Libero, 11 agosto 2016
Ai venezuelani non resta che mangiare cibo per cani
«In Venezuela c’è una crisi umanitaria preoccupante. Bisogni basilari come cibo, acqua, sanità, vestiario, non possono essere coperti perché non sono disponibili». «Gli abbandoni di animali domestici sono cresciuti del 50%, perché alimentare un cane o un gatto costa due salari minimi». Il governo di Caracas si lamenta che le difficoltà sono invenzioni, e che se carestia c’è è per colpa del sabotaggio di destre e imprenditori. Ma su queste ultime due denunce, c’è poco da obiettare. La prima è stata fatta dallo stesso segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che difficilmente può essere accusato di ostilità contro il terzomondismo. E quanto all’allarme sugli animali vittime del chavismo-madurismo, è un organismo del regime che lo lancia. Quella «Misión Nevado» istituita per affrontare l’emergenza.
Mission che, in via generale, non fanno altro che peggiorare la situazione. Il problema del Venezuela non è in effetti il richiamo a un’ideologia socialista ormai fuori del tempo: altri Paesi che come Bolivia o Ecuador si richiamano al semi-autoritarismo del Socialismo XXI o come Cina o Vietnam al marxismo-leninismo monopartitico, in questi ultimi anni sono cresciuti perché al di là degli slogan hanno fatto crescere un nuovo ceto imprenditoriale. Spesso corrotto, ammanicato col potere, ma comunque efficace nel creare ricchezza. Viziato da una abbondanza petrolifera che copre il 96% dell’export, il Venezuela impedisce a imprenditori e negozianti di lavorare, per rendere tutti dipendenti dal potere politico. Da qui l’espropriazione di 5 milioni di ettari che costringe a importare l’80% degli alimentari. È stata la distruzione di 6000 delle 11.000 industrie a generare la prima inflazione: un 274% a inizio anno che arriva al 576,5% rispetto a 12 mesi fa e secondo il Fmi potrebbe raggiungere il 700% entro dicembre. È stata la fuga di 13.000 medici a provocare un’emergenza sanitaria che le «Misiones» di medici e infermieri cubani non riescono a fronteggiare.
A differenza dei cittadini le bestie non hanno tessere di partito in base alle quali discriminare sull’assegnazione di un alloggio o sull’erogazione di una cura medica. Forse per questo la «Nevado» è la Missione che lavora meglio di tutte, e i suoi dirigenti sono forse gli unici che con la stampa evitano slogan e accuse. «Ogni volta che andiamo nelle piazze di Caracas riceviamo da 5 a 10 tra cani e gatti», spiegano. Un totale di 350 bestie ogni domenica. «Molti sono abituati ai loro padroni e non tutti riescono ad adattarsi a un nuovo domicilio». In stile da Missione chavista, la Nevado ogni seconda domenica del mese organizza laboratori per la fabbricazione di biscotti per cani. È più o meno lo stile in cui Maduro sta cercando di risolvere la crisi alimentare: organizzando una rete di «orti urbani» gestiti da un ministero, e in cui dopo soldati, miliziani e detenuti, Maduro ha ora precettato a lavorare dipendenti pubblici e privati: per un periodo di 60 giorni, rinnovabile per altri 60. Alla Nevado, però, ammettono che i laboratori di biscotti «non sono la soluzione vera», ma un palliativo. «Un animale domestico è un membro della famiglia, bisogna che possa continuare a essere tale». Ma c’è gente che di biscotti per cani fa ormai incetta per dar da mangiare i figli.
Ricordando che il Venezuela, già primo produttore mondiale di caffè e di cacao, è oggi l’unico Paese del Sudamerica costretto a importare alimenti, Ban Ki-moon ha auspicato «stabilità politica». Ma Maduro continua a manovrare per ritardare il più referendum contro di lui. Intanto, una cassa di birre equivale a una settimana di salario minimo, un kg di banane a un giorno, un litro di latte a mezzo giorno di salario minimo.