La Stampa, 9 agosto 2016
Di Battista è partito con il suo tour in motorino
Su Facebook c’è la foto della prima notte in letto a castello, ospite di attivisti di Ansedonia, destinata a mandare in visibilio folle di fan – ché finalmente un politico non va in alberghi di lusso. C’è la posa aitante accanto allo scooter e il primo piano del casco con appiccicato a mo’ di monito lo slogan ereditato dal primo articolo della Costituzione: «La sovranità appartiene al popolo». C’è il primissimo piano a sorriso spiegato perché «si vede che sono felice» visto che «sto unendo due grandi passioni»: viaggio e politica. E non manca naturalmente l’arringa indignata, non appena gli arriva notizia che dal Pd chiedono lumi su chi paghi benzina e autostrada di questa iniziativa: «Se avessero delle argomentazioni valide, gli sgherri del Pd non accuserebbero chi gira l’Italia in motorino, senza scorta, a spese proprie, per fare comizi nelle piazze sempre più piene».
Chi non dovesse incontrare il membro del direttorio grillino Alessandro Di Battista in una delle 27 piazze che girerà da qui al 7 settembre, circa quattromila chilometri isole escluse («purtroppo non faccio in tempo»), potrà agevolmente seguirne le gesta via social. Foto, dirette, commenti, post in tempo reale, mentre in sella a uno scooter attraversa il Paese da Orbetello e San Vincenzo – già visitate nei giorni scorsi – fin su a Moena e giù a Soverato e Tropea, nel suo viaggio «Costituzione coast to coast», con l’obiettivo dichiarato di guadagnare proseliti alla causa del no al referendum (e del sì al Movimento). Un comizio al giorno, trasferimenti in sella al motorino – spesso insieme a simpatizzanti che lo accompagnano per qualche tragitto – notti spartane ospite da attivisti («saremo sempre ospitati», garantisce) che su Facebook non fanno che chiedergli se in quella o quell’altra località ha bisogno di un letto.
Dopo settimane a chiedersi se veramente i grillini vogliano fare campagna con decisione per il no al referendum, a domandarsi se in fondo – considerato quanto sarebbe a loro favorevole – non preferiscano tenersi l’Italicum, l’iniziativa del deputato in motorino è il primo segnale di un loro deciso impegno nella campagna referendaria. Preceduta dall’assist perfetto, la brillante idea del Parlamento di concedersi ferie di oltre un mese: «Mentre Camera e Senato chiudono per quaranta giorni, noi continueremo a lavorare», la presenta il blog di Grillo. Comizi on the road tra mare e monti (a Ferragosto «camminatori di tutt’Italia unitevi»: a lui, evidentemente, «trekking facile facile» e poi agorà pubblica a Ciampedie a Vigo di Fassa) con battage comunicativo sui social massiccio. «Possiamo battere i sì e anche di misura. Ma non ci riusciremo solo attraverso i media», scrive su Facebook l’altra figura forte del direttorio, il leader in pectore Luigi Di Maio, «dovremo batterli lavorando sul territorio. Parlando con le persone, una ad una». «Dibba» ha cominciato a farlo. Renzi è avvisato.