case, facendo strage di vetri e uccidendo un cavallo e un asinello.
«Alle 9 uno degli aereoplani austriaci a grande altezza apparve anche su Monza, e pochi minuti dopo si avverti il primo scoppio di bomba. A due o tre minuti di distanza i colpi si ripeterono: si debbono deplorare un morto e alcuni feriti.
«Bergamo, 14 (S. T. ). – Stamane verso le ore 9,30 da aereoplani nemici furono gettate due bombe incendiarie nelle vicinanze di Treviglio e tre su Bergamo, senza recare nessun danno.
«Brescia, 14 (S. ) – Verso le ore 9,45 furono avvistati sei aereoplani nemici, nelle vicinanze di Brescia, ma fatti segno a colpi delle nostre artiglierie non poterono avvicinarsi alla città e si allontanarono oltre confine».
 
Aereoplani austriaci su Schio e su Rimini
Vicenza, l5: – Anche su Schio aereoplani nemici apparvero ieri e lanciarono bombe, che uccisero sei persone e ne ferirono altre.
Forlì, 15: – Stamane, verso le 4, aereoplani nemici hanno volato sopra Rimini, lanciando alcune bombe. Efficacemente controbattuti dalle artiglierie antiaeree, si sono subito allontanati in direzione di nord-est. Danni lievissimi. Due feriti fra la popolazione civile.
 
FUORI D’ITALIA
 
L’insidia dei sommergibili
Nella notte dal 10 all’11 al Dogger Bank, a circa 120 miglia marine ad est della costa inglese, torpediniere tedesche – dice un comunicato tedesco – affondarono l’incrociatore britannico Arabic e colpirono con siluri un secondo incrociatore. Le torpediniere tedesche salvarono il comandante dell’Arabic, due altri ufficiali e 21 uomini dell’equipaggio. Notisi che non trovasi nell’elenco delle navi da guerra britanniche un incrociatore Arabic. Può darsi si tratti di un incrociatore ausiliario, di un piroscafo armato.
Secondo un comunicato ufficiale tedesco un sommergibile tedesco affondò il giorno 8 sulle coste siriache, a sud di Beirut, la nave di linea francese Suffren. La nave affondò in 2 minuti.
La corazzata di squadra Suffren, fu varata nel 1899 e completata nel 1903. Gemella della Jena, saltata in aria nel 1907 per l’esplosione delle polveri, offre questi dati: dislocamento 12.750 tonnellate: velocità 18 nodi: armamento: 4 cannoni da 305 mm., 10 da 165, 8 da 100, 22 da 47.
È da notarsi che informazioni al Temtps affermano che la Suffren trovasi nel porto di Tolone!...
Si tratta, invece, del vecchio incrociatore di 4000 tonnellate, l’Amiral Charner, che incrociava appunto sulle coste della Siria. L’Amiral Charner, varato nel 1893, non aveva che 375 uomini di equipaggio, mentre la Suffren ne ha a bordo 850. In realtà fu poi trovato al largo della costa di Siria un battello che trasportava 13 marinai dei quali uno solo è sopravvissuto. Questi raccontò che l’affondamento della nave è avvenuto l’8 febbraio alle 7 del mattino. L’incrociatore affondò in pochi minuti senza poter calare le imbarcazioni a mare.