La Stampa, 7 agosto 2016
L’omaggio a Felice cascione, il partigiano che scrisse «Fischia il vento»
«Il tuo nome è leggenda, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s’arruolarono sotto la tua bandiera». Lo scriveva un giovane Italo Calvino, ricordando il sacrificio di un uomo. Lo chiamavano «ù mégu», il medico, in dialetto ligure.
Scrisse quella che viene considerata la prima canzone partigiana: «Fischia il vento». Felice Cascione fu ucciso dai nazifascisti a 26 anni. Oggi ad Alto, nei luoghi che lo videro guidare la Resistenza, sulle colline tra il Cuneese e il mare di Albenga, verrà commemorato con il tradizionale raduno interregionale partigiano.
Si racconta che il canto – poi inno delle Brigate Garibaldi – venne intonato per la prima volta a Curenna di Vendone, vicino ad Albenga, nel Natale ’43. Ma l’esecuzione ufficiale ci fu ad Alto, nel piazzale della chiesa, all’Epifania ’44: «Da intorno e sotto aumentarono le insistenze e quello allora intonò “Fischia il vento, infuria la bufera», si legge ne «Il partigiano Johnny», di Beppe Fenoglio.
Cascione, nato nel 1918, figlio di antifascisti e aderente al Pci, era uno sportivo: mentre si laureava in Medicina, divenne campione di pallanuoto. Dopo l’8 settembre la scelta decisiva, alla guida di una brigata a Diano Castello, nell’entroterra imperiese. Con lui c’era un tale «Ivan», reduce di Russia, dal quale imparò la melodia popolare «Katyusha». E sulla sua musica adattò i versi: «Fischia il vento, infuria la bufera/ Scarpe rotte eppur bisogna andar/ A conquistare la rossa primavera/ dove sorge il sol dell’avvenir».
Il sindaco di Alto, Renato Sicca: «Tre settimane prima che fosse trucidato, il giorno dell’Epifania “Fischia il vento” fu cantata ufficialmente in piazza, entrando nella storia. L’aveva scritta a matita su un foglietto strappato da un ricettario medico».
Felice morì il 27 gennaio ’44. La motivazione della medaglia d’oro al valor militare ricorda come: ferito in un’imboscata, «ù mégu» rimase a dirigere il ripiegamento dei suoi uomini. «Per salvare un compagno che, catturato, era sottoposto a torture perché indicasse chi era il comandante, si ergeva dal suolo ove giaceva nel sangue e fieramente gridava: “Sono io il capo”. E cadeva crivellato di colpi».
In quel luogo aspro, fra pietre e arbusti, c’è un cippo. «Ogni anno, la prima domenica di agosto vogliamo ricordare il coraggio di Cascione e degli altri caduti – spiega il sindaco -. Alla cerimonia, alle 9,30 in piazza, è atteso il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Con il Comune organizza l’Anpi di Leca d’Albenga». Dopo la messa, il primo cittadino riceverà una delegazione di Vendone: saliranno il sentiero intitolato a «Fischia il vento», che parte da Curenna. Poi l’orazione di Anna Assandri, alla guida dell’Anpi di Silvano d’Orba (Alessandria), la più giovane presidente di sezione d’Italia.
Nella piazza di Alto una targa ricorda la canzone. E a «Fischia il vento» il paese ha dedicato la via dalla chiesa al cippo. «L’unica in Italia», dice orgoglioso il sindaco.