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 2016  agosto 13 Sabato calendario

La jihad anche a Bangkok?

Nel cercare di individuare gli autori degli attentati che hanno scosso il Paese, il governo thailandese punta il dito contro gli oppositori interni, le “camicie rosse” ostili alla giunta militare, più che contro il terrorismo di matrice islamista. Fondamentale per Bangkok è evitare che la Thailandia assuma il volto di nuovo teatro della jihad.
In tal caso il settore turistico, già colpito duramente dopo le esplosioni in luoghi come Hua Hin e Phuket, verrebbe travolto. Proprio come accade nei Paesi nel bersaglio dell’Is o di Al Qaeda. Da qui la necessità di ribadire la natura locale delle bombe che hanno colpito il Regno.
Del resto, almeno sino a oggi, gli attacchi con ordigni artigianali riguardavano l’estremo sud della Thailandia, alla frontiera con la Malaysia. Area a lungo tormentata da un’insurrezione indipendentista, su base etno-religiosa, di gruppi separatisti musulmani che avevano come bersaglio buddisti e militari, non certo gli stranieri.
Discriminante decisiva per collocare o meno un gruppo nella galassia radicale. Inoltre, quei gruppi, non hanno mai agito fuori delle tre provincie di insediamento- Pattani,Yala e Narathiwat-, marcando il loro carattere islamonazionalista e non globalista. Se gli attentati fossero opera loro ciò significherebbe un drastico mutamento di strategia. Più complicato, per il governo di Chan-Ocha, gestire la pista degli islamisti sostenitori degli Uiguri, popolazione musulmana della Cina repressa da Pechino nella regione dello Xinjiang. Gli attentati avvengono, infatti, alla vigilia del primo anniversario dalla strage del 17 agosto 2015 nel tempio induista di Erawan a Bangkok, attribuita, appunto, agli islamisti turco- uiguri, che contestavano la decisione di Bangkok di rimandare in Cina migranti illegali provenienti dallo Xinjiang. In quella circostanza erano già morti turisti stranieri. Se quella fosse la matrice, e tenendo conto anche dell’alto numero di uiguri in Al Qaeda e più recentemente, nella branca asiatica dell’Is, l’attacco agli stranieri sarebbe di natura strategica. E punterebbe a ridisegnare l’intero campo islamico in Tailandia: chiamando tutti a serrare i ranghi fuori dai gruppi indipendentisti o localisti. Anche se, a sfavore di quest’ipotesi, giocano modalità e impatto degli attentati, che militanti jihadisti avrebbero condotto, prevedibilmente, con altri mezzi e effetto mediatico.