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 2016  agosto 06 Sabato calendario

Cronache di piccoli drammi estivi

L’estate fa da sfondo a molte tragedie, raramente clamorose, più spesso piccoli drammi intimi, privati, ordinari. Quelli che nascono dalla tristezza, dall’infelicità di chi vive in città invisibile come un fantasma, isolato da tutti, vecchio e povero. Storie ancora più malinconiche quando riguardano le coppie, in cui l’amore non può più far niente per soccorrersi a vicenda, e cede, rassegnato, alla disperazione, o al delirio.
Come la settantenne di Brescia, nel quartiere Mompiano, che nutriva ancora con il latte, tutti i giorni, il marito di 87 anni, mummificato, morto da almeno due mesi. Agli agenti, intervenuti dopo la segnalazione di cattivi odori da parte dei vicini, ha spiegato quanto le sembrava ovvio: che lui era ancora vivo, o almeno così lo credeva, prima che gli altri la deludessero. Per lei è stato disposto il ricovero e la perizia psichiatrica mentre il cadavere del marito, in avanzato stato di decomposizione, è stato consegnato all’istituto di medicina legale. Dalla perizia certamente verranno indicate le cause psicologiche o neurologiche della mancanza di lucidità della donna, mentre non potrà essere data alcuna spiegazione, perché è un abisso insondabile, al fatto che talora, gli uomini, per amore, riescono a illudersi e a negare la morte.
Meno macabra, ma per certi versi ancora più triste, e però con un epilogo lieto, la vicenda accaduta a Roma. Martedì sera, nell’afa silenziosa del quartiere Appio, da un appartamento si sente piangere insistentemente, poi urlare. Alcuni inquilini del palazzo, tra quelli non ancora partiti per le vacanze, pensano a qualche disgrazia, o a una lite, e avvisano la polizia. All’arrivo degli agenti, la scena è completamente diversa: si trovano di fronte la desolazione di due vecchi soli, abbandonati, divorati dalla spossatezza, dalla noia, dalla disperazione delle loro esistenze. Jole, 89 anni, e Michele, 94, urlavano per nessuna ragione particolare, ma solo perché non ce la facevano più a vivere, a affrontare un’altra notte insieme che avrebbe portato a un altro giorno. 
Lo spiegano ai poliziotti, che stanno insieme da quando avevano vent’anni, ma ora le giornate si susseguono identiche, vuote, e la città che si fa sempre più deserta per le ferie estive non può che acuire il loro sconforto. A quel punto, accertato che non c’è alcun delitto o reato, i poliziotti potevano benissimo tornarsene al commissariato, magari con qualche parola di conforto. Invece, in attesa dell’ambulanza chiamata per verificare lo stato di salute dei due anziani, gli agenti hanno l’idea geniale di preparare due piatti abbondanti di spaghetti al burro, essendo, evidentemente, il frigorifero sprovvisto di altro.
Jole e Michele, calmatisi, hanno così cenato in compagnia. Non avevano bisogno di molto altro, per superare la tristezza di quella sera, solo di un rapporto umano, di qualcuno che rivolgesse loro la parola, ascoltasse la storia della loro lunga vita, fino a questi estremi giorni di afflizione. Ammorbidita da un piatto povero quanto nobile: una pasta al burro.