Il Messaggero, 6 agosto 2016
Il giorno in cui il mondo scoprì la Rete, 25 anni fa
Nel marzo del 1989 un informatico inglese, Tim Berners-Lee, presenta un progetto di gestione delle informazioni su Internet a Mike Sendall, il suo capo al CERN, dov’era stato assunto nel 1980. Quella prima proposta di realizzazione del futuro World Wide Web piace a Sendall, che sul prospetto annota «Vague but exciting» (vago ma eccitante) e, a più di un anno dalla presentazione del progetto di Berners-Lee, scrive al centro di ricerca ginevrino, sofferente per la carenza di organico, proponendo di coinvolgere nell’impresa alcune persone che riteneva adatte ().
Dal 1990, a collaborare con Berners-Lee per la realizzazione del progetto, c’è l’ingegnere informatico belga Robert Cailliau, che passerà alla storia siamo a dicembre come il primo internauta del mondo (). Nel 1991 giunge a compimento la stesura del programma di navigazione (browser) destinato a facilitare le ricerche in rete dei futuri utenti. Il 26 febbraio il browser, in un primo momento denominato WorldWideWeb (poi Nexus), viene introdotto nel nuovo spazio ipertestuale globale, fino a quel momento accessibile solo internamente al CERN, e il 6 agosto Berners-Lee invia una pagina web all’indirizzo (alt.hypertext) di un newsgroup (), comprensiva di istruzioni che spiegano il funzionamento del sistema ai fini della costruzione di un sito. È la nascita ufficiale del World Wide Web ().
Il potente strumento virtuale di accesso intelligente alla rete ideato da Berners-Lee è stato il primo del genere a comparire sulla faccia del pianeta. Faceva uso di uno Standard Hypertext Transfer Protocol (HTTP), ed era codificato nel linguaggio HTML (HyperText Markup Language). In origine l’Uniform Resource Locator (URL), deputato alla precisa localizzazione dell’ipertesto, consisteva in una sequenza di caratteri (). Allora l’URL si chiamava ancora UDI (Universal Document Identifier), ma quando Berners-Lee sottopose la dicitura all’Internet Engineering Task Force (IETF), per le procedure di standardizzazione, gli fu obiettato su ciascuno dei tre elementi componenti il nome del prodotto: definirlo universal sembrava esagerato; document era un termine troppo specifico; identifier, nella percezione degli esaminatori, poteva abbinarsi a un nome o un indirizzo ma non alle due cose insieme.
PUBBLICO DOMINIO
30 aprile 1993. Il CERN, che avrebbe voluto trarre profitto dal software di Berners-Lee, annuncia di aver ceduto alla prospettiva del suo inventore (), determinato fin dall’inizio a metterlo gratuitamente a disposizione degli utenti. ()
30 aprile 2016. Si celebra il trentennale dell’Internet Day: il giorno finale di aprile del 1986, dal Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (CNUCE) di Pisa, fondato nel 1965, parte il primo messaggio di collegamento italiano alla rete ().Internet mi è apparso in tutta la sua fascinosa potenza il giorno in cui ho sperimentato per la prima volta la linkabilità. Apriamo una pagina in cui alcuni termini o alcune espressioni rimandano ad altre pagine, ne apriamo una seconda cliccando su uno di quei termini o su una di quelle espressioni, scopriamo anche qui la presenza di forme lessicali linkabili e il gioco prosegue. Fu proprio quel che scoprii allora, accorgendomi al contempo che le forme del mio pensiero, al contatto con quella realtà, non ne risentivano affatto. Anzi ne guadagnavano. Non era solo capacità di adattamento: l’organizzazione mentale che vi era a monte ()s’incontrava in modo pacifico e naturale con le architetture virtuali del nuovo mezzo.
Ben lungi dal consistere in una piattaforma superficiale, per chi sappia sfruttarne adeguatamente le risorse, Internet è () un medium stratificato: saltare da un link a un altro, se può spesso apparire un’operazione più o meno casuale, ci costringe talora a uno sforzo che, di passaggio in passaggio, riesce a stimolare un approccio ravvicinato alle cose, favorendo la focalizzazione di dettagli anche minimi. Dal web (...) ho preteso, fin dall’inizio, un approccio analitico. Internet non mi ha fatto diventare più stupido, mi ha invece reso un servizio: nelle fittissime maglie della sua rete ho salutato una leva cognitiva, la possibilità d’esercizio di un modo del pensiero che coltivo da sempre. () Ma è una delle due facce della medaglia. Sull’altra è impressa l’insufficienza di una qualità che proceda di pari passo con la quantità, di una lingua, di una logica, di una cultura che s’impegnino per andare oltre la superficie, si ancorino a una qualunque terra o attecchiscano in un qualunque terreno, reagiscano a un analfabetismo funzionale (incapacità di saper leggere e affrontare un testo in modo critico ed efficace, di saperlo adattare alle diverse situazioni, ecc.) che ha raggiunto livelli preoccupanti e a un analfabetismo strumentale (totale incapacità di leggere, scrivere e far di calcolo) che sta pericolosamente riaffiorando.