Corriere della Sera, 7 agosto 2016
Per ora il derby d’Oriente finisce in pareggio
L’entusiasmo di Zhang Jingdong, nuovo patron cinese dell’Inter, è diventato subito virale: «Fozza Inda!», ha proclamato in video dalla sua Nanchino, qualche settimana fa. E i nuovi – da due giorni – signori del Milan? Di Yonghong Li e Li Han, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Changxing (Lunga felicità), si sa poco: circola soltanto una foto della stretta di mano con Berlusconi. Certo non hanno ancora espresso un analogo incoraggiamento ai tifosi rossoneri. Nell’attesa, è venuto certo il momento di provare a capire cosa accadrà alle due squadre di Milano, non le ultime nel mondo per blasone e storia. Che ne sarà della tradizionale rivalità delle tifoserie? Si trasferirà lo spirito contrapposto anche in Cina? E cosa è lecito aspettarsi quanto a mercato, forse l’aspetto che più agita le menti nerazzurre e rossonere?
Una premessa è necessaria. Ed è rappresentata dalla vicenda del Pavia Calcio, prima squadra italiana a essere finita in mani cinesi, nel 2014 e, nonostante le aspettative, passata attraverso un dimagrimento del budget fino all’uscita di scena (lo scorso luglio) degli investitori della Repubblica Popolare, l’estromissione dai campionati professionistici e la difficile ripartenza dalla Lega Pro con un nuovo proprietario (italiano). Il tutto in meno di 24 mesi. Dunque: è lecito nutrire simili timori per Inter e Milan? Partiamo dai fondamentali. Il calcio è certamente una grande passione anche in Cina. Tanto che le due squadre milanesi possono già contare su milioni di tifosi locali che non si perdono una partita, si vestono da capo a piedi con i colori della squadra preferita e studiano l’italiano pur di riuscire a seguirne le vicende sui siti sportivi nostrani. Evitando però insulti reciproci: questo genere di rivalità non esiste laggiù.
Ma quando si passa dal tifo popolare alla gestione di una squadra la musica cambia, e parecchio. Non traggano in inganno gli ingaggi milionari pagati ai campioni (fine carriera) e agli allenatori occidentali che accettano di trasferirsi in Oriente: le condizioni di gioco (e visibilità internazionale) sono tali per cui il miraggio del denaro è l’unica attrattiva capace di convincerli a lasciare i riflettori d’Occidente. In ogni caso, si tratta di una goccia se paragonato al giro d’affari che una singola squadra (come il Milan o l’Inter) necessita per competere ai massimi livelli non in Cina ma in casa propria.
Il primo aspetto dunque è la matematica. Materia nella quale i cinesi sono dei maestri. E a loro, nonostante il colore della bandiera, il rosso non piace se si riferisce a un bilancio. Dunque? Il verbo è: niente sprechi, conti in ordine. Forse per questo la prima tranche per l’acquisto del Milan (15 milioni di euro) sarà versata a Berlusconi in questi giorni mentre il grosso (85 milioni) arriverà a mercato già chiuso.
Altro aspetto fondamentale: di chi sono i soldi? Nel caso dell’Inter sembrerebbe facile da capire. C’è una società, la Suning, un presidente con nome e faccia, Zhang Jingdong, e una promessa di «riportare la squadra ai massimi livelli mondiali». La formula societaria del Milan è più complicata: due terzi. Ovvero, due attori pubblici (Sdic, il più grande fondo per gli investimenti del governo di Pechino) e Haixia, gruppo nell’orbita di Sdic. Uno solo l’attore privato: la Changxing di Yonghong Li e Li Han, appunto. In realtà, nessuna grande società in Cina (nemmeno la Suning) può ignorare gli interessi preminenti dello Stato (e spesso i dirigenti sono legati a doppio filo con l’esecutivo). Perciò è lecito attendersi una gestione estremamente prudente dei bilanci (a Pechino sprecare denaro pubblico è un delitto molto, molto grave). Nella speranza che i dirigenti orientali riescano a superare delusioni e/o eccessi di emozioni che il difficilissimo campionato italiano (per non parlare delle competizioni internazionali) sa offrire, soprattutto a chi non ha la rosa in ordine.
Siete curiosi di sapere chi vincerà i prossimi derby in chiave cinese? Per quest’anno almeno, noi scommettiamo sul pareggio. Ma il calcio, si sa, è imprevedibile...