la Repubblica, 7 agosto 2016
I mercati si rifugiano nell’oro
Abituati da mesi a veder crescere senza sosta le quotazioni dell’oro – salite del 28% dal primo gennaio di quest’anno, battendo ogni altra forma di investimento – i finanzieri newyorkesi e i traders londinesi del metallo giallo sono stati presi in contropiede dall’improvviso scivolone di venerdì scorso. È bastato che Washington annunciasse a sorpresa un brillante andamento dell’occupazione, con la creazione a luglio di 255mila nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti, perché l’oro scendesse in poche ore dell’1,7%, registrando la peggiore seduta degli ultimi due anni e mezzo proprio mentre Wall Street toccava nuovi record.
Dietro alla brusca flessione, secondo gli analisti, c’è la paura che la Federal Reserve di Janet Yellen, in base ai buoni risultati economici e occupazionali, sia tentata di accelerare il rialzo dei tassi, magari prendendo una decisione sin da settembre. In questo caso, il dollaro si rafforzerebbe e altri investimenti diventerebbero più competitivi rispetto all’oro. E un miglioramento del clima economico diminuirebbe l’interesse di ricorrere all’oro come “assicurazione”.
Ma intendiamoci: le ragioni che hanno portato nel 2016 al sensibile apprezzamento del metallo giallo sono diverse da quelle tradizionali, del passato, e quindi – secondo molti analisti – l’oro potrebbe continuare a crescere nonostante alcune battute d’arresto come quella di venerdì scorso. Che cosa ha determinato in questi mesi il suo rally?
Più che una corsa al bene rifugio per eccellenza, il fenomeno si spiega con il tentativo di finanzieri e gestori dei fondi di cautelarsi, con una sorta di “assicurazione”, rispetto agli accresciuti rischi di altri impieghi, a cominciare dagli acquisti a Wall Street.
In una situazione come quella attuale, infatti, in cui i rendimenti sono bassi per ogni forma di asset, e qualche volta diventano persino negativi per i conti in banca, per far rendere i capitali bisogna rischiare di più. Ad esempio comprando obbligazioni di minore qualità. O anche puntando al mercato azionario americano, nonostante esso abbia raggiunto prezzi molto alti: le società dell’indice S&P 500 sono scambiate a 17,1 volte gli utili previsti nei prossimi 12 mesi, rispetto a una media negli ultimi cinque anni di 14,5 volte. Così, di fronte agli accresciuti rischi, l’oro – dice il World gold council, portando acqua al suo mulino – fornisce una sicurezza supplementare e controbilancia altri investimenti. È stato anche un modo, per chi ci ha investito, di proteggersi rispetto a improvvise tempeste internazionali, per ora improbabili, ma sempre dietro l’angolo: come ricordano Brexit, le misure adottate dal Giappone e dall’Australia per uscire dalla persistente stagnazione economica e lo stesso fantasma di Donald Trump che bussa alla Casa Bianca.
Il rialzo dell’oro è stato anche aiutato, dall’inizio dell’anno, dai massicci acquisti del metallo fisico da parte degli Etf (Exchange traded funds) specializzati nel metallo giallo, come il Sprd Gold Trust fund, creato dal World gold council. Si calcola che questi fondi abbiano incrementando le loro riserve in sette mesi di 630 tonnellate. Dall’altra parte ha pesato negativamente sulle quotazioni dell’oro, e potrebbe rappresentare un ostacolo anche nel futuro, la flessione della domanda dei cinesi e degli indiani, che sono i due maggiori consumatori al mondo del metallo. Nel secondo trimestre del 206, ad esempio, gli acquisti dalla Cina sono stati il 36% in meno rispetto ai primi tre mesi dell’anno e il 24,1% in meno in un anno.