ItaliaOggi, 9 agosto 2016
Contro la martire Bianca Berlinguer
Sarà anche stata rottamata, al pari degli altri esponenti della Ditta, e rottamare qualcuno non è mai bello, ma nella parte della vittima di Matteo Renzi, che profittando della sua debolezza l’ha allontanata con un colpo di mano dal posto di comando al quale era approdata senza santi in paradiso e per i suoi soli meriti, l’ex direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer ci sta un po’ stretta.
Sbaglio o Enrico Berlinguer – il segretario del Pci, l’uomo della «questione morale», il nemico giurato d’ogni nepotismo – era suo padre? Non uno sponsor politico (come Renzi è lo sponsor del nuovo direttore del Tg3) ma il babbo? Nei partiti (Pds, Ds, Pd) che hanno tenuto alta la bandiera della Ditta dopo il «cambio di nome» del partito comunista non hanno spadroneggiato a lungo i cosiddetti «berlingueriani»? Sbaglio o tra «berlingueriani» e Bianca «Berlinguer» c’è un’assonanza? Renzi l’avrà anche sfrattata dalla poltrona d’un tigì che guardano in pochi, e pochissimi prendendoci gusto, ma almeno non ha piazzato, al suo posto, una sorella o un cugino. Direte: ci ha piazzato Luca Mazzà, un amico politico, un renziano doc. Giusto, ma è così che si è sempre fatto alla Rai: tigì e redazioni lottizzati, i partiti Über Alles (compreso il partito post «berlingueriano» che sette anni fa ha nominato Bianca «Berlinguer» direttrice del Tg3). In un solo caso, quello del segretario generale buonanima, di sua figlia e dei «berlingueriani» superstiti, la scelta è caduta su un parente così stretto.
Magari non è andata proprio come nell’Urss delle figlie e dei generi di Breznev, e neppure come nella Cuba dei Fratelli Castro o alla corte della dinastia marxleninista regnante in Corea del nord, ma c’è un’inconfondibile aria di famiglia in questi affari comunisti di famiglia. Può darsi, anzi è sicuro, che Bianca Berlinguer, per le sue virtù professionali ricordate più sopra, abbia meritato l’onore d’una direzione di telegiornale durata, come si diceva, ben sette anni (non so quanti sono i direttori di tigì pubblici rimasti così a lungo in carica, ma credo pochi, per non dire nessuno) e che la tradizione dinastico-nepotista del comunismo internazionale non c’entri niente. Ma perché soltanto Enrico Berlinguer – questo Padre Pio comunista, l’uomo che se la tirava da Grande Inquisitore dostoevskiano e trattava da eretici i socialisti (ma anche i democristiani, i repubblicani, i socialdemocratici e i liberali) – ha avuto un’erede così brava e brillante? Perché soltanto lui ha generato una tale cima e tutti gli altri leader italiani niente, solo eredi indegni e immeritevoli? Qualcosa nel Dna? Qualcosa nell’aria della Sardegna? Sta di fatto che Ciriaco De Mita, Bettino Craxi, Alcide De Gasperi, Giuseppe Saragat, Giulio Andreotti eccetera non hanno avuto figli paragonabili alla figlia d’Enrico Berlinguer (l’uomo che col tempo e la pazienza, oggi un film di Roberto Benigni, domani un memoir di Walter Veltroni, avrebbe potuto anche essere papa). A meno, naturalmente, che i genitori dei De Mita jr, dei Saragat di seconda generazione e dei giovani De Gasperi e Andreotti abbiano preferito evitare che i loro figli, forse non meno meritevoli dei ragazzi Berlinguer, fossero sospettati d’aver profittato della situazione: padre onnipotente, figlio sistemato. A tutto c’è un limite, in fondo. Comunque sia, l’irresistibile carriera di Bianca Berlinguer al Soviet supremo del Tg3 è stata interrotta dall’infame menscevico Matteo Renzi, l’uomo che Carlo Freccero, qualche sera fa su La7, ha definito (non sembra vero, ma lo è) «cattivissimo»: una belva umana, tipo Fracchia nel vecchio film.
Oggi, mentre tutti piangono la cacciata di Bianca Berlinguer dal mausoleo radiotelevisivo di Saxa Rubra, lei rimpiange, nelle interviste che rilascia a tutti i media scodinzolanti, il suo maestro – Sandro Curzi buonanima. Veterano dell’emittente (non «filosovietica» ma sovietica) Radio Praga, direttore del Tg3 «kabulista» negli anni ottanta del secolo breve, Curzi e il suo tigì tifavano per l’Armata rossa che aveva invaso l’Afghanistan al nobile scopo d’esportare in Afghanistan il comunismo (non la democrazia esportare la democrazia è peccato) con le conseguenze che sappiamo. Grande giornalismo! Grandi strategie politiche! Avanti popolo!