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 2016  agosto 11 Giovedì calendario

Uccise 54 persone in una cella perché erano fasciste. La Difesa revoca la medaglia a Valentino Bortoloso, il partigiano che partecipò all’eccidio di Schio

Aveva ricevuto, a giugno, la Medaglia della Liberazione, onorificenza di peso per i suoi trascorsi partigiani. Ma ora se la vede revocare, sotto il peso terribile della sua partecipazione ad un vero e proprio eccidio. Un brutto momento per il vicentino Valentino Bortoloso, oggi 93enne. L’allora partigiano, con il nome di battaglia «Teppa», prese parte all’eccidio compiuto da una brigata garibaldina nel carcere di Schio, una strage compiuta a guerra già conclusa. Per quell’atto è anche finito sotto processo. E nonostante tutto il suo riconoscimento era stato ampiamente «sponsorizzato» dall’Anpi, che aveva sottolineato il suo impegno negli anni della Resistenza.
La decisione è stata presa dal ministero della Difesa, lo stesso che, sulla base di un elenco di nominativi fornito dall’Anpi, aveva incluso Bortoloso tra gli ex partigiani da premiare. Ma quel nome faceva parte del gruppo che si macchiò proprio dell’eccidio di Schio, avvenuto tra il 6 e il 7 luglio 1945. La sua brigata si presentò nel carcere con i mitra e uccise 54 persone, «scelte» tra il centinaio che erano detenute. Tra loro 14 donne e 7 minorenni, tutti colpevoli, essenzialmente, di essere fasciste o collegate al regime. Bortoloso subì un processo, con sentenza di condanna a morte, poi finì per scontare 10 anni di carcere.
Sembrava tutto destinato ad essere dimenticato. Tranne che dai parenti di quelle vittime inghiottite dalla Storia che, quando hanno saputo dell’onorificenza, si sono ribellati e hanno trovato una «sponda politica» per la loro indignazione. «Vergogna» aveva subito dichiarato l’assessore regionale Elena Donazzan insieme all’ex deputato di An Giorgio Conte. La polemica era divampata subito, enfatizzata anche dal clamore suscitato dai media e amplificato dai social. Così il sindaco di Schio, Valter Orsi, aveva firmato una delibera di giunta per chiedere al prefetto di attivarsi per promuovere un «passo indietro» da parte del ministero. Le proteste si sono moltiplicate, a tutti i livelli, spingendo la Difesa a fare le dovute verifiche fino alle decisione di revocare la Medaglia. Decisione che sorprende il presidente di Anpi Vicenza, Danilo Andriollo, come si legge nel Corriere del Veneto. «Valentino è stato premiato per la sua attività partigiana certificata. L’eccidio? Lui è stato condannato e ha pagato per quel che ha fatto», ha spiegato Andriollo, che comunque non si da’ per vinto: «Mi auguro solamente che la revoca non sia il frutto di un atto politico. Attenderemo le motivazioni e valuteremo il da farsi». L’assessore Donazzan va al contrattacco: «Non mi sarei fermata per nulla al mondo per far ritirare questa medaglia», ha commentato. Puntando il dito anche contro la «superficialità del governo di Renzi, che si è rimpallato le responsabilità a mezza voce», senza alcuna «verifica» sui nomi proposti dall’Anpi. Ed è proprio con l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, che l’assessore se la prende in particolare: «Credo sia tempo di cancellare l’Anpi per manifesta faziosità e falsità: si ergono a giudici della storia dando patenti di moralità e di autoassoluzione». I
l Corriere registra la soddisfazione di Giorgio Ghezzo, figlio di uno dei sopravvissuti alla strage, Emilio: «Meglio tardi che mai...L’Anpi ha giocato sporco, segnalando il nominativo di quella persona pur sapendo che aveva stroncato 54 vite a raffiche di mitra. Sono convinto della buona fede di sindaco e prefetto: se avessero saputo, non ci sarebbe stata alcuna medaglia».