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 2016  agosto 14 Domenica calendario

Manbij, città siriana vicino al confine turco, è stata liberata dall’Isis • Lo svizzero che ha accoltellato sei passeggeri di un treno • È morto Ettore Bernabei • Il circense ucciso a coltellate da Alex Orfei • Il giro d’affari dei circhi italiani

 

Isis 1 Manbij, città siriana vicino al confine turco, è stata liberata dall’Isis per mano della coalizione curdo-araba appoggiata dagli Stati Uniti. Una conquista, avvenuta dopo 73 giorni di scontri e centinaia di morti, tra cui 400 civili, importante dal punto di vista strategico per l’avanzata verso Raqqa, la capitale del Califfato, e anche perché Manbij era un punto di passaggio di armi e jihadisti dalla Turchia. Nei due anni in cui Manbij è stata parte del Califfato era un crimine scoprirsi gli occhi dai tripli veli, portare un’abaya nera troppo «aderente», spuntarsi la barba. Un uomo che fumava è stato punito con l’amputazione delle dita, secondo un rapporto Onu del 2014. Più frequenti le frustate. E «per un nonnulla ti accusavano di non credere in Dio e finivi decapitato», racconta un residente. Anche se, data la crescente crisi finanziaria del Califfato, a volte le punizioni corporali vengono rimpiazzate da multe salate. Dopo la liberazione della città, sui social sono apparse immagini di donne che fumano sigarette o bruciano il velo, di uomini che si tagliano o si accorciano la barba (Mazza, Cds).

Isis 2 Il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, ha detto che «dopo la liberazione di Sirte, si valuta l’ipotesi, prima altamente improbabile, che Daesh invii terroristi sui barconi diretti verso le coste italiane». E ancora: «Più che di veri e propri terroristi si potrebbe trattare di miliziani, lupi solitari. I controlli ci sono, ma occorre verificare la reale identità dei migranti». Intercettazioni, pedinamenti e monitoraggi di personaggi a rischio sono stati disposti da molte Procure — da Roma a Brescia, da Bari a Palermo — e affidati al Ros, alla Digos e alla Finanza, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia guidata da Franco Roberti e con il contributo dell’intelligence, anche straniera, rivalutato dalla magistratura. La preoccupazione maggiore è il terrorismo «random», quello del fanatico che progetta un’aggressione solitaria o un attacco suicida, ma verifiche sono in corso anche su soggetti radicalizzati e su favoreggiatori dell’organizzazione terroristica internazionale. E si scandagliano zone grigie dove ci si può nascondere dietro attività legali, come i negozietti di alimentari e alcol gestiti da immigrati dove si offrono altri servizi, incluso l’invio di denaro all’estero senza obbligo di segnalazione che si può trasformare in finanziamento occulto, difficilissimo da perseguire in assenza di una sede legale italiana dell’attività. Le inchieste hanno già portato alcuni risultati. Per Mohamed Koraichi — il campione di kickboxing di Lecco che progettava di essere «il primo ad attaccare l’Italia crociata» e che ora è in carcere — a settembre il capo del pool antiterrorismo Maurizio Romanelli chiederà il processo immediato. Richieste di rinvio a giudizio scatteranno, anche per Monsef El Mkhayar, il ragazzo accolto per 5 anni nella comunità di don Claudio Burgio che salutò con un «ci rivedremo in paradiso» quando partì come foreign fighter , trascinandosi dietro Tarik Aboulala, morto in battaglia. E a Brescia sono stati condannati il pachistano Muhammad Waqas e il tunisino Lassaad Briki, che progettavano attentati al Colosseo e al Duomo (Piccolillo).

Svizzera Ieri nel primo pomeriggio un cittadino svizzero di 27 anni, a bordo di un treno che stava arrivando alla stazione ferroviaria di Salez, ha dato fuoco a una delle carrozze e ferito a colpi di coltello sei passeggeri, tra cui un bimbo di 6 anni. L’aggressore, catturato e ferito, è in prognosi riservata all’ospedale. La polizia tende a escludere la matrice terroristica: il fermato «ha un cognome tipicamente svizzero», non si tratterebbe dunque di un immigrato né è uno delle migliaia di richiedenti asilo che negli ultimi mesi sono entrati in Svizzera. Inoltre alcuni passeggeri scampati all’aggressione hanno raccontato che il ventisettenne ha preso subito di mira una delle donne sulla carrozza (finita in ospedale in pericolo di vita), il che farebbe propendere per un tentativo di femminicidio. Non si spiega però come mai lo stesso aggressore abbia poi rivolto la sua furia contro tutti gli altri passeggeri, compreso il bambino di sei anni (Del Frate, Cds).

