Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 09 Martedì calendario

I software delle compagnie aeree sono troppo vecchi per gestire miliardi di dati

Succede sempre più spesso. E, sempre più spesso, inizia tutto da un server che s’inceppa. L’ultima volta, prima di ieri, il 20 luglio scorso quando il sistema informatico di Southwest Airlines (144,6 milioni di passeggeri l’anno passato) è andato in tilt. Alla fine la compagnia americana ha dovuto cancellare 2.300 voli e far decollare in ritardo altri settemila in tre giorni. Lo stesso vettore aveva dovuto affrontare un problema identico a ottobre. L’8 luglio United aveva dovuto fermare tutti i velivoli per un paio d’ore in tutto il mondo. Ripetendo quanto aveva già fatto a giugno. Poi c’è l’episodio di gennaio che ha coinvolto la low cost JetBlue. E quello di ottobre 2015 che ha interessato Alaska Airlines. E ancora quello di settembre di un anno fa che ha bloccato American Airlines per alcune ore.
Otto episodi, importanti, in meno di un anno. Tutti negli Stati Uniti. A cui bisogna aggiungere i disagi simili registrati da altri vettori europei e asiatici.
L’infrastruttura digitale alla base delle compagnie aeree sta diventando sempre più sofisticata e deve elaborare ogni giorno decine di miliardi di informazioni provenienti dalle case e dalle agenzie di viaggio, dagli uffici e dai dispositivi mobili.
Organizzazione dei collegamenti, gestione del personale di cabina e di quello di terra, sito web per le informazioni e le prenotazioni, piattaforma per il check-in online o via smartphone e tablet, individuazione degli scali dove fare rifornimento – in tutto il globo – cercando di risparmiare il più possibile (anche due centesimi al litro fanno la differenza), imbarco su carta o realizzato per essere scaricato sui telefonini, logistica del cibo e delle bevande a bordo ma anche del sistema di intrattenimento audio-video attraverso schermi sui sedili, connettività Wi-Fi, bollettini meteo. Le compagnie da tempo preferiscono gestire più fasi possibili di un volo. Un pc che si ferma nel quartier generale – o anche in quello periferico – a cascata finisce per bloccare buona parte delle operazioni del vettore.
I data center di certe società – soprattutto quelle che trasportano almeno 50 milioni di passeggeri all’anno – non hanno nulla da invidiare a quelli delle aziende informatiche. E simili sono pure i costi di realizzazione. Proprio Southwest, la più grande low cost al mondo, ha ammesso di avere un sistema informatico che gestisce le prenotazioni «vecchio di trent’anni». Per questo ha stanziato per il 2017 mezzo miliardo di dollari per «ringiovanire» i server.
Non sarà l’unica. Secondo un dossier Airline IT Trends Survey 2016 di Sita, leader mondiale nella fornitura di servizi di comunicazione e di soluzioni informatiche per il trasporto aereo, quasi sei compagnie su dieci l’anno prossimo investiranno ancora più fondi per l’ammodernamento dell’infrastruttura digitale. Che non è soltanto introduzione di nuovi servizi, ma anche il cambio dei software che devono essere sempre più affidabili. E a prova di hacker.