Corriere della Sera, 11 agosto 2016
Achille Lauro raccontato non troppo bene
Lo sposo di Napoli. Appunti per un film su Achille Lauro di Giogiò Franchini è il tentativo di ritrarre un personaggio dai contorni leggendari. Raccontano che ’O Comandante, come veniva soprannominato a Napoli, soleva regalare la scarpa sinistra prima delle elezioni e la destra se veniva eletto. Nato a Sorrento nel 1887, figlio di un armatore di velieri, nel dopoguerra – dopo una breve militanza tra le file dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini – decide di dare voce al partito dei nostalgici della monarchia. A Napoli, nelle elezioni comunali del 1952 e del 1956, porta a casa 300 mila preferenze (Rai Storia, martedì, 21.25). Armatore, la cui flotta di 57 navi aveva ingelosito Mussolini («Quel Lauro sta diventando un pesce troppo grosso»), dopo la guerra rimase con sole cinque navi. Comprò dagli americani le «Liberty» trasformandole in piroscafi commerciali, recuperò addirittura due piccole portaerei statunitensi in disarmo e ne fece due transatlantici, la «Sidney» e la «Surriento». Tornò a essere un «pesce grosso», il più forte armatore d’Europa prima che comparissero i più famosi armatori greci. Armatore e grande amatore.
E poi fu editore (possedeva ben tre giornali), presidente del Napoli, imprenditore (Franco Rosi lo ritrae ne Le mani sulla città). Tra gli intervistati, il politico Abdon Alinovi, il calciatore Bruno Pesaola, lo storico Nicola Tranfaglia (fu licenziato in tronco dal suo giornale per un’intervista apparsa sul Mondo), il giornalista Aldo De Francesco, il comandante Gerardo De Rosa, gli scrittori Antonio Ghirelli e Raffaele La Capria, l’urbanista Massimo Rosi. Lauro fu indubbiamente un personaggio fuori del comune cui però il lavoro di Franchini non rende giustizia. I suoi sono appunti che nonostante le ambizioni registiche non riescono mai a risolversi in racconto e poi che fatica a capire molte delle interviste, vuoi per il dialetto, vuoi per la qualità stessa del sonoro.