La Stampa, 9 agosto 2016
Phelps o la restaurazione nel nuoto
Il primo oro della seconda carriera di Michael Phelps toglie al nuoto ogni certezza. A 31 anni è il cuore della 4x100 che strappa il titolo alla Francia e rimette gli Usa al centro della piscina. Il che è più di una vittoria, i suoi successi non sono mai banali. Nonostante il numero.
Questa è una restaurazione. La staffetta veloce è nel programma olimpico dal 1964, e gli Stati Uniti l’hanno vinta sette volte di fila, poi sono iniziate le sfide eppure la supremazia, non più assoluta, è rimasta. Ma giusto cinque anni fa, con un Phelps stanco e provato da imprese logoranti, è iniziata l’era della Francia. E il fastidio. La staffetta che misura la salute di una nazione sarebbe la 4x200, punto di vista tecnico. La staffetta che decide chi è il più forte in circolazione è la 4x100, punto di vista molto meno scientifico, valutato sull’audience. O sugli spalti, è uguale. È lì che il pubblico si agita, prende le parti, scatena la curva.
Il figlio nel marsupio
Ieri c’era anche Phelps jr, Boomer, nato qualche mese fa e piazzato in un marsupio a stelle e strisce con le cuffione identiche a quelle di papà. Gli racconteranno la gara quando crescerà, ma potrà comunque dire di aver assistito a un momento chiave nella storia dei Giochi.
Suo padre, a 31 anni, ha dimostrato che si può tornare da fenomeni. Esercizio complicatissimo soprattutto se hai lasciato il ricordo di uno capace di vincere 8 ori in un colpo solo. Adesso è a quota 19, quanto quelli rimediati dall’Argentina in tutte le edizioni. Qui ci sono 208 Paesi a Rio, Phelps ha più medaglie di 170, più del 65 per cento.
Un monumento vivente dovrebbe faticare a muoversi, Phelps a 31 anni è più sciolto che mai, finalmente anche fuori dall’acqua. Ristabilite le gerarchie di squadra, con tanto di complimenti dell’avversario, non gli resta che riprendersi i 200 misti che gli ha scippato Le Clos nel 2012. Di fatto la sconfitta che lo ha depresso. Il momento in cui si è accorto di non essere più imbattibile, solo eccezionale. Un leggero cambio di percezione che ha aperto lo strapiombo. Basta nuoto, è ora di vivere, peccato che bisognerebbe saperlo fare.
Il passaggio dall’esistenza sott’acqua alla normalità, lo ha scioccato. Un anno fa, mentre gli Usa perdevano, di nuovo, la 4x100 mondiale, sempre contro i Bleus, Michelone partecipava solitario a un meeting in Arizona. La riabilitazione dopo lo stato d’ebbrezza, è risalito in superficie una bracciata alla volta e ora che si è sistemato con futura moglie e figlio non ha più paura di smettere. Deve solo regolare qualche conto. E farlo a 31 anni è anche più bello.
La virata spettacolare
Nelle ultime dieci edizioni delle Olimpiadi, l’atleta più vecchio presente nelle specialità di Phelps raggiungevano al massimo i 29 anni, età media 22 e per i veterani i tempi non facevano che abbassarsi quasi in ogni caso. Phelps ha registrato la miglior frazione della carriera, 47”12 e una virata spettacolare che le tv mandano al rallentatore e gli allenatori useranno come esempio della perfezione. Alla fine ha stretto il più giovane del quartetto, Caeleb Dressel, 19 anni, secondo molti il suo successore. Come regalo gli ha dato subito una lezione: «In una gara così non vergognarti di piangere». Ammesso che gare così saranno poi così frequenti quando lui si pensionerà per davvero.