Corriere della Sera, 7 agosto 2016
AAA Cercasi italiano per un Milan cinese
Il vecchio Milan per ora convive forzatamente con il nuovo. Il mercato, che è l’emergenza più pressante, resta sulle spalle di Fininvest e di Adriano Galliani: ma Fininvest è in uscita e non investirà un euro, così lo storico a.d. (che resterà tale fino al closing di novembre) deve arrangiarsi (in piena libertà di gestione e di scelta) con i 15 milioni già versati dai cinesi, prima tranche della caparra da 100 (che si trasformerà in penale nel caso qualcosa dovesse andare storto). Altri 85 arriveranno tra 35 giorni, a mercato chiuso, perché i ritardi della firma del contratto preliminare hanno complicato anche questi versamenti. Poi ci sono gli ipotetici trenta che si possono ricavare dalla cessione di Carlos Bacca, sempre che accetti di andare al West Ham. Le sessioni di mercato nelle quali i nuovi proprietari e i nuovi manager potranno (se lo vorranno) scatenarsi e avviare la rifondazione del Milan sono dunque quelle di gennaio e della prossima estate. Sarà possibile giudicarli e capire che Milan hanno in testa da lì.
D’altra parte, Marco Fassone, figura destinata a essere centrale nel Milan del futuro, dove rivestirà la carica di a.d. e direttore generale, ha già cominciato a prendere i primi contatti: l’ex dirigente di Inter, Napoli e Juve, in questa fase di transizione, è solo un consulente dei cinesi, ma sta cominciando a guardarsi attorno. D’altronde conosce già tutti: i cinesi hanno deciso (e rivendicano con forza questo modello, differente da quello seguito da Thohir all’Inter che scelse solo management inglese) di affidarsi ha un italiano che conosce benissimo l’ambiente del nostro calcio. Una strada caldeggiata anche da Silvio Berlusconi che, come si sa, resterà presidente onorario. Quello che è già chiaro è che cambierà la struttura societaria del Milan: Fassone sarà un a.d. decisamente meno accentratore di Galliani e per prima cosa nominerà un direttore sportivo che si occupi del mercato. I suoi rapporti con Piero Ausilio (in scadenza) sono ottimi, ma difficilmente si sceglierà di andare a «saccheggiare» l’Inter; è però probabile si punti anche in questo caso su un italiano.
Ci sono 90 giorni per definire il futuro di Galliani: anche se non ci sono preclusioni a prescindere da parte dei cinesi è francamente difficile immaginare che uno che al Milan ha comandato per trent’anni accetti un ruolo di consulente. Più facile immaginare altre strade che possono portarlo in Lega o dentro Fininvest.
E i cinesi? Anche se resta abbastanza misteriosa la figura dell’uomo forte Yonghong Li (pochissimo conosciuto anche dai giornalisti del suo Paese) si è capito che sarà poco operativo in Italia (tra l’altro parla solo cinese); quello che ha più competenze manageriali è Li Han, un passato nel gruppo Wanda, che sarà il primo punto di riferimento di Fassone.
E proprio per dare subito la prova che i nuovi proprietari venuti dal lontano Oriente conoscono e rispettano il passato (e un po’ per sanare un’oggettiva stranezza dell’ultimo Milan) una delle prime mosse del nuovo corso sarà portare in società una bandiera: i nomi sono quelli noti, da Paolo Maldini a Billy Costacurta a Demetrio Albertini. È presto adesso per prendere decisioni, però è un passo che il nuovo Milan ha voglia di compiere. Anche per partire facendo pace con il passato.