Bernabei È morto a 95 anni Ettore Bernabei, direttore generale della Rai dal 1961 al 1974. Fu lui a ideare, per incarico della Dc, una tv pedagogica e culturale. L’obiettivo era l’ unificazione anche linguistica di un Paese ancora largamente legato a una cultura contadina, afflitto da vaste aree di analfabetismo e da un profondo divario tra Nord e Sud. La Rai di Bernabei acculturò gli italiani e portò nelle loro case (spesso anche nei bar o nei cinema) i grandi sceneggiati adattati alla tv. Ad esempio, nel 1963 milioni di italiani seguirono in prima serata «Delitto e castigo» di Dostoevskij per la regia di Anton Giulio Majano e con attori del calibro di Ilaria Occhini, Luigi Vannucchi e Gianrico Tedeschi. La tv di Bernabei fu anche quella didattica di «Non è mai troppo tardi», appuntamento di alfabetizzazione degli adulti che durò fino al 1968, destinato soprattutto a quelle aree rurali in cui intere generazioni non erano state scolarizzate: il maestro Alberto Manzi, individuò una chiave didattica basata sull’affabulazione, sui disegni, su una grafia comprensibile per sottrarre migliaia di contadini italiani alla loro condizione di analfabeti. Dopo il 1974, quando dovette lasciare viale Mazzini sull’onda della riforma, si ritrovò alla guida dell’Italstat, finanziaria a capitale statale specializzata nella progettazione di grandi infrastrutture, che nel 1991 lascerà con un capitale sociale di 1.500 miliardi di lire ed un fatturato annuo di 6 mila miliardi di lire. Nel 1992 l’avventura personale, la fondazione della società di produzione «Lux Vide», specializzata in storie bibliche, in vite dei santi, in Don Matteo (Conti, Cds).

Delitto Werner De Bianchi, 37 anni. Origini bellunesi, domatore di animali esotici al Royal Circus in questi giorni a Castrovillari per una serie di spettacoli, da tempo era in lite, per un debito di mille euro e altre vecchie ruggini, col lontano parente Alex Orfei, 31 anni, discendente di uno dei mille rami della nota famiglia di circensi. Venerdì mattina l’Orfei, anche lui in Calabria col suo circo, scrisse su Facebook delle oscenità sulle mogli del De Bianchi e di suo fratello. Nel pomeriggio De Bianchi gli diede appuntamento, per un chiarimento, davanti a un supermercato a Santa Domenica di Ricadi e lì si presentò da solo mentre Orfei, in tasca un coltello, si portò appresso quattro individui armati di bastoni. Ben presto nacque una lite, De Bianchi fu bastonato a sangue dai quattro, poi Orfei gli infilò un coltello nello stomaco con tanta forza che la lama si spezzò in due e restò conficcata nell’addome. Subito dopo Orfei tornò nella sua roulotte davanti al tendone del circo di famiglia, scrisse su Facebook «uno l’ho saccagnato. Ora tocca all’altro», raggiunse il circo e fece in tempo a mettere in scena il suo spettacolo con i cavalli prima di essere arrestato. De Bianchi morì in ospedale, quella notte stessa, dopo un intervento chirurgico: prima di entrare in coma, aveva fatto il nome dell’assassino. Verso le 19 di venerdì 12 agosto a Santa Domenica di Ricadi, frazione di Tropea, nel Vibonese.

Circo 1 Nel 2015, stando ai dati dell’Annuario dello spettacolo della Siae, il volume d’affari dei circhi attivi in Italia (una cinquantina) è salito a 14,8 milioni di euro contro i 12 del 2014. Sebbene il numero degli spettacoli offerti sia diminuito rispetto al 2014, scendendo da 16.033 a 15.242 (l’11,07% del totale dell’offerta teatrale), gli ingressi sono tornati a salire: 1,1 milioni, con un picco nel mese di agosto. Una «rimonta» dopo il crollo per la prima volta al di sotto del milione accusato nel 2013 (983 mila). Trend negativo confermato, peraltro, anche l’anno successivo (985 mila). Un dato, quello degli ingressi, che ha inciso positivamente anche sugli incassi al botteghino. Saliti dai 10,9 milioni di euro (costo medio d’ingresso 11,05 euro) del 2014 ai 14,2 milioni del 2015 (costo medio 13,07). Anche la spesa complessiva del pubblico (biglietto più altre prestazioni all’interno del circo), ha fatto registrare segnali incoraggianti: da 11,7 a 14,5 milioni. Infine, il volume d’affari. Con 14,8 milioni di euro, il circo ha generato l’anno scorso «il 3,38% dell’introito complessivo del macro-aggregato teatrale». Quasi la metà dell’intera somma è stata prodotta in Lombardia (7,3 milioni). L’anno precedente, il volume d’affari del settore si era fermato a 12 milioni di euro (il 2,8% del comparto teatrale), con picchi registrati in Toscana (2,1 milioni), Piemonte (1,7) e Campania (1,3) (Pitoni, Sta).

Circo 2 Il Rapporto Eurispes 2015 rivela che gli italiani che si dichiarano contrari ai circhi con animali sono il 68,3% (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)