ItaliaOggi, 9 agosto 2016
Come cambia l’Espresso, spiegato dal neodirettore Tommaso Cerno
Il nuovo settimanale l’Espresso targato Tommaso Cerno sarà «una sorta di Gps per approfondire l’attualità, coglierne le suggestioni e i differenti aspetti ma sarà anche un gps irriverente», spiega a ItaliaOggi lo stesso Cerno nella prima intervista da neodirettore del magazine che ad agosto esce in abbinamento con Repubblica (quotidiano che fa sempre parte del gruppo presieduto da Carlo De Benedetti).
L’irriverenza si è già tradotta nella copertina del primo numero firmato dall’ex direttore del Messaggero Veneto e in edicola da domenica scorsa: il titolo è Referendum all’italiana con tanto di bandiera fatta di spaghetti e una forchetta come asta del tricolore.
Un’immagine un po’ impertinente su un tema di rilevanza costituzionale...
Noi vogliamo essere monolitici, fermi nel dare attenzione a temi importanti come i diritti civili, la lotta alla criminalità e il controllo dei potenti. Ma non saremo seri se non c’è motivo di esserlo. E come si fa a esserlo quando il dibattito sul referendum è diventato un circo mediatico tra opinioni che cambiano in continuazione e una straordinaria abbondanza di costituzionalisti... In questo periodo è più difficile trovare un idraulico che un esperto di Costituzione! Sul referendum, comunque, abbiamo rilanciato con una sorta di gioco dell’oca, realizzato dal nostro illustratore Giuseppe Fadda e dal nuovo Giampaolo Pansa, il vicedirettore dell’Espresso Marco Damilano. Obiettivo: sdrammatizzare posizioni che sono ormai bianche o nere, statiche sul sì o sul no. Invece, le vie del Signore più che infinite oggi sono indefinite, il mondo è complesso e si deve uscire dallo schema binario zero-uno. Noi vogliamo restare un sistema decimale per dare un contributo al dibattito.
Rischierete di essere bollati come antirenziani.
Non è un grande rischio. Lo sono tutti intanto. E poi ti bollano ugualmente, qualunque cosa tu dica. Ma noi vogliamo usare irriverenza e sarcasmo per creare reazioni senza obbligare nessuno a schierarsi, a prendere posizioni nette per forza. La stessa redazione dell’Espresso ha posizioni diverse su alcuni temi. Il vero pericolo è il pensiero unico. Di neutro deve esistere solo il sapone per le mani. E poi irriverenza e sarcasmo erano già nel Dna del giornale, grazie a rubriche come la Colonna infame. Adesso lo sono ancora con la nuova rubrica la Ghigliottina.
Ma nel Dna del settimanale non ci sono più inchieste e reportage?
Le inchieste, il punto di vista politico e la vocazione culturale restano le tre colonne portanti della testata tramite cui, come un Gps, ci orientiamo nella realtà. La sfida di oggi, però, è condurre inchieste che rispondano oggettivamente, e non con mere opinioni personali, alle domande di fondo dei lettori, alle loro paure globali. Quelle, per esempio, che riguardano la sicurezza e il ruolo del paese nel mondo: il vero fronte della jihad è in Libia o nella molto vicina Bosnia, che però nessuno cita? Sullo scacchiere internazionale l’Italia conta o meno? Con lo stesso metro d’indagine occorre che le inchieste siano giornalistiche e non solo giudiziarie... Possono offrire spunti ai magistrati come è successo con quello che abbiamo scritto su Mafia Capitale, ma non basta più puntare il dito contro il malcostume del politico di turno. Lo sappiamo già che questo succede! Il ruolo di controllore dei potenti va fatto ogni giorno, dopodiché bisogna andare oltre e scoprire il potere mimetizzato, quelle concentrazioni di dominio che si nascondono nella vita quotidiana, persino nei servizi che ci offrono sul cellulare e usiamo continuamente.
Sicuri che siano argomenti coinvolgenti per i lettori?
I lettori sono intelligenti più di quanto si creda. Mi viene in mente quando si va alle urne e si dice che i sondaggisti hanno sbagliato le previsioni di voto. Ma sono i sondaggisti a sbagliare o, in generale, si sottovalutano le intenzioni degli elettori? Secondo me, il pubblico italiano si vuole impegnare e noi andiamo a caccia di questi lettori.
C’è un ambito che più di altri merita di essere indagato?
Tanti. Tra gli altri, vogliamo capire quali sono le vere battaglie civili in Italia. Si parla molto di matrimoni gay ma forse pesa di più il binomio dal sapore medievale intelligenza&censo, detto peraltro da l’Espresso che ha promosso divorzio e aborto. Se hai i soldi puoi frequentare scuole valide e vai lontano, altrimenti non hai nessuna spinta. O, ancora, perché non ragionare sul modello d’integrazione tricolore, che ha il merito di non aver creato ghetti e siede su un cuscinetto di socialità, che ci può portare più avanti di Gran Bretagna e Francia?
Detta così si preannuncia un magazine molto impegnativo...
In ogni numero ci saranno 4-6 servizi ampi ed esaustivi che facciano da colonna emotiva (e non sonora) della settimana. Saranno costruiti con più articoli e firme che scriveranno insieme, proprio per affrontare l’attualità in modo non scontato e univoco. Un po’ come quando scendi dallo skilift e capisci che puoi sciare anche fuori pista. L’Espresso ha iniziato a uscire di domenica, esattamente quando la nuova settimana sta per iniziare, in modo da confermare che si tratta di un giornale d’informazione e cultura che dura sette giorni.
Abbiamo lasciato indietro la cultura, la terza colonna portante e spesso Cenerentola dei giornali.
Noi ci stiamo investendo e lo facciamo avvicinandola sempre più ai giovani o, meglio, a tutti quelli che si sentono giovani e impegnati. Per questo cerchiamo costantemente nuovi temi da affrontare e nuove firme che lo facciano per noi. Certo, le nuove firme devono sopravvivere prima alle «Forche caudine» della redazione de l’Espresso...
Dopo il referendum, idee per la prossima e seconda copertina del direttore Cerno?
Tutto sarà da copertina, perché tutto il settimanale sarà sempre più scelto, meno rigido e più fluido. Così come l’editoriale non sarà firmato solo da me ma darà voce all’intera redazione. Il prossimo sarà per esempio di Damilano. Per la copertina di domenica prossima, poi, non abbiamo ancora scelto ma potrà parlare di criminalità, Medio Oriente o essere uno sfogatoio agostano.
Quindi rincorrendo un po’ le abitudini di altri newsmagazine. In passato, anche Panorama ha seguito il trend...
Il nostro senso agostano è diverso da quello di Panorama (l’altro principale newsmagazine italiano, ndr). Noi siamo più cervellotici. Del resto, sono pochi gli italiani che si possono permettere il lusso di andare in vacanza spegnendo completamente il cervello. Qualche pensiero, dubbio resta... Appunto, quei temi che smuovono gli italiani e che noi racconteremo